Un’indagine mostra le differenze di genere negli outcome clinici di pazienti affetti da diabete

È stata presentata in questi giorni a Bruxelles, nell’ambito di un’audizione parlamentare europea sulla medicina di genere, un’analisi condotta dal Gruppo Donna di AMD (Associazione Medici Diabetologi). Essa mostra che, nonostante in Italia non ci siano differenze di genere nell’accesso alle cure e nella qualità dell’assistenza, a differenza di quanto avviene negli altri paesi europei e negli USA, gli outcome clinici nelle donne con diabete di tipo 1 e 2, in termini di controllo del colesterolo e di gestione del diabete sono peggiori rispetto agli uomini. L’analisi ha coinvolto oltre 470mila assistiti (450mila con diabete di tipo 2 e 28mila con diabete di tipo 1) in cura presso un terzo circa dei servizi diabetologici italiani.

Valeria Manicardi, coordinatore del Gruppo Donna AMD, direttore dell’Unità Internistica Multisciplinare dell’Ospedale di Montecchio e coordinatore diabete della Ausl di Reggio Emilia, ha spiegato che «alla base di queste differenze di genere, a parità di assistenza, vi sono certamente differenze biologiche (variazioni ormonali legate al ciclo mestruale e alle diverse fasi della vita della donna) e una diversa risposta ai farmaci. La sperimentazione clinica è stata a lungo prettamente maschile, mentre è necessario indagare efficacia e sicurezza dei nuovi farmaci e dispositivi anche nelle donne. Un’altra ragione potrebbe risiedere nella minore percezione da parte delle donne del rischio cardiovascolare e, soprattutto, una minore propensione a prendersi cura di sé».

A Bruxelles ha partecipato una delegazione italiana composta, oltre che da Manicardi e da altri esperti e istituzioni sensibili al tema delle differenze di genere in medicina, la senatrice Paola Boldrini, prima firmataria dell’emendamento al DDL Lorenzin sulla medicina di genere di recente approvazione in Commissione Affari Sociali. «L’emendamento conferma l’impegno del nostro Servizio Sanitario Nazionale verso l’introduzione di una medicina maggiormente orientata alle differenze di genere, sia nella diagnosi e cura sia nella ricerca e nella prevenzione. Nel caso del diabete, l’Italia offre già pari opportunità di accesso alle cure, di trattamento e intensità di trattamento, in controtendenza con i dati internazionali, dai quali emerge che le donne sono costantemente sotto-trattate con tutti i farmaci salva-vita», ha concluso Manicardi.