Evitare il fallimento della farmacia è possibile

È di qualche giorno fa la notizia apparsa su un noto quotidiano nazionale, relativa al numero elevato di farmacie sottoposte a fallimento nel solo tribunale di Milano e della crescente preoccupazione tra gli operatori per la crisi che l’intero settore sta affrontando, anche su scala nazionale.

Negli ultimi anni ho riscontrato a livello professionale che, effettivamente, oltre al settore dell’edilizia, ancora al vertice tra le categorie economiche in crisi, il campo di attività nel quale si registra una certa serialità nelle insolvenze è proprio quello delle farmacie.

Osservando più da vicino le criticità ricorrenti in questo tipo di attività è possibile studiare il modo migliore per superarle.

Farmacie più esposte per questioni giuridiche

L’insolvenza della farmacia è una condizione rovinosa per il farmacista e ciò per una serie di fattori legati innanzitutto alla struttura giuridica, costituita da società di persone (snc o sas) quando non addirittura da ditta individuale. Questo espone il farmacista al rischio del fallimento senza frapporre diaframmi in grado di proteggere la sua professionalità e il suo patrimonio.

Per qualsiasi imprenditore il fallimento è un evento fortemente traumatico e depressivo perché lo priva della capacità giuridica d’agire se non in ambiti strettamente personali e di qualsiasi sostanza patrimoniale, imponendogli di far fronte ai debiti con le risorse presenti e future; ma per un farmacista, che coniuga la figura professionale a quella imprenditoriale, l’esperienza è ancora più scioccante in quanto comporta la decadenza dell’autorizzazione all’esercizio della farmacia.

Un forte elemento di shock è dato dall’impreparazione a un tale evento da parte del farmacista che riconosce sé stesso come professionista intellettuale più che imprenditore, salvo poi dover sottostare alle regole di mercato di quest’ultimo modello tra i quali, per l’appunto, le conseguenze invasive dell’insolvenza.

Le strategie per evitare il fallimento esistono

Per chi si trovi in difficoltà, il suggerimento è di rivolgersi con sollecitudine a un professionista con la competenza specifica nell’ambito della ristrutturazione aziendale e della materia concorsuale e ciò al fine di studiare insieme strategie che permettano in primo luogo di evitare il fallimento risolvendo il fenomeno della crisi con strumenti più duttili quali il concordato, l’Adr (Alternative Dispute Resolution) o il piano attestato.

Questo primo obiettivo consente quantomeno di mettere al riparo il patrimonio, l’autonomia e la dignità professionale, nonché la capacità giuridica che rimane intatta in capo al professionista.

Con pazienza e meticolosità si riescono a elaborare strategie capaci di salvaguardare anche l’autorizzazione allo svolgimento dell’attività di farmacista e dunque la titolarità della farmacia attraverso cui nel tempo ricostruire quel patrimonio di cui in parte si è obbligati a spogliarsi per il superamento della crisi.

Porsi l’obiettivo di salvare il patrimonio di un’attività che produce ricchezza

La farmacia, infatti, se condotta con regimi e criteri davvero imprenditoriali, rimane un’attività commerciale che può far affidamento su un bacino di clienti rilevante dal quale ritrarre quel cash flow che permetta di ricostruire la relazione di fiducia tra farmacista e fornitore e consentire il nuovo decollo dell’attività; a differenza di altri settori commerciali o imprenditoriali, quello dei farmaci continua a essere un’attività potenzialmente remunerativa che giustifica dunque un intervento di ristrutturazione che fondi sulla richiesta ai fornitori di una condivisione del sacrificio economico nel comune interesse della salvezza di una cellula di economia attiva.

È bene sapere che la legislazione attuale infatti privilegia il salvataggio dell’attività aziendale che produce ricchezza e consente la conservazione di posti di lavoro e in tal senso fornisce qualche strumento in più per raggiungere un accordo dignitoso e di reciproca soddisfazione con i creditori.

avv. Gianfranco Benvenuto, fondatore dello Studio Benvenuto e specialista in Crisi di Impresa