Dal Senato via libera ad azioni contro la diffusione dell’Aids

Le quattro mozioni e l’ordine del giorno approvati nel corso della seduta del Senato del 14 marzo scorso aprono le porte a varie iniziative volte a rafforzare gli strumenti di lotta contro la diffusione dell’Aids, una malattia che miete ancora molte vittime anche in Italia.

Nel Belpaese l’Aids ha causato 43mila decessi dal 1982 e ogni giorno undici persone scoprono di essere sieropositive. Le nuove diagnosi da Hiv sono circa 4 mila l’anno (dati Istituto superiore di sanità) e l’Italia si colloca al secondo posto in Europa per incidenza della malattia,  dopo il Portogallo. A livello dei 31 paesi Ue e dell’Europa economica allargata ogni anno si registrano 30mila nuove infezioni da Hiv.  Nel corso del ventennio 1985 – 2014 si è assistito a un calo progressivo dell’infezione nei tossicodipendenti per ago (passata dal 76,2% al 3,8%), e oggi la maggior parte (84,1%) delle nuove diagnosi è attribuibile ai rapporti sessuali senza preservativo (43,2% negli eterosessuali e 40,9% per i rapporti omosessuali maschili).

I testi approvati

La senatrice Bencini (Misto-IdV) ha illustrato la mozione 1-00494 (testo 2) che impegna il Governo a promuovere nelle scuole secondarie percorsi di conoscenza delle patologie sessualmente trasmesse; a promuovere la pubblicità progresso a scopo divulgativo; a valutare l’opportunità di prevedere un punto informativo nelle ASL; a concretizzare il piano nazionale contro l’Aids.

Il senatore Mandelli (FI-PdL) ha illustrato la mozione 1-00717 che impegna il Governo a provvedere alla concreta attuazione del nuovo piano nazionale contro l’Aids; a finanziare interventi pluriennali relativi alla prevenzione e alla ricerca; a promuovere l’inserimento della lotta all’Hiv e alle malattie sessualmente trasmissibili nei programmi di studio scolastici.

Il senatore Gaetti (M5S) ha illustrato la mozione 1-00740 che impegna il Governo a riferire annualmente al Parlamento sull’attuazione delle strategie per fronteggiare l’Hiv; a garantire il corretto svolgimento dei compiti del Comitato tecnico sanitario presso il Ministero della Salute; a valutare l’opportunità di ridurre l’Iva sui profilattici; a valutare l’opportunità di rivedere i criteri per il trattamento pensionistico assistenziale in favore dei soggetti affetti da immunodeficienza; a valutare il corretto uso dei fondi regionali; a garantire l’anonimato del test Hiv.

Il senatore D’Anna (ALA) ha illustrato la mozione 1-00741 che impegna il Governo ad attuare il nuovo piano contro l’Aids; a incentivare la diffusione dei test per diagnosticare l’Hiv e l’Hcv (epatite C); a potenziare il sistema assistenziale incentrato sull’attività ambulatoriale; a promuovere l’inserimento della lotta all’Hiv e all’Hcv nei programmi di studio scolastici.

Il senatore Consiglio (LN) ha illustrato l’ordine del giorno G1 che impegna il Governo a dare piena attuazione al nuovo piano nazionale contro l’AIDS; a promuovere la conoscenza nelle scuole delle patologie parenterali; a promuovere la pubblicità progresso a scopo divulgativo.

I commenti

ll Piano nazionale d’intervento contro l’Aids in via di approvazione da parte del Consiglio superiore di sanità è certamente una buona notizia. Ma perché si arrivi davvero all’obiettivo zero, cioè ad annientare questa malattia, bisogna che il Governo sia impegnato in una concreta attuazione – ha dichiarato il senatore d’Ambrosio Lettieri (Direzione Italia), componente Commissione Sanità Senato – Il livello di consapevolezza dei rischi di contagio e la conoscenza dei comportamenti per evitare l’infezione è drammaticamente bassa in tutta la popolazione ed in particolare nelle persone più giovani. Solo poco meno di un quarto delle persone a cui nel 2015 era stato diagnosticato l’Aids aveva eseguito una cura antivirale prima della diagnosi. Il ritardo di diagnosi è il segnale di una bassa percezione del rischio, soprattutto fra chi s’infetta per via sessuale e fra gli stranieri”.  

Per il senatore Lettieri sono tre i principi fondamentali che vanno declinati per un’azione efficiente ed efficace in questa direzione: diagnosi precoce, prevenzione e informazione, a partire dalle scuole. Per il rappresentante di Direzione Italia prevenzione e trattamento migliori permetterebbero anche di abbattere anche la spesa a carico dello Stato, appesantita dai costi molto elevati dei farmaci antiretrovirali.

L’Hiv crea danni al nostro sistema immunitario e la conseguente infezione porta a un’immunodeficienza tale da causare la morte per una pluripatologia. Negli ultimi anni è aumentata la proporzione delle persone che arrivano allo stadio di Aids conclamata, e che, quindi, ignorano la propria sieropositività. In tal modo diminuiscono sensibilmente le probabilità di risposta alle cure”, ha sottolineato la senatrice Bencini durante il suo intervento in aula.

Il senatore Mandelli ha invece evidenziato come, nel 2017, in Italia siano circa 3.800 le nuove diagnosi di infezione da Hiv previste, pari a 6,1 nuovi casi per 100 mila residenti. “Questi dati mettono in evidenza che l’Hiv non è affatto un problema risolto. Sarebbe, infatti, un grave errore continuare a pensare all’Hiv come a una malattia che riguarda solo una parte ristretta della popolazione, come era opinione diffusa negli anni Ottanta”, ha sottolineato Mandelli, che ha anche sollevato l’attenzione sulle carenze in tema di prevenzione, sia per l’assenza di azioni informative rivolte alla popolazione, sia per la mancanza di un serio progetto di formazione in materia sanitaria delle giovani generazioni e, in particolare, nell’ambito della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.

Per il senatore Gaetti è necessario verificare come sono stati utilizzati i fondi regionali relativi all’accordo del 2012. La disponibilità di centri d’eccellenza del Sevizio sanitario nazionale che già forniscono le cure necessarie dovrebbe far sì che gli investimenti maggiori si focalizzino ora sulla prevenzione. “La risorse dovrebbero essere destinate non allo studio di nuovi farmaci o nuove metodologie, ma alla prevenzione”, ha sottolineato Gaetti nel suo intervento.

Il senatore D’Anna ha chiamato l’aula a riflettere anche sulla crescente diffusione dell’infezione da virus dell’epatite C (Hcv). “Credo che queste due malattie endemiche, a prognosi quasi sempre infausta, debbano essere monitorate, anche se, nel caso del Hcv, i moderni farmaci antivirali hanno portato alla distruzione del virus o del materiale virale in circolazione nel sangue. Tuttavia, si incontrano ancora difficoltà burocratiche e non tutti i malati riescono ad accedere alle cure per difficoltà prescrittive”, ha esposto D’Anna. Il senatore di Ala ha richiesto anche un approfondimento sui costi dei nuovi farmaci anti-epatite, in quanto risulterebbero poco comprensibili le forti differenze tra le cifre richieste in Italia rispetto a quelle di altri paesi come Grecia o Tirchia, fino a dieci volte minori.