Di Tolla (Ordine dei Farmacisti di Lecce): servono formazione e tecnologia per cavalcare il cambiamento

Domenico Di Tolla, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Lecce, sulla farmacia di domani ha le idee chiare e un cauto ottimismo.

Di Tolla Domenico

Dottor Di Tolla, come presidente dell’Ordine dei Farmacisti, quali sono le sue priorità?

Se si pensa che i nostri iscritti sono poco meno di 1.100, che le farmacie nella provincia sono 235 e circa 120 le parafarmacie, si può facilmente intuire perché la mia maggior preoccupazione riguardi il problema occupazionale, considerando che il lavoro nell’industria farmaceutica è quasi scomparso e i posti per gli informatori medici sono sempre meno. Per questa ragione credo molto nella formazione, penso sia l’unica soluzione alla crisi, tuttavia credo anche alla farmacia dei servizi che consentirà di dare nuovo impulso alla figura del farmacista. È un tema che mi sta molto a cuore questo, considerando che a suo tempo feci parte del tavolo tecnico della farmacia dei servizi presso il Ministero della Salute. Quello che bisogna cercare di fare, è individuare e strutturare nuove competenze professionali, guardare al futuro con occhi e testa diversi, ecco perché formazione e l’innovazione tecnologica hanno un ruolo fondamentale.

Quanto è diffusa, nella provincia di Lecce, la farmacia dei servizi?

Troppo poco, solo il 20-30% delle farmacie ha attivato i servizi che questa innovazione contempla, ma, cosa ancor più grave, l’ha fatto singolarmente, cioè senza spirito di gruppo. In pratica, c’è chi ha fatto molto, di propria iniziativa e chi nulla. Invece, dovremmo iniziare a pensare alla forza che le 18mila farmacie italiane potrebbero avere se messe insieme. Pensiamo solo alla misurazione della pressione: calcolando che in una farmacia i pazienti che si sottopongono a questo test sono diverse decine al giorno, abbiamo subito idea di quanti dati potremmo raccogliere in tempo reale, essenziali per la prevenzione e il monitoraggio di molte patologie e che il Ssn potrebbe sfruttare al meglio.

Perché c’è ancora così tanta resistenza al cambiamento?

Perché molti non hanno ancora compreso che il cambiamento è avvenuto già da tempo e noi farmacisti dobbiamo adeguarci. Potremmo fare di più anche per ridurre gli sprechi e migliorare la compliance del paziente. Si è ormai dimostrato che spesso la terapia non funziona perché non vengono rispettati gli orari di somministrazione e per questo sono state sviluppate particolari app che aiutano il paziente a essere più aderente alla terapia. Anche noi farmacisti potremmo fare molto se solo la normativa ce lo consentisse, come per esempio avviene già in ospedale grazie ai colleghi ospedalieri. Per esempio, se potessimo riconfezionare i prodotti, potremmo consegnare al paziente il blister con il fabbisogno mensile, suddiviso in dosi giornaliere, anche per le politerapie: in questo modo, con uno strumento tutto sommato semplice ed economico, il paziente si regolerebbe meglio e sarebbe più sicuro di seguire correttamente la terapia, conservando traccia delle dimenticanze.

Cosa ne pensa dei rimedi naturali in farmacia?

Come Ordine dei Farmacisti, abbiamo puntato molto sui fitoterapici, promuovendo corsi di formazione. Prima di somministrare un farmaco, si potrebbero utilizzare tanti altri rimedi: a mio avviso sarebbe opportuno che anche l’Università modificasse i piani di studio e mettesse nella cassetta degli attrezzi del farmacista tutte le varie possibilità terapeutiche, dagli olii essenziali ai prodotti omeopatici.

Una cassetta degli attrezzi che potrebbe contenere anche altri strumenti oggi in capo agli infermieri…

Certo, il farmacista dovrebbe poter fare le piccole medicazioni o le iniezioni. La farmacia è presente sul territorio ed è riconosciuta come front office della sanità. Nella maggioranza dei casi il paziente prima di recarsi dal medico va in farmacia per una questione di logistica e di disponibilità continua. Dunque, non vedo perché non si possa utilizzare la figura professionale del farmacista, assegnandogli nuove competenze e funzionalità, non capisco perché ci dobbiamo inventare altre strutture, come le case della salute, per esempio, quando invece abbiamo a disposizione la farmacia che potrebbe essere il luogo ideale per dare le risposte a numerosi bisogni sanitari del paziente.

I grandi capitali, a suo avviso, sono un problema per il futuro della farmacia?

Il problema non è tanto nei capitali, quanto nel rompere il caposaldo del sistema, cioè la titolarità. Probabilmente finirà anch’essa nelle mani dei grandi gruppi, ma è un errore perché la figura professionale del farmacista ha la sua ragione d’essere con la farmacia così com’è concepita da sempre. Se trasformiamo le farmacie in aziende, se anteponiamo il profitto alla salute, viene meno il nostro sistema.

Come si immagina dunque la farmacia di domani?

Me la immagino simile a quella di ieri, dunque molto vicina al paziente, ma al tempo stesso anche molto diversa. Sono convinto che non si potrà tornare indietro, questo è poco ma sicuro, tuttavia credo che potrà esserci un ritorno al passato, nel senso che si tornerà a usare il laboratorio come lo si faceva un tempo, tuttavia non per preparare i vecchi rimedi, ma nuovi farmaci biologici, tecnologicamente avanzati. Da qui l’importanza della formazione adeguata, rivolta non al passato, ma futuro. Abbiamo le competenze e la volontà per farlo, dobbiamo solo essere bravi a sfruttare meglio l’ultimo miglio, anche se non sarà facile farlo.

Roberto Carminati

 

1 COMMENTO

  1. Buonasera.
    Apre una porta “sfondata”. Medicazioni, terapie iniettive, esami del sangue pudicamente (?) chiamate autoanalisi, con grande ipocrisia, ed altro vengono già erogate.
    Consegne a domicilio, su richiesta del cliente vengono fatte da sempre non occorre il numero nazionale.
    Programmare giornate di contatti tra pazienti paganti e specialisti disponibili per loro iniziativa, in locali separati ma contigui alla farmacia, sembra quasi di alterare il SSN. Subito si pensa a truffe e quant’altro, mai ad un servizio reso a costi contenuti con soddisfazione del paziente e dello specialista. Tutto a KM ZERO.

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