Una nuova indagine sui regimi di polifarmacia

I ricercatori inglesi della Aston University hanno nuovamente acceso i fari dell’attenzione sui rischi dei regimi di polifarmaci, che secondo la loro indagine sarebbero la causa di circa 5.700 morti l’anno nella sola Gran Bretagna, e sul possibile ruolo che potrebbero svolgere i farmacisti di comunità nel supportare i pazienti affetti da demenza.

Un terzo della popolazione over75 assume sei farmaci o più, e le stime parlano di oltre tre milioni di persone che nel solo Regno Unito assumeranno regimi di polifarmacia nei prossimi anni, a causa dell’invecchiamento della popolazione. Le morti citate dai ricercatori inglesi sarebbero attribuibili ad eventi avversi correlati all’assunzione dei farmaci, o all’uso di prodotti o dosaggi sbagliati. Un costo rilevante per le casse del Servizio sanitario di Sua maestà, che secondo lo studio pubblicato su Health Expectations ammonterebbero a 750 milioni di sterline l’anno per i soli eventi avversi, cui aggiungere i 300 milioni di sterline per gli sprechi in medicinali non assunti dai pazienti.

Un problema tipico degli anziani

I più a rischio sarebbero una volta di più le persone anziane, che a causa della salute sempre più cedevole si trovano spesso ad assumere complessi regimi di polifarmaci. Un problema ancor più grave per chi è affetto da demenza e deve contare sull’aiuto di parenti e caregiver per l’assunzione regolare dei medicinali.

L’indagine dei ricercatori guidati da Ian Maidment è durata 20 mesi ed è stata finanziata dal National Institute for Health Research (NIHR). I ricercatori hanno compiuto una review delle evidenze disponibili in letteratura e hanno intervistato pazienti anziani, prestatori di cure, medici e altri sanitari per valutare le loro esperienze dirette. “Ho lavorato come farmacista per venticinque anni e credo che non abbiamo un sistema per gestire bene i regimi complessi di farmaci. Quando a un paziente vengono prescritti tanti medicinali ci sono molti rischi – ha sottolineato Maidment -. Dobbiamo trovare un modo per renderlo più sicuro e più semplice, sulla base di quello che possiamo imparare dalle esperienze dei pazienti, di chi li cura e dei medici, e in base alle evidenze di ciò che funziona”.

“Questo studio è un buon esempio di come la nostra organizzazione, i ricercatori, i medici e i pazienti e anche il pubblico abbiano un ruolo combinato da giocare nel futuro dei servizi sanitari e della ricerca. Questo studio darà informazioni che potranno apportare evidenza per le pratiche future”, ha spiegato Jo Rycroft-Malone, che dirige il programma per conto del NIHR Health Services and Delivery Research Programme