Garante privacy: nessun problema per le ricette nelle sale d’attesa degli studi medici

ricetta Le ricette mediche possono essere lasciate presso gli studi medici per il ritiro da parte dei pazienti, purché siano messe in busta chiusa. Lasciare ricette e certificati alla portata di chiunque o perfino incustodite, in vaschette poste sulle scrivanie degli studi medici, viola la privacy dei pazienti. È quanto scrive il Garante per la Privacy, Antonello Soro, intervenendo per “sgombrare il campo da allarmi ingiustificati su presunti divieti dell’Autorità, che si sono diffusi nei giorni scorsi a seguito di articoli e lettere dei lettori apparsi su alcuni quotidiani”. Il Garante ha precisato, in una lettera inviata al Presidente della federazione italiana medici di medici generale (Fimmg), che le procedure consentono ai medici di lasciare ai pazienti ricette e i certificati presso le sale d’attesa dei propri studi, senza doverglieli necessariamente consegnare di persona. Occorre, però, consegnarle in busta chiusa per tutelare la riservatezza dei pazienti.
In particolare, scrive il Garante, “i medici di medicina generale, in qualità di titolari del trattamento, devono adottare idonei accorgimenti per garantire – anche nell’organizzazione delle prestazioni e dei servizi – il rispetto del diritto alla riservatezza del paziente, nell’osservanza delle misure che il Codice in materia di protezione dei dati personali (d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196) prescrive in ambito sanitario”.
Le modalità con le quali i medici possono consegnare prescrizioni e certificati all’interessato o ad altri soggetti dallo stesso delegati sono piuttosto chiare nella lettera di Soro: “Possono essere ritirati anche da persone diverse dai diretti interessati, purché in base a una delega scritta da parte del paziente e mediante la consegna degli stessi in busta chiusa”. Un ulteriore e doverosa precisazione è quella che riguarda l’eventuale coinvolgimento della figura del farmacista, infatti, quando il paziente lo richieda,” il medico potrà consegnare la ricetta al farmacista o ad altro soggetto appositamente delegato, purché in busta chiusa”.
Nella lettera l’Autorità ha sottolineato che “l’attività di verifica, svolta a tutela della riservatezza e della dignità dei pazienti, riguarderà infatti il settore sanitario nel suo complesso – a partire dai rischi connessi alle grandi banche dati sanitarie, al fascicolo sanitario elettronico, alla telemedicina – e non specificamente i trattamenti svolti dal singolo medico”.