Spesa farmaceutica, bene solo la convenzionata, ancora in rosso l’ospedaliera

Cambiano i tetti di spesa (vedi articolo 1 commi 398 e 399 della Legge 11 dicembre 2016 n. 232), ma alla fine i conti della spesa farmaceutica per acquisti diretti (l’ex ospedaliera con l’aggiunta della distribuzione diretta) continuano a non tornare. Sono queste le riflessioni più significative che emergono dalle previsioni riguardanti i consumi della farmaceutica 2017 effettuate dalla società QuintilesIMS Italia.

Spesa per acquisti diretti

Che la spesa ospedaliera non goda di buona salute è cosa nota da tempo. Per esempio gli ultimi dati di monitoraggio disponibili, pubblicati dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), relativi agli anni 2015 e 2016 (periodo gennaio/ottobre), riportano un rosso rispettivamente di 1,535 miliardi e di 1,554 (con proiezione a fine anno oltre 1,8 miliardi). Proprio per questo motivo nel maggio del 2016 le regioni avevano proposto una riorganizzazione in nove punti della governance del farmaco (vedi allegato), ma al momento l’unica cosa certa è lo slittamento della data entro cui stabile un eventuale accordo – 31 dicembre 3017 – come riportato nel decreto Milleproroghe.

Anche l’Istat mette insieme i dati sui conti nella sanità

Ieri l’Istat ha fornito un quadro del sistema sanitario italiano al fine di consentire analisi e confronti a livello internazionale. Questo lavoro, presentato per la prima volta, riguarda il periodo 2012-2016 ed è stato costruito secondo la metodologia del System of Health Accounts (SHA) ed è in linea con le regole contabili dettate dal Sistema europeo dei conti, SEC 2010. Nel 2016 la spesa sanitaria corrente è pari a 149.500 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil dell’8,9%, ed è sostenuta per il 75% dal settore pubblico e per la restante parte dal settore privato.
La spesa sanitaria privata nel 2016 è pari a 37.318 milioni di euro, la sua incidenza rispetto al Pil è del 2,2%. Il 90,9% della spesa sanitaria privata è sostenuta direttamente dalle famiglie.
Nel 2016, la spesa sanitaria pro capite è stata pari a 2.466 euro e ha registrato rispetto al 2012 un aumento medio annuo dello 0,7%.
La spesa per l’assistenza sanitaria per cura e riabilitazione nel 2016 risulta essere pari a 82.032 milioni di euro, con un’incidenza del 54,9% sul totale della spesa sanitaria e del 4,9% sul Pil. La seconda componente di spesa è quella per prodotti farmaceutici e altri apparecchi terapeutici, con 106 milioni di euro e una quota del 20,8% del totale.
Nel 2016 gli ospedali sono i principali erogatori di assistenza nel sistema sanitario italiano, con un’incidenza del 45,5% sul totale della spesa sanitaria corrente. Al secondo posto si collocano gli erogatori di servizi sanitari ambulatoriali che pesano per il 22,4%.

I primi mesi del 2017 per la spesa farmaceutica

Tornando alle comunicazioni rese da QuintilesIMS, i dati dei primi quattro mesi di spesa del 2017 mostrano una spesa convenzionata in leggera contrazione (-0,5% sullo stesso periodo 2016) mentre il dato della spesa ospedaliera aumenta di quasi nove punti percentuali (+8,7%) con un’ipotesi di sforamento, riferito al nuovo tetto, di 2 miliardi. Appare evidente che la modifica dei limiti di spesa, introdotta dal Governo con l’ultima finanziaria, non abbia sortito l’effetto sperato. I responsabili di QuintilesIMS precisano inoltre che lo scostamento è stato stimato considerando l’ipotesi che i due fondi per i farmaci innovativi e innovativi oncologici (commi 400 e 401) non eccedano le risorse totali allocate (1.000 mln) e che sia possibile una compensazione tra i due fondi cosa che la norma non sembra contemplare. In proposito si segnala come in sede di conversione in Legge del decreto-legge 24 aprile 2017 n. 50, l’articolo 30 prevede che: “le risorse dei Fondi di cui ai commi 400 e 401 non impiegate per le finalità ivi indicate confluiscono nella quota di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard”.

Spesa farmaceutica convenzionata

Secondo QuintilesIMS la spesa ex territoriale rimane saldamente sotto controllo ben al di sotto della soglia del tetto (6,89% del FSN) con un avanzo tra i 450 – 550 milioni. Quattordici le regioni in attivo (quindi in linea con il budget), alcune delle quali con scarti positivi del 15-20% rispetto alla spesa programmata (Toscana, Veneto, Emilia Romagna), mentre la maggior parte delle sei regioni ‘in rosso’ presentano differenze in valori assoluti e percentuali tutto sommato contenute: 2% circa il Lazio, 3% la Calabria, per un massimo attorno all’11% della Puglia (tra i 66 e gli 80 milioni).

Insomma, dalle parti di Via del Tritone l’estate rovente è già arrivata e non sembra aver intenzione di smettere tanto presto considerando non solo le difficoltà rispetto ai tetti, ma anche le irrisolte questioni del pay-back per gli anni 2013-2015 oltre che della definizione dei budget delle aziende per il 2016 e 2017.