Sintomi che si confondono

no glutineAlcuni ricercatori hanno messo a punto degli studi per individuare differenze e correlazioni tra sindrome dell’intestino irritabile, celiachia e sensibilità al glutine

Dal 2009 al 2011 le nuove diagnosi di celiachia sono state oltre 25mila, con un incremento del 10% all’anno dell’ultimo quinquennio, secondo quanto comunica il ministero della Salute. In totale, i celiaci ufficialmente diagnosticati in Italia sono oltre 130mila, anche se in realtà il dato reale dovrebbe aggirarsi intorno ai 600mila, visto che la prevalenza ormai più che accertata dell’intolleranza al glutine è di un caso ogni 100-150 abitanti. Si ritiene, invece, che sia del 6% la prevalenza della sensibilità al glutine non celiaca (o SGNC, secondo la definizione ufficiale decisa nella Consensus Conference on Gluten-Related Disorders). Tuttavia questo dato – a differenza di quello della celiachia – non è ancora sufficientemente supportato da evidenze scientifiche. Se poi a questi due casi di reattività al glutine si aggiungono i disturbi intestinali generici e non gravi – come nel caso della sindrome dell’intestino irritabile (SII) – la fotografia che si ottiene è abbastanza impressionante. Ossia migliaia di persone che, senza ancora una diagnosi corretta, probabilmente vagano da una farmacia all’altra alla ricerca di qualche rimedio che possa attenuare i loro disturbi. O anche soggetti risultati non celiaci ma che continuano a stare male. E se certamente non spetta al farmacista arrivare alla diagnosi, può però essere motivo d’interesse conoscere alcuni tratti comuni tra queste diverse enteropatie. Alcuni studi recenti, difatti, hanno ricercato eventuali associazioni della SII sia con la celiachia sia con la sensibilità al glutine.

Intestini irritati

Già nel 2001 uno studio (1) aveva riscontrato nei soggetti che soffrivano di sindrome dell’intestino irritabile una prevalenza della celiachia del 4,7%: molto più alta rispetto a quella della popolazione normale. Da allora altri lavori negli anni hanno confermato nei casi di SII una prevalenza della celiachia superiore di 4 volte a quella normale. Una correlazione talmente acclarata che dal 2008 il britannico National Institute for Health nelle sue linee guida nazionali (2) raccomanda in tutti i pazienti potenzialmente affetti da SII l’esclusione di routine della celiachia. È interessare notare che anche nei soggetti celiaci ormai a dieta possono manifestarsi i sintomi tipici della SII. Varie le cause sospettate, come un’infiammazione di basso grado persistente oppure un effetto predisponente della celiachia, ma anche disfunzioni autonomiche, ulcerazioni o microcoliti.

Anticorpi in comune

Passando al rapporto tra sensibilità al glutine non celiaca e sindrome dell’intestino irritabile, ovviamente si è ancora all’inizio. Tuttavia va sottolineato che in uno dei lavori più importanti per il riconoscimento della sensibilità al glutine (3) questa è stata definita come «una o più varietà di manifestazioni immunologiche, morfologiche o sintomatiche che possono essere condivise anche dalla celiachia e dalla SII». Uno dei risultati che sono emersi più frequentemente nelle persone affette da SII e della SGNC è una prevalenza degli anticorpi antigliadina (AGA) più alta rispetto alla popolazione normale. E proprio un livello elevato di AGA intestinali poteva fare identificare un gruppo di pazienti (non celiaci) con diarrea da sensibilità al glutine (4). Un altro studio (5) ha dimostrato che in una popolazione di soggetti con sintomi gastrointestinali indotti dal consumo di cereali, il 9% era affetto da celiachia classica, l’8% da celiachia latente e il 20% era allergico ai cereali. La maggioranza, il 63% dei soggetti, non poteva essere classificato come celiaco o allergico, tuttavia avvertiva sintomi intestinali indotti dal glutine; in questo gruppo gli AGA erano presenti nel 40%, rafforzando così l’ipotesi che, negli individui predisposti, il consumo di glutine causa una risposta immune che si manifesta nella produzione dei suddetti anticorpi.

Si nasce celiaci o lo si diventa?

L’intolleranza al glutine si sviluppa nell’infanzia appena vengono introdotti nell’alimentazione i cereali oppure – a fronte di fattori ambientali scatenanti – può esordire a qualsiasi età? A questa domanda risponde il professore Umberto Volta, coordinatore del board scientifico dell’Associazione italiana celiachia. «Anche alcuni fattori ambientali possono svolgere un ruolo determinante nello scatenamento della celiachia a cominciare dalle infezioni come quelle da Rotavirus o da Adenovirus e altri ceppi virali, così come gastroenteriti di natura batterica contratte dopo un viaggio in paesi con condizioni igieniche non ottimali o infezioni da parassiti. Fra gli altri fattori ambientali in grado di provocare lo sviluppo della celiachia in soggetti geneticamente predisposti bisogna ricordare la fase del puerperio dopo una gravidanza trascorsa in modo del tutto regolare o stress legati a gravi dispiaceri (per esempio lutti familiari) o a interventi chirurgici. Di esempi di questo tipo tutti gli esperti di celiachia sono in grado di citarne a decine. È chiaro che tutto ciò non fa altro che confermare che per il manifestarsi della patologia è necessario un habitus genetico ben definito su cui agiscono fattori ambientali in grado di far insorgere la celiachia in qualsiasi età della vita, anche in quella geriatrica».

Bibliografia

(1) Sanders DS et al. (2001) Association of adult coeliac disease with irritable bowel syndrome: a case-control study in patients fulfilling ROME II criteria referred to secondary care. Lancet; 3; 358(9292): 1504-8.

(2) National Institute for Health & Clinical Excellence (NICE) Clinical Guideline 61. (2008) Irritable Bowel Syndrome in Adults. Diagnosis and management of irritable bowel syndrome in primary care.

(3) Verdu EF et al. (2009) Between celiac disease and irritable bowel syndrome: the ‘no man’s land’ of gluten sensitivity. Am J Gastroenterology; 104(6): 1587-94.

(4) Arranz E et al. (1993) Intestinal antibody pattern of celiac disease: occurrence in patients with normal jejunal biopsy histology. Gastroenterology; 104(5): 1263-72.

(5) Kaukinen K et al. (2000) Intolerance to cereals is not specific for coeliac disease. Scand J Gastroenterology; 35(9): 942-6.

Barbara Asprea