Italia capofila nel Patient Blood Management

Tra le tante cose che non vanno nel sistema sanitario italiano non vi è l’oculata gestione del sangue del paziente durante le fasi pre- e post-operatorie degli interventi chirurgici maggiori, ovvero il cosiddetto “patient blood management” (Pbm). L’Italia, infatti è stata premiata nel corso del ‘Global Symposium Patient Blood Management’ tenutosi a Francoforte alla fine di marzo.

La pratica del Pbm è essenziale per assicurare che la risorsa sangue del paziente stesso sia gestita nel migliore dei modi per prevenire tutte le possibili complicanze sede operatoria e post-operatoria. “L’Italia è il primo paese in cui il Pbm è supportato ufficialmente dal Ministero della Salute – ha spiegato Kai Zacharowski, esperto dell’ospedale universitario di Francoforte e organizzatore del convegno -, e potrebbe fare da esempio per gli altri paesi”.
La corretta gestione del paziente alla vigilia di un intervento chirurgico è un momento cruciale. Sappiamo che il mancato trattamento dell’anemia pre-operatoria equivale all’erogazione di prestazioni sanitarie sub-ottimali, con un aumento del rischio di complicanze anche gravi”, ha commentato il direttore del Centro Nazionale Sangue (Cns), Giancarlo Liumbruno, che ha ritirato il premio.

I tre pilastri del Pbm

L’ottimizzazione della capacità di produrre globuli rossi, la riduzione al minimo il sanguinamento e l’ottimizzazione della tolleranza verso l’anemia sono i tre pilastri fondamentali delle pratiche di patient blood management, che si giovano di strumenti sia di tipo farmacologico che di tecniche chirurgiche particolari. Secondo quanto riportato dal Cns, una buona applicazione delle metodologie di gestione del sangue del paziente può aiutare a ridurre le complicanze degli interventi e a ridurre i tempi di permanenza in ospedale, oltre che ad avere un impatto positivo sui costi legati alle terapie trasfusionali.
Già nel 2013 il Centro aveva avviato un progetto pilota nazionale per le applicazioni delle pratiche Pbm nella chirurgia ortopedica maggiore elettiva dell’adulto, attraverso un partenariato tecnico-scientifico con cinque società scientifiche attive su questo argomento (Simti, Siaarti, Anmdo, Siset e Siot). Progetto che ha portato alla produzione delle “Raccomandazioni per l’implementazione del programma di Patient Blood Management – Applicazione in chirurgia ortopedica maggiore elettiva dell’adulto”, documento che elenca le strategie e le tecniche farmacologiche e non farmacologiche in grado di ridurre il ricorso alla terapia trasfusionale allogenica e le evidenze scientifiche che le supportano. Il progetto prevedeva anche, dopo la fase iniziale dedicata alla chirurgia ortopedica maggiore elettiva, di estendere il metodo Pbm anche ai pazienti afferenti ad altre aree assistenziali chirurgiche e mediche. Sul sito del Cns sono scaricabili anche le linee guida che dovrebbero guidare gli ospedali nell’implementazione di specifici programmi Pbm per la preparazione del paziente a trattamenti chirurgici programmati (le trovi qui).

Un portale dedicato

Il decreto ministeriale del 2 novembre 2015 ha avviato in Italia una serie d’iniziative, sotto il coordinamento del Centro Nazionale Sangue, volte a diffondere la pratica del patient blood management in ambito ospedaliero. Materiale informativo e un video sulla “giusta trasfusione” sono, ad esempio, disponibili sul portale dedicato alla campagna ‘Only One’ del Cns.
Il rischio di mortalità aumenterebbe dal 3 al 10% qualora si affronti un intervento chirurgico in condizioni di anemia, riporta il Centro. Il problema riguarderebbe dal 5 al 20% della popolazione italiana, sempre secondo le stime riportate dal Cns, secondo cui il risparmio per la spesa sanitaria derivante dal minore impatto dei costi del supporto trasfusionale si aggirerebbe attorno al 10-20%. Sul sito del Cns sono anche disponibili una brochure esplicativa dai parametri alla base dei tre pilastri del PB, una flow chart per aiutare a programmare ed effettuare in modo corretto tutte le attività pre-operatorie e un algoritmo per la diagnosi di anemia sideropenica.