Federfarma Toscana si oppone ad accordo DPC di Pistoia

Marco Nocentini Mungai

Federfarma non ci sta con gli ultimi accordi stipulati per la distribuzione per conto a Pistoia e con il progetto di Case della Salute. Il primo accordo siglato da Asl, Federfarma provinciale e Ordine dei farmacisti, prevede che alcune specialità per il trattamento della BPCO e del Parkinson, finora distribuite in regime di convenzione, vengano distribuite per conto dalle farmacie. Un’intesa che potrebbe associarsi a una perdita per la farmacia non indifferente, dal momento che secondo questo accordo la ASL può acquistare i prodotti con gli sconti a lei riservati e poi dispensarli in farmacia con una remunerazione prevista nell’ultima delibera regionale (n. 469 del 6 giugno 2011) di 4,50 euro +IVA. “Non siamo d’accordo con quanto è stato siglato a Pistoia e ora stiamo valutando i passi da fare”, afferma Marco Nocentini Mungai, presidente di Federfarma Toscana. Il problema sottolineato dal rappresentante dei titolari è soprattutto legato allo scostamento di questa provincia dagli accordi regionali. “La Dpc è presente da diversi anni in tutta la Regione con una copertura completa dei farmaci in Pht. Un successo che altre regioni non hanno. Da anni ci battiamo affinché tutte le Asl e le sezioni provinciali lavorino nello stesso modo riferendosi a un unico elenco regionale di farmaci e ausili da distribuire per conto. L’iniziativa di Pistoia va invece contro corrente, consentendo un allargamento della lista per la Dpc solo sul suo territorio. Far passare questa intesa significherebbe creare un precedente e indebolire la posizione di Federfarma Toscana”, spiega Mungai e sottolinea l’impegno dell’associazione dei titolari a mantenere un sistema di Dpc unico su tutta la Regione contrastando le richieste regionali di allargamento della distribuzione diretta. “Non riusciamo a comprendere le motivazioni che spingono ad allargare la distribuzione diretta. A fronte di una spesa farmaceutica che continua a diminuire, una distribuzione per conto che funziona, quale vantaggio può avere dispensare in ospedale farmaci fino a oggi presenti in farmacia, come ad esempio alcuni antipertensivi?
A preoccupare i farmacisti ora si aggiunge anche il progetto delle Case della Salute o Unità Complessa di Cure Primarie. Si tratta di un’aggregazione strutturale multi-professionale di cui faranno parte anche i medici di medicina generale insieme ad altri operatori del territorio, quali infermieri, specialisti e amministrativi. Avranno l’obiettivo di effettuare in maniera integrata tutte le attività utili ad affrontare innanzitutto la cronicità. Oggi le UCCP sono 20, entro il 2014 il numero dovrà raddoppiare. A queste si affiancheranno le AFT (Aggregazione Funzionale Territoriale), una ogni 25-30mila abitanti, costituite da un insieme medici di medicina generale. “Siamo preoccupati”, sottolinea Nocentini Mungai, “fino ad oggi la Toscana ha garantito un livello di assistenza eccellente grazie anche a una distribuzione capillare sul territorio di medici e di farmacie. Creando delle sovrastrutture come le Case della Salute si rischia non di razionalizzare, ma di peggiorare il livello di assistenza garantito al cittadino. I centri sarebbero pochi, inoltre non è chiaro se il paziente verrà seguito dal suo medico o da un pool di medici a rotazione. Sono diversi i punti ancora poco chiari”, conclude il presidente dell’associazione dei titolari di farmacia.

Tiziana Azzani