Marco Bacchini presidente Federfarma Roma

Come si caratterizza il settore delle farmacie in provincia di Verona?

La provincia di Verona è estremamente eterogenea poiché comprende sia territori caratterizzati dall’affluenza di milioni di turisti ogni anno (come la zona del lago di Garda e la stessa città di Verona) sia zone prettamente agricole (“la bassa” al confine con le province di Rovigo e di Padova) o montane (in particolare la Lessinia). È chiaro che in una delle prime province d’Italia per turismo non si può prescindere da questo aspetto. Per questo, sia nelle zone del lago che in città, i farmacisti pongono un’attenzione particolare alla presenza dei turisti il che, operativamente, significa ampliare la propria disponibilità estendendo gli orari al di là delle turnazioni e assicurando la presenza anche – e soprattutto – nei weekend e negli altri giorni festivi e prefestivi. Ma non solo. Durante le manifestazioni in città, quando affluiscono centinaia di migliaia di persone in un solo giorno, mettiamo a disposizione l’unità mobile, grazie all’Associazione Farmacisti Volontari in Protezione Civile di Verona, che naturalmente non può svolgere l’attività propria della farmacia, ma in casi di emergenza può fornire aiuto ed effettuare alcune misurazioni (ad es. la pressione).

Marco Bacchini presidente Federfarma Roma

Queste attività vengono tutte gestite da Federfarma?

Sì, perché il nostro approccio è soprattutto sistemico. Quello che cerchiamo di trasmettere è innanzitutto un senso di appartenenza, un concetto di sistema-farmacie e non di insieme di singole entità. Tutte le nostre iniziative mirano a promuovere la farmacia sul territorio come parte di un sistema. Questo approccio ha permesso a Federfarma di ricoprire un ruolo importante nel territorio e di diventare un punto di riferimento tra le organizzazioni territoriali della provincia tanto da venire coinvolta in ogni manifestazione pubblica di un certo livello anche non di carattere prettamente sanitario.

Che ruolo vede per il farmacista in futuro?

La farmacia, naturalmente, è un’impresa e ha necessariamente in sé un lato commerciale. Ma rispetto ad altre imprese svolge anche un ruolo sociale fondamentale. Il nostro obiettivo come Federfarma è quello di impedire che il ruolo commerciale assuma una prevalenza tale da stravolgere il ruolo del farmacista. Per fare questo dobbiamo esasperarne il ruolo professionale, etico e sociale. Le attività che promuoviamo, le iniziative che organizziamo sono tutte mirate a trasmettere l’idea del ruolo sociale e sanitario della farmacia. Vanno letti così il progetto Mimosa (per l’assistenza alle donne che hanno subito violenza), lo psicologo in farmacia, o i programmi educativi che svolgiamo nelle scuole, che richiedono risorse ed energie significative, ma sono per noi una grande opportunità per arrivare alle orecchie dei ragazzi che per noi sono una lavagna sulla quale si possono lasciare messaggi importanti senza dover utilizzare un gesso troppo incisivo perché il segno rimane comunque. Ci sono anche tentativi che non sono decollati, ma che offrono un’idea del nostro approccio, come quando ci siamo resi disponibili a fornire la nostra presenza nelle carceri per svolgere educazione sanitaria.

Nei nostri progetti siamo anche molto attenti all’aspetto scientifico e a quello etico. Le nostre ultime ricerche, ad esempio, hanno coinvolto sia l’Università di Verona che il Comitato Etico della nostra provincia tanto che il progetto sullo screening della fibrillazione atriale verrà presentato al convegno mondiale di cardiologia che si terrà in Spagna.

Il vostro rapporto con le istituzioni sembra proficuo.

Lo è. Noi siamo interlocutori credibili ed affidabili e questo ci dà la possibilità di rapportarci e cooperare con tutte le istituzioni territoriali. Collaboriamo ad esempio con le forze dell’ordine sul tema della violenza sulle donne o sulla tossicodipendenza; in alcuni progetti abbiamo coinvolto l’Università, in altri l’azienda sanitaria o l’azienda ospedaliera. Il progetto dello screening atriale, per esempio, ha visto compartecipare l’azienda ospedaliera, l’Università, i medici di medicina generale, oltre alle farmacie.

Abbiamo rapporti continui anche con la Regione Veneto tramite la Federfarma regionale mentre in ambito provinciale collaboriamo costantemente con la nostra ASL (abbiamo anche una riunione periodica di coordinamento ogni ultimo venerdì del mese). Abbiamo inoltre rapporti importanti anche con le amministrazioni comunali in primis naturalmente la città di Verona. Il progetto dello psicologo in farmacia, ad esempio, è stato finanziato dalle amministrazioni comunali. Tutto questo naturalmente si verifica anche perché le iniziative sono significative per gli utenti e le amministrazioni comunali apprezzano la possibilità di poterle offrire ai propri cittadini.

In generale credo sia fondamentale coltivare i rapporti con le istituzioni. La ASL, ad esempio, deve necessariamente essere un nostro partner quindi dobbiamo avere con loro dei rapporti di collaborazione, non possiamo considerarli una controparte antagonista, ma lavorare insieme. Quindi, pur perseguendo ognuno i propri specifici obiettivi, possiamo mantenere un approccio collaborativo e un rapporto trasparente e rispettoso.

Un’ultima domanda: sembra che la crisi di irreperibilità di alcuni farmaci in provincia sia stata ridimensionata; è una questione risolta?

Per me il problema continua ad esistere ed è un problema importante. Le mie dichiarazioni evidentemente hanno fatto venire il mal di pancia a qualcuno, anche tra i miei colleghi che ricoprono ruoli differenti dal mio. Il problema è stato minimizzato e qualcuno ha affermato che è in via di definizione. Personalmente, però, continuo a viverlo quotidianamente anche nella mia farmacia. Sicuramente qualcosa è stato fatto, ma la questione non è affatto risolta perché in alcuni momenti si assiste a vere e proprie criticità. Noi, del resto, continuiamo a fare segnalazioni. Pare che in qualche provincia il problema si sia ridotto e mi farebbe piacere, ma ritengo si tratti soprattutto di un’errata percezione dovuta al fatto che i farmacisti si sono probabilmente stancati di fare segnalazioni senza avere alcun riscontro. Io non sto muovendo nessuna accusa specifica, ma sul banco degli imputati secondo me dovrebbero starci i colleghi che si occupano di import-export dei farmaci che, pur agendo entro i limiti della legalità, mettono in difficoltà il sistema. Poi ci sono alcuni grossisti che approfittano della situazione e, naturalmente, anche qualche azienda che ha responsabilità dirette.