Demenza, le indicazioni della Lancet Commission

Le cifre provengono dallo speciale di The Lancet dedicato a una delle piaghe del nuovo millennio: sono attualmente oltre 50 milioni le persone colpite da demenza (o meglio dal gruppo di malattie neurodegenerative raccolte sotto questo termine generale), con previsioni di raggiungere i 132 milioni nel 2050. Cifre impressionanti, che hanno spinto la prestigiosa rivista scientifica inglese a istituire la Lancet Commission on dementia con lo scopo di verificare le evidenze attualmente disponibili e formulare delle raccomandazioni circa la gestione e la prevenzione di quella che si preannuncia come una vera e propria epidemia.

sono attualmente oltre 50 milioni le persone colpite da demenza (o meglio dal gruppo di malattie neurodegenerative raccolte sotto questo termine generale), con previsioni di raggiungere i 132 milioni nel 2050

Chiediamo a tutti i governi di generare piani d’azione aggiornati per la demenza, basati sulle ultime evidenze e che incorporino strategie di consapevolezza e campagne di salute pubblica, per contrastare l’incombente crisi”, è l’appello rivolto dalle colonne di The Lancet dai due editor della rivista, Richard Horton e Helen Frankish

Focus sulla prevenzione

La demenza irrompe in modo deflagrante anche sulla vita delle famiglie dei malati (la depressione è uno degli effetti più frequenti), e comporta costi per la sua gestione che ammontano secondo The Lancet a $ 800 miliardi/anno a livello globale, con una previsione di raggiungere i 2 triliardi entro il 2030: costi chiaramente non sostenibili da servizi sanitari sempre più alle strette con i portafogli, e che devono fronteggiare una popolazione sempre più vecchia.

Secondo la Lancet Commission sarebbero nove i fattori legati alla salute e agli stili di vita che, se messi in atto, potrebbero favorire la prevenzione di almeno un terzo dei casi della malattia: un basso livello d’istruzione nell’infanzia, la perdita dell’udito, l’ipertensione, l’obesità, il fumo, la depressione, l’inattività fisica, l’isolamento sociale e il diabete.

Lo studio identifica anche alcuni interventi di tipo farmacologico e sociale in grado di aiutare a gestire i pazienti affetti dalla malattia, che compare di solito verso la mezza età. L’editoriale firmato da Richard Horton e Heln Frankish sottolinea anche l’importanza di non sottovalutare i segnali precoci di perdita di memoria, che possono portare a una diagnosi precoce prima che ogni tipo d’intervento perda efficacia. I due editor della rivista sconsigliano, invece, lo screening delle persone anziane a causa dei benefici troppo incerti.

A livello terapeutico non esistono attualmente cure risolutive; gli inibitori della colinesterasi e la memantina possono aiutare a mantenere un buon livello cognitivo, mentre i sintomi comportamentali e psichiatrici possono beneficiare d’interventi psicologici, ambientali e sociali. La Commissione ha individuato obiettivi ambiziosi, sottolinea l’altro editoriale che accompagna lo studio, firmato da Martin Prince. Obiettivi che riassumiamo di seguito.

I dieci messaggi chiave

  1. Il numero di persone affette da demenza sta aumentando a livello globale, anche se l’incidenza è in diminuzione in alcuni paesi.
  2. E’ importante investire sulla prevenzione, anche in modo ambizioso. La Commissione raccomanda ad esempio di trattare in modo attivo l’ipertensione nelle fasce d’età 45-65 e over 65, anche in assenza di malattia.
  3. L’uso di farmaci per migliorare i sintomi cognitivi va modulato a seconda dello stadio di progressione e del tipo specifico di demenza.
  4. Sono incoraggiati gli interventi individualizzati basati sulle specifiche esigenze (anche culturali) del singolo paziente e che comprendano l’ambito medico, sociale e assistenziale.
  5. Il rischio di depressione nei familiari che curano il malato di demenza può essere affrontato sulla base di strategie quali il programma Start (Strategies for relatives) o Reach (Resources for enhancing Alzheimer’s caregiver health intervention).
  6. La Commissione sollecita i pazienti e i familiari a discutere per tempo i piani per il futuro, prima che la demenza comprometta completamente le capacità cognitive della persona. Anche i sanitari dovrebbero tenere in considerazione la capacità decisionale del paziente al momento della diagnosi.
  7. I pazienti devono essere protetti dai possibili rischi sociali legati alla malattia, come la vulnerabilità, la capacità di gestire i soldi o di guidare. La valutazione del rischio deve trovare il giusto equilibrio con il diritto all’autodeterminazione della persona.
  8. Agitazione, umore depresso o psicosi sono tra i principali sintomi psichiatrici delle demenze, che possono essere trattati farmacologicamente nei casi più gravi.
  9. Il fine vita è un momento cruciale che i pazienti con demenza potrebbero non essere pienamente in grado di gestire prendendo da sé le decisioni circa le cure terminali. E’ quindi importante, sottolinea la Commissione, che i sanitari deputati alle cure nei momenti finali tengano conto di questo delicato quadro di riferimento.
  10. Nonostante le moderne tecnologie possano aiutare a fornire cure migliori, per la Lancet Commission esse non devono in alcun caso sostituire il contatto sociale con i pazienti.