Laureati in farmacia: il futuro oltre il banco

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La laurea in farmacia offrirà in futuro nuove opportunità di lavoro, ma per coglierle, e portare alla filiera del farmaco un valore aggiunto in termini di qualità e professionalità, i laureati dovranno avere competenze specifiche

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Il mondo del lavoro fra vent’anni richiederà competenze e professionalità ad oggi ancora non delineate

Una delle domande che più frequentemente si percepisce durante il corso di studi di Farmacia è: “Che cosa farò dopo?”. Crisi economica e paura di essere superati dalle intelligenze artificiali sembrano gli aspetti che più spaventano chi si affaccia al mondo del lavoro. I dati Utifar certificavano, appena un anno fa, che la farmacia era tra le prime cinque imprese italiane in termini di fatturato e assorbiva più dipendenti di Fca. Da una estrapolazione dei dati Federfarma, del Movimento nazionale liberi farmacisti-Confederazione unitaria libere parafarmacie italiane, dai dati Sifo e della Pubblica Amministrazione, si arriva a definire che circa il 75% del personale laureato è nelle farmacie. Un 13% nelle parafarmacie e corner Gdo e un 4% nelle strutture ospedaliere. Il restante 8% è distribuito tra la PA e differenti ruoli nella filiera del farmaco. Nei prossimi anni, però, il settore retail (Farmacie/para/corner) riuscirà ancora ad assorbire forza lavoro?

I dati di un’indagine dell’Università La Sapienza

Nel 2018 presso la Facoltà di Farmacia e Medicina dell’Università La Sapienza è stata svolta, in collaborazione con l’Ordine dei farmacisti di Roma, un’indagine sul sentiment verso le prospettive di lavoro di 50 studenti del 4° e 5° anno. La ricerca aveva l’obiettivo di conoscere quali fossero i loro desiderata di sviluppo professionale. Ogni studente poteva fornire più di una risposta.

Farmacia al primo posto

Per il 74% degli intervistati, il lavoro in farmacia rimaneva al primo posto. Nello stesso gruppo, il 64% si poneva comunque il problema di svolgere un percorso professionale misto nella filiera del farmaco e che potesse dare un’esperienza più completa al professionista farmacista

Percorsi misti

Nell’ambito del 64% degli intervistati che hanno risposto altro, il 94% voleva seguire un percorso misto nella filiera del farmaco. Solo il 6% ha risposto in modo deciso ‘in azienda’. Nel percorso misto rientrano aziende farmaceutiche (64%), aziende di integratori (18,75%), presidi (15,63%), strumentazione scientifica (9,38%), corsia, Forze Armate, Asl, aziende cosmetiche, farmacie estere, ricercatori e grossisti (22%).

Formazione post-laurea

Spostandoci nell’area della formazione post-laurea è interessante notare la richiesta di corsi di formazione aziendale (42%) di cui il 30% sull’argomento marketing e gestione economica, il 22% su farmacovigilanza e il 26% su farmacologia. La richiesta di approfondire aspetti galenici interessava invece il 37%. Il 72% dei 50 studenti ha risposto in modo favorevole alla possibilità di fare un’esperienza all’estero, ma il 41% non sapeva come accedere ai fondi dell’Unione Europea.

Dal sondaggio si evinceva che la maggior parte degli studenti desiderava lavorare in farmacia e una piccola percentuale direttamente in azienda: probabilmente queste aspirazioni sono influenzate dalla convinzione che la farmacia italiana sia ancora capace di assorbire forza lavoro. È utile però valutare quali altre opportunità la laurea in farmacia potrebbe offrire, tenendo in considerazione un dato interessante emerso dal World Economic Forum: il 65% dei bambini che iniziano quest’anno la scuola primaria, alla fine del percorso scolastico si affacceranno a un mondo di competenze e professionalità ad oggi ancora non delineate.

In farmacia

I punti chiave evolutivi del canale farmacia vedono nell’implementazione dei servizi un elemento fondamentale e qualificante. Alcune skill faranno quindi la differenza. Un possibile identikit del nuovo farmacista, oltre alla conoscenza di base della materia, potrebbe includere la capacità di scrivere un piano di Marketing, off e on line, oppure una specializzazione in una determinata branca della medicina, come la cardiologia. Una buona capacità di comunicazione e l’utilizzo del giusto mezzo di comunicazione (on ed off line) dovrebbero essere requisiti indispensabili. Tutto ciò può rappresentare il valore aggiunto e differenziante per la futura farmacia dei servizi.

In azienda

Quanto espresso per la farmacia si estende anche a chi lavora in azienda (farmaceutica, di integratori alimentari ecc.). Le principali aree di assorbimento del personale laureato in farmacia in azienda potrebbero riguardare diverse funzioni.

Informatore scientifico del farmaco

Questa figura dovrà avere una buona conoscenza della lingua inglese, ma anche accurate proprietà di linguaggio, forti doti comunicative, proattività, capacità di problem solving e, soprattutto, un giusto mix di talento e conoscenza della tecnologia, funzionali a una predisposizione multicanale.

Market Access Manager

È una funzione manageriale che non sembra molto nota al farmacista, ma nei prossimi anni si svilupperà e crescerà all’interno delle aziende. Il Market Access manager dovrà avere un’ottima conoscenza dell’inglese, in quanto il suo ruolo è promuovere un dialogo costruttivo tra le imprese farmaceutiche e le istituzioni pubbliche sanitarie, e un’esperienza come informatore scientifico del farmaco. La professione richiede per il 57% di dedicarsi all’insieme di procedure e procedimenti rigorosi, per il 13% di rappresentare la porta di ingresso al mercato e per il 30% di stabilire un ottimo rapporto relazionale.

Addetti area Qualità e Produzione

In questo ambito il farmacista si occupa di progettazione, implementazione, monitoraggio e miglioramento del sistema di gestione della qualità. Controlla sia il processo sia la stabilità di produzione, secondo le normative vigenti. All’addetto sono richieste conoscenza della lingua inglese, delle norme, dei processi di produzione, un’esperienza di laboratorio, la capacità di interfacciarsi con le strutture di produzione e capacità gestionali di lean management, utili ad aumentare la competitività aziendale.

Product manager

È la figura che si occupa di controllare il ciclo di vita di un prodotto. Sviluppa piani di marketing e strategici, controlla il budget di spesa e di vendita, definisce la strategia di comunicazione scientifica di un prodotto e gestisce i rapporti con la rete vendita e le attività di marketing relative all’immagine. Sono diverse le competenze richieste per questo profilo: conoscenza del mercato e della concorrenza, ottima conoscenza di Excel, inglese molto fluente, capacità comunicative nei rapporti interpersonali esterni e interni all’azienda (Regulatory, Legal, Medica, Market Access, Direzione Informazione Scientifica).

Medical Liason

È una figura sempre meno richiesta, perché lo stesso ruolo può essere ricoperto dal Key Account; si tratta infatti della persona che costruisce relazioni professionali con i principali leader e influencer del settore. Interagisce attivamente con le società e le organizzazioni sanitarie nazionali e regionali.

Un valore aggiunto per la filiera

Il farmacista potrebbe dare un notevole valore aggiunto ai ruoli attualmente in essere nella filiera del farmaco e non solo: pensando alle aree di sviluppo future, un ambito interessante è quello dei Social Media Opinion Maker. In questa area gli aspetti scientifici spesso sono trattati, e ‘influenzati, da soggetti che non hanno competenza scientifica, mentre il farmacista potrebbe essere un qualificato comunicatore di scienza. Citando un editoriale del 2018 del Notiziario Chimico Farmaceutico, a firma di Cristiana Bernini, nel quale si diceva che il mondo del lavoro “richiede figure ibride, in grado di vedere confini e limiti come opportunità”, va detto che nei prossimi anni a essere vincente sarà proprio la convivenza tra la scienza più innovativa, con l’Intelligenza Artificiale e  i big data, e  il mondo umano, con le sue competenze scientifiche, che mette in discussione, propone opinioni e cambi di idea.

Un business model per affrontare il mondo del lavoro

È necessaria una formazione a 360° continua: il laureato di domani deve essere in grado di affrontare il mondo del lavoro, cogliere più opportunità e percorrere più strade. A questo scopo, possiamo individuare un modello manageriale basato su alcuni punti chiave.

Knowledge and Experience

Comprendere le differenze tra conoscenza ed esperienza per applicare nel lavoro ciò che si è appreso nel corso degli studi. Solo l’esperienza, possibilmente la più ampia possibile, può permettere di sfruttare nel miglior modo le proprie conoscenze.

Business plan

Stilare un piano strategico per capire e valutare le varie offerte lavorative, ma anche formative.

Talento più tecnologia

Queste due risorse vanno sfruttate per ottenere un risultato professionale completo.

STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics)

Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica sono gli elementi sui quali puntare.

Pensiero computazionale

Pensare in modo algoritmico e scomporre problemi complessi in più parti per un miglior metodo gestionale e manageriale.

Soft skill

Sviluppare abilità come: comunicazione, teamworking, adattabilità, problem solving, creatitivà etica, gestione del tempo.

Lingue

È fondamentale conoscere l’inglese e conoscere bene l’italiano. Alcuni dati evidenziati dal Sole 24ORE mettono in luce che un’ottima padronanza della lingua italiana favorisce migliori performance nelle vendite e nella customer satisfaction.