Integratori: il farmacista è un punto di riferimento per i consumatori

Integratori: dati aggiornati sul consumo da parte degli italiani alla XX Convention Federsalus, tenutasi a Roma il 20 giugno

Sono 32 milioni le persone che fanno uso di integratori nel nostro Paese e che nell’82,7% sono state consigliate da medici o farmacisti. Questo è uno dei tanti dati presentati  a Roma durante la XX Convention Federsalus: “Il valore sociale dell’integratore alimentare”.

Convention FederSalus

Il farmacista, quindi, insieme al medico, risulta la figura di riferimento per il consumo degli integratori, sottolineando quindi la convinzione degli operatori del settore che gli integratori alimentari sono funzionali alla buona salute.

I dati, come quello secondo il quale nel 2018 sono state 26 milioni le prescrizioni mediche di integratori alimentari e 20,3 milioni nel 2016, sono frutto della ricerca del Censis “Il valore sociale dell’integratore alimentare”. L’indagine rivela che il 95% del mercato si sviluppa in farmacia (per l’86%) e parafarmacia (per il 9%), il restante 5% nella grande distribuzione organizzata (GDO).

Un consumo di massa di integratori

Scopo primario della corsa agli integratori è la prevenzione. Secondo i dati elaborati dal Censis, tra gli utilizzatori spiccano:

  • persone in età attiva (il 62,8% ha tra i 35 e i 64 anni)
  • donne (il 60,5%)

Li consumano abitualmente 18,7 milioni di italiani, di cui 10,1 milioni tutti i giorni e 8,6 milioni qualche volta alla settimana, 4,3 milioni qualche volta al mese, 5 milioni 3 e 4 volte l’anno, 1 milione una volta l’anno, 3 milioni saltuariamente, quando capita.

Integratori alleati della salute per il Ssn

Secondo Giorgio Colombo dell’Università di Pavia, intervenuto all’evento, “un paziente cronico in Lombardia assorbe il 70% delle risorse, quindi la prevenzione è un elemento fondamentale per evitare la cronicizzazione”. L’integratore ricopre attualmente un valore sociale, giocando un ruolo sul contenimento dei costi grazie al suo ruolo attivo nella prevenzione attraverso la riduzione dei fattori di rischio di specifiche patologie ad alto impatto socioeconomico.