La qualità della propoli non è più un rebus

Gli estratti di propoli sono sempre più prescritti nelle ricette magistrali e molto ricorrenti anche nei preparati officinali; l’uso è consolidato nelle affezioni delle prime vie respiratorie ma, grazie alle sue molteplici attività farmacologiche, oggi la propoli viene proposta anche in altri ambiti clinici.

Notoriamente è antibatterica (lo spettro è spostato sui Gram +, ma è attiva in vitro anche contro alcuni Gram -), antivirale e antimicotica; le azioni antinfiammatoria, antiossidante e immunomodulante offrono il razionale scientifico per estenderne le applicazioni salutistiche (in epatologia, ginecologia, urologia, dermatologia, medicina cardiovascolare).

Sul mercato della galenica sono disponibili numerosi estratti secchi e liquidi (idroalcolici, glicolici, idro-glicerici), la maggior parte dei quali non titolati o con titolo espresso in galangina; malgrado quest’ampia offerta i pochi, veri, conoscitori della propoli sanno che è difficile assicurarsi un prodotto di qualità che garantisca insieme il contenuto di principi attivi, la conformità dei principali contaminanti, favorevoli caratteristiche tecnico-farmaceutiche e buone proprietà organolettiche. In troppi si fanno incantare dalla falsa equazione che correla la qualità al titolo in galangina oppure, in modo ancora più riduttivo, al Paese d’origine. La propoli è una matrice biologica davvero complessa che allo stato grezzo mediamente contiene il 50 % di resina e balsami vegetali, 10-30 % di cere, 10-15 % di oli essenziali, 5 % di polline e altre sostanze minori; finora sono state identificati più di 300 componenti diversi e, per le attività farmacologiche note, i più importanti appartengono alle classi dei composti fenolici e dei flavonoidi.

La  classificazione della propoli

Nella propoli il concetto di variabilità naturale si esalta, al punto che bisogna parlare delle propoli, al plurale, dato che la composizione dipende dalle caratteristiche fito-geografiche ed ecologiche della zona dove sono allevate le api, dal clima, dalla razza degli insetti e dai loro possibili eco-tipi. Una classificazione di comodo raggruppa le propoli in base alla provenienza e a una grossolana omogeneità di composizione in: propoli delle aree temperate, propoli tropicali e propoli mediterranee. L’una o l’altra pari non sono e ottenere un estratto standardizzato partendo da una materia prima così mutevole è sempre stato un problema. Dagli accenni fatti si capisce anche come, da sola, la galangina sia un marker poco affidabile perché non rappresentativo di tutti i composti responsabili delle azioni farmacologiche della propoli.

Un metodo brevettato d’estrazione

Il rebus è stato risolto da un’azienda italiana che ha studiato e brevettato il metodo di estrazione multidinamico della propoli (Med®) con cui si producono estratti standardizzati a titolo costante in polifenoli totali, il 25 % dei quali è costituito da sei composti rilevanti: apigenina, crisina, quercetina, pinocembrina, galangina e pinobanskina. Si parte da tre propoli di diversa provenienza (brasiliana, europea e asiatica) in proporzioni variabili, per ricavare un complesso polifenolico finale a elevato grado di purezza grazie all’eliminazione, oltre che delle cere, anche delle resine inerti. Il processo prevede vari passaggi successivi d’estrazione: con acqua (uno step più unico che raro con la propoli), con soluzioni idroalcoliche a vario grado di etanolo e con alcool puro; non un unico solvente, dunque, per evitare estrazioni parziali dei principi attivi. Si ottiene un estratto molle madre dal quale, poi, si parte per produrre estratti secchi, idroalcolici, idroglicerici e liposolubili; i polifenoli vengono quantificati con due metodi: UV Folin Ciocalteu e HPLC-ESI-MS. Da un unico intermedio, diversi prodotti finali, ma con la stessa qualità legata al complesso polifenolico standardizzato.

Estratti secchi di propoli di differenti tipi

Il pacchetto dei secchi comprende sia materiali standard supportati su maltodestrine sia micro-incapsulati spray-dry in gomma arabica con aggiunta di destrosio e silice. In questi ultimi avviene anche la glicosilazione dei polifenoli (nella propoli si trovano in forma libera a causa dell’azione idrolitica della glicosidasi salivare dell’ape) che li rende più idro-dispersibili e biodisponibili. Le polveri, microgranulari, hanno eccellenti proprietà reologiche e si prestano alla formulazione di capsule, compresse (anche oro-dispersibili ed effervescenti), granulati e sospensioni. Le concentrazioni di complesso polifenolico attualmente disponibili come estratto secco sono 3, 6 e 12 % minimo; i micro-incapsulati si possono avere anche con certificazione biologica. Tutti sono garantiti per la conformità dei residui di contaminanti antropici: antibiotici, pesticidi, metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici.

Questi innovativi prodotti  rappresentano un modo per garantire a medici e pazienti un reale valore aggiunto in termini di qualità ed efficacia del medicamento finale, due pilastri imprescindibili di ogni preparazione farmaceutica.