Dibattito sostenuto da BMJ punta alla tassazione generale per sostenere il sistema sanitario britannico

Il National Health Service (Nhs) – il sistema sanitario britannico – compie 70 anni e, alla pari del nostro Ssn, si trova a dover riflettere sulla sua sostenibilità futura. Il dibattito in UK è stato recentemente arricchito da due articoli pubblicati sul British Medical Journal, che cercano di individuare meglio quale sia la “giusta” quantità di denaro da investire e quale il modello più equo sul piano sanitario e sociale.

Come determinare i giusti investimenti in sanità

Secondo l’articolo firmato da Anita Charlesworth (The Health Foundation) e Karen Bloor (University of York), i principali parametri per calcolare i giusti investimenti nella sanità pubblica dovrebbero comprendere parametri di input (come la comparazione della spesa rispetto ad altri paesi), di processo (come i tempi di attesa per le prestazioni) e gli esiti dello stesso (come l’aspettativa di vita).
L’attuale spesa sanitario del Regno Unito ammonta, secondo i dati riportati, a circa il 10% del Pil: cifra in linea con la media europea, ma raddoppiata dalla fondazione del Nhs nel 1948. Secondo lo studio, il paese si colloca però sotto la media europea per numero di medici e personale infermieristico, letti ospedalieri, strumentazione di risonanza o Tac procapite.
Secondo gli autori, nei suoi settant’anni di vita l’Nhs è finora riuscito a rispettare i suoi due obiettivi chiave, la protezione finanziaria e l’equità di accesso alle cure per i cittadini britannici.

Ma, in modo non dissimile da quanto succede anche in Italia, il sistema sanitario pubblico è oggi sottoposto a sempre maggiori pressioni che si devono scontrare con le scelte politiche alla base degli stanziamenti di spesa. Nel caso della Gran Bretagna, poi, ai costi crescenti la spesa farmaceutica si aggiungono anche le preoccupazioni sul piano strutturale che potrebbero derivare dalla Brexit, e dalla possibile perdita di personale straniero attualmente operante nei nosocomi britannici.
Secondo l’articolo, la fonte più equa ed efficiente per i fondi da destinare all’Nhs rimane la tassazione generale, senza bisogno di ricorrere a un’apposita tassa di scopo. Essa, infatti “ha la base tassabile più ampia, è progressiva e ha bassi costi amministrativi per la raccolta, una caratteristica non chiaramente presente per molte delle alternative. Ma permane una resistenza”, scrivono le autrici.

Nuove tasse, sembra inevitabile

La conclusione, tratta anche dal secondo articolo, purtroppo, non farà di certo piacere ai cittadini britannici: mai come ora, infatti, sembra “inevitabile che il denaro extra arrivi da nuove, o più alte, tasse. Le tasse più elevate sono una conseguenza inevitabile del desiderio di spendere di più. La scelta, come si dice, è nostra
Gli autori Mark Hellowell (University of Edinburgh), John Appleby (Nuffield Trust) e Mark Taylor (National Institute for Health Research) pongono i lettori davanti alla “congiuntura critica per la storia del servizio sanitario” e analizzano più nel dettaglio le possibili fonti di finanziamento per la sanità pubblica inglese, secondo una visione secondo cui le fonti immediate di finanziamento “do not look good”.

Ma il ricorso a ticket o a una “Nhs tax” non sembra anche per loro essere una soluzione sostenibile, in quanto “è difficile vedere come i benefici invocati per questi ricarichi possano superare i costi di spostarsi dall’attuale fonte della tassazione generale”.
I costi crescenti sono stati finora coperti dal governo inglese con la diversione di altri fondi del bilancio dello Stato, in particolare attraverso riduzioni della spesa per la difesa e le politiche abitative e la privatizzazione di industrie nazionali. Ma, sottolineano gli autori, è ora necessario trovare nuove fonti, anche considerato che le abitazioni, il welfare e l’educazione “sono già state tagliate all’osso”.