Il possibile ruolo di alcuni cibi nell’insorgenza dei tumori

Alimenti altamente processati, ma anche le bevande calde e la loro associazione con il fumo e l’alcol, potrebbero essere correlati a una maggiore possibilità d’insorgenza di tumori, come segnalato da due recenti articoli pubblicati nella letteratura scientifica. Dovremo quindi toglierci il piacere molto british di una tazza di pomeridiana, o il gusto molto più americano di snack e degli altri prodotti da forno confezionati, delle bevande frizzanti, dei cereali addizionati con zucchero o degli alimenti pronti?

Il tè caldo e il cancro all’esofago

Solo nel 2016 sono state consumate 2,9 milioni di tonnellate di tè nel mondo, più della metà nelle sole regioni asiatiche di Cina, India e Pakistan, con stime di una crescita ulteriore a 3,3 tonnellate entro il 2021. Ancora più forte è il consumo di caffè, che secondo i dati di Eurobarometer dovrebbe raggiungere le 6,2 tonnellate entro lo stesso anno.
Ma il consumo di quantità elevate di bevande calde potrebbe essere collegato a un maggior rischio d’insorgenza di tumori dell’esofago, l’ottavo tipo di tumore più diffuso secondo i dati del World Cancer Research Fund International, hanno evidenziato i ricercatori dell’Università di Pechino in uno studio pubblicato sugli Annals of Internal Medicine.

Il rischio aumenta ulteriormente, secondo gli scienziati cinesi, se il consumo di tè caldo si associa a quello di fumo o bevande alcoliche. Lo studio prospettico di coorte ha coinvolto poco più di 450 mila persone facenti parte della China Kadoorie Biobank, di età compresa tra 30 e 79 anni e provenienti da dieci diverse regioni cinesi. La ricerca ha monitorato la situazione relativa agli anni 2004-2008 – e l’incidenza di tumore all’esofago fino al 2015 -, con esclusione delle persone già affette da tumore all’esosago o che avevano già ridotto il consumo di tè, fumo o alcol. Nel periodo considerato sono stati identificati più di mille settecento casi di tumore, con un rischio che è apparso maggiore in presenza di contemporaneo consumo di sigarette o alcol rispetto alla sola assunzione del tè.

L’effetto ancora incerto degli ultra-processed food

Il ruolo svolo dai cosiddetti “ultra-processed food”, gli alimenti confezionati che sono sottoposti a molte lavorazioni, è stato invece approfondito in uno studio pubblicato sul British Medical Journal, che solleva un allarme circa un possibile aumento dell’insorgenza di tumori negli anni a venire come conseguenza dell’assunzione di questo tipo di alimenti industriali.

Un alto contenuto di zuccheri, sale e grassi e livelli molto bassi di vitamine e fibre sono le caratteristiche principali degli ultra-processed food, che secondo lo studio possono arrivare a rappresentare fino al 50% dell’assunzione quotidiana di calorie in alcuni paesi sviluppati.
La ricerca è stata condotta da scienziati francesi e brasiliani, che hanno analizzato i questionari sottoposti nell’ambito dello studio osservazionale di coorte NutriNet-Santé a oltre 100 mila francesi adulti (78% donne) di età media 43 anni. Il sondaggio online, da ripetere almeno due volte, era volto a misurare l’assunzione abituale di 3.300 diversi tipi di cibi nell’arco delle 24 ore. I casi di tumore su un periodo di cinque anni sono stati identificati sulla base di quanto dichiarato dai partecipanti allo studio, e validati dai dati clinici e dalle banche dati nazionali.
I risultati – da prendere senza pretesa di un nesso causa-effetto trattandosi di uno studio osservazione – indicano che un aumento del 10% nell’assunzione di ultra-processed foods all’interno della normale dieta correla con un aumento generale del 12% di contrarre un tumore (e dell’11% rispetto al solo tumore al seno). Non sono state evidenziate correlazioni significative con l’insorgenza dei tumori alla prostata o del colon-retto, come pure tra tumori e un consumo più alto di alimenti meno lavorati (verdure in scatola, formaggi, pane fresco). Un rischio più basso è invece apparso essere associato al consumo di alimenti freschi o poco lavorati (frutta, verdura, riso, pasta, uova, carne e latte).

Gli stessi ricercatori che hanno firmato l’articolo mettono comunque in guardia circa i suoi limiti e il fatto che i dati ottenuti vadano comunque apporonditi e confermati da indagini più mirate rispetto all’impatto delle varie fasi di lavorazione dei cibi. “A nostra conoscenza questo è il primo studio che indaga ed evidenzia un aumento del rischio generale di tumore – e nello specifico del seno – associato al consumo di alimenti altamente lavorati”, si legge nel documento. Gli autori suggeriscono anche che il consumo di questi tipi di prodotti possa venire scoraggiato mediante misure di tassazione o restrizione di mercato, oltre che riformulazione, a cui si dovrebbe accompagnare una maggiore promozione degli stili alimentari più sani.