La crescente importanza dei farmaci biosimilari

farmaci biosimilari

I farmaci biosimilari approvati nell’Unione Europea erano 23 nel 2016, e il loro numero è in continuo aumento grazie alla progressive scadenza dei brevetti dei primi farmaci biologici apparsi sul mercato una ventina d’anni fa.

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Due nuovi prodotti sono stati approvati durante l’ultima riunione del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) nel corso dell’ultimo meeting (11-14 settembre): Cyltezo (adalimumab, per il trattamento dell’artrite reumatoide, artrite idiopatica giovanile, spondilartrite assiale, artrite psoriasica, psoriasi, psoriasi a placche pediatrica, idrosadenite suppurativa, malattia di Crohn, colite ulcerosa e uveite) e Ontruzant (trastuzumab, per il trattamento del cancro al seno precoce e metastatico e del cancro gastrico metastatico).

I biosimilari rappresentano pertanto un’importante opportunità per ridurre i costi di terapie dal valore molto più elevato rispetto ai farmaci a base di piccolo molecole. Secondo il rapporto OsMed 2016 pubblicato da Aifa, in Italia il consumo di farmaci biosimilari è in aumento, con un’incidenza rispetto agli originator che ha raggiunto il 92,6% per i fattori della crescita e il 71,3% per le epoetine. Altri principi attivi in commercio in Italia come biosimilari sono la somatropina (incidenza 81%), la follitropina (45,7%) e l’infliximab (9,4%). Nel 2016 sono comparsi sul mercato anche i primi biosimilari dell’insulina glargine (6,4%) e dell’etanercept (0,4%).

I biosimilari potrebbero avere un impatto dirompente nel campo delle terapie antitumorali, tanto che un’intera sessione speciale del recente congresso ESMO 2017 è stata dedicata a dibattere del modo migliore per implementare questo tipo di approccio nella cura dei pazienti con tumore. Secondo il position paper della European Society of Medical Oncology (ESMO), il mercato degli antitumorali varrà 140 miliardi di euro nel 2020: è quindi facile comprendere l’impatto che i biosimilari potrebbero avere nel gestire una spesa farmaceutica sempre più elevata e che mette alle strette i governi di tutto il pianeta.

Le pecularietà dei biosimilari

I principi attivi dei biosimilari sono macromolecole biologiche (soprattutto proteine), caratteristica che li distingue dai normali farmaci generici a base di piccole molecole. La piccola variabilità molecolare e modalità produttive complesse a causa dell’utilizzo di microrganismi fanno sì che ci sia sempre un certo grado di microeterogeneità a livello di struttura chimica. Ciò li distingue dai normali farmaci generici e fa sì che i biosimilari non siano perfettamente equiparabili ai prodotti originatori.

Proprio il termine “similare” sta a indicare che c’è una similitudine, e non l’esatta corrispondenza, che deve comunque ricadere all’interno di un range predefinito di accettabilità da verificare in sede di controllo di qualità per il rilascio dei singoli batch di prodotto. La microeterogeneità non inficia il profilo di efficacia e sicurezza del biosimilare rispetto a quello dell’originale, e deriva dal fatto che i microorganismi che producono questa tipologia di farmaci possono introdurre piccole variazioni a livello di struttura delle molecole, ad esempio a livello di glicosilazione post-traslazionale.

L’attuale diffusione e conoscenza dei biosimilari nei diversi paesi europei è stata fotografata dalla 2017 Market Review di Medicines for Europe, la federazione che raggruppa a livello continentale le associazioni industriali nazionali dei produttori di farmaci generici. Anche l’Agenzia europea dei medicinali ha pubblicato lo scorso maggio una guida dedicata a medici e farmacisti, che spesso conoscono ancora troppo poco questo nuovo presidio farmaceutico e sono pertanto un po’ scettici circa la sua effettiva validità (ne abbiamo parlato qui). Il percorso regolatorio per l’approvazione dei biosimilari richiede che la similarità sia dimostrata a livello di struttura, attività biologica, efficacia e sicurezza, oltre al profilo immunogenico, sulla base di studi di comparabilità con l’originator. Ema sottolinea nel suo documento come in dieci anni d’utilizzo i biosimilari non abbiano mostrato problemi particolari di sicurezza, secondo i dati del sistema di farmacovigilanza.