Vaccinazioni in farmacia, Fofi risponde ai dubbi dei medici

Sull’approvazione dell’emendamento al Ddl vaccini che prevede la possibilità, per i medici, di praticare le vaccinazioni obbligatorie nelle farmacie, approvato giovedì dalla commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, la Federazione degli ordini dei medici aveva espresso parere negativo.
La Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani ha ritenuto opportuno fare delle precisazioni, proprio in seguito all’intervento della FNOMCeO. «Innanzitutto», si legge nel comunicato Fofi, «non si tratta in alcun modo di un accaparramento di prerogative di altre professioni sanitarie, in quanto sarebbe comunque il medico a sovraintendere all’inoculazione.

Situazione differente da quella britannica, per esempio, dove è il farmacista, in possesso di una certificazione, a praticare l’immunizzazione antinfluenzale, come previsto anche nella sperimentazione recentemente avviata in Francia. Non pare, per inciso, che in questi due paesi siano tenute in scarso conto le prerogative delle diverse professioni sanitarie».
I medici, infatti, davano una sostanziale bocciatura all’emendamento a firma D’Ambrosio Lettieri, Mandelli, Rizzotti, perché «modificherebbe l’articolo 102 del Testo unico delle leggi sanitarie, che impedisce – per ovvi motivi di incompatibilità – lo svolgimento di attività mediche all’interno delle farmacie». Un divieto, osserva ancora la Federazione, «che le normative seguenti hanno sempre ribadito, dalla legge sulla farmacia dei servizi fino al Ddl Lorenzin, in questi giorni all’esame della commissione Affari sociali della Camera, che nega espressamente al medico la possibilità di esercitare la professione in farmacia».
Non sembra questa la situazione in altri Paesi. Come fa notare la nota della Federazione degli ordini dei farmacisti, infatti, «in Canada, nella provincia del Quebec, nelle farmacie sono gli infermieri a praticare non solo la vaccinazione antinfluenzale, ma anche quelle contro epatite A e B e altre destinate alla profilassi dei viaggiatori. Nelle situazioni citate il coinvolgimento delle farmacie è stato motivato innanzitutto dalla necessità di aumentare la copertura vaccinale a fronte di una situazione non ottimale».

La motivazione: una situazione di necessità

La Fnomceo, conclude, «non può accettare che una legge dello Stato che garantisce trasparenza, identificazione di ruoli e di competenze, venga modificata da azioni che pregiudicherebbero la tracciabilità delle responsabilità, creando ulteriore disorientamento e sconcerto tra gli operatori della salute. È stata da poco approvata una legge sulla responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie che è in attesa dei decreti attuativi: a chi giova proporre nuove attività presso presidi del Servizio sanitario nazionale che introdurrebbero ulteriori elementi di incertezza normativa?».
E Fofi ribatte, sostenendo che la particolarità del ddl vaccini rende utile un coinvolgimento delle farmacie, così come si è scelto di fare in Canada e in altri Stati: «A fronte della reintroduzione dell’obbligatorietà delle vaccinazioni, dell’aumento del numero delle vaccinazioni stesse e della necessità di ottemperare alle previsioni di legge in tempi contenuti, la possibilità di disporre di un presidio sanitario dove il medico può effettuare solo e soltanto l’atto professionale cui si riferisce il decreto può certamente contribuire a snellire le procedure e, soprattutto, può offrire un punto di riferimento nelle località a minore intensità di strutture sanitarie». «Non crediamo», conclude Fofi nella nota, «che questa disposizione possa compromettere la tracciabilità della pratica vaccinale: da decenni, ormai, i farmacisti di comunità assicurano la tracciabilità di milioni di prescrizioni ogni anno. È un dato di fatto che le modalità organizzative dell’assistenza sanitaria e le esigenze della collettività sono in costante evoluzione: tutti noi che vogliamo mantenere le professioni sanitarie al centro del Servizio sanitario e dell’opera di tutela della salute dobbiamo essere pronti a evolvere assieme al contesto in cui ci troviamo operare. Senza snaturamenti e senza invasioni di campo, salvaguardando ruoli e responsabilità ma aprendosi all’innovazione a vantaggio del cittadino».