La Farmacologia ha avuto inizio con il puro empirismo, vale a dire si è sviluppata con quanto la Natura metteva a disposizione (con pochi mezzi e rudimentali esperimenti) dalle mani e dall’ingegno dell’uomo: essenze, infusioni, decotti, medicamenti di ogni sorta. Il tutto con lo scopo primario di medicare le ferite, curarsi da malattie e malanni. Oltre che di favorire la salute e il benessere generale.

Dalla prima apparizione del termine farmakia nella Bibbia e dal primo testo di farmacologia apparso in Mesopotamia alla Farmacia dei servizi dei giorni nostri. Come si sono evoluti farmacologia, figura del farmacista e sistema farmacia nel corso dei secoli? Scopriamolo insieme in un viaggio in dieci tappe, attraverso cui ripercorrere e scoprire i fatti salienti che hanno contraddistinto questa lunga storia.

Il percorso sarà oggetto della Mostra “Il Farmacista: nascita di una professione. Viaggio in una storia millenaria” con contenuti a cura delle redazioni di Farmacia News e Tema Farmacia, in esposizione a Cosmofarma 2022 (piazza Innovasoft, pad. 30). In questo articolo iniziamo a esplorare le tappe che saranno oggetto della mostra, a partire dalle origini.

Dal principio

Empirismo, magismo, stregoneria. La farmacia, all’origine, era rudimento che faceva uso di principi naturali vegetali e animali impiegati per sanare sintomi o liberare il corpo dall’invasione di spiriti maligni che si impossessavano della carne, dello spirito o della psiche, inducendo la malattia secondo le antiche, primordiali, credenze. Il farmacista, suo interprete, era una figura a metà fra medico, sacerdote e stregone.

Eppure fin da allora, dalla preistoria, ci sono state le fondamenta per farne una scienza, quella che oggi conosciamo e che, non a caso, ancora ricorre a molti principi attivi naturali. Inizia il viaggio verso la conoscenza e l’evoluzione della farmacia.

Gli insediamenti preistorici

Anche l’Italia è stata fra i primi testimoni della disciplina farmaceutica. Parma, Varese sono alcuni luoghi in cui sono state trovate le materie prime di preparazioni antichissime: semi di Sambucus nigra e di Sambucus ebulus per confezionare lassativi, diuretici e emollienti; semi di Prunus spinosa rinvenuti nelle palafitte di Casale alla base di pozioni e tisane medicamentose, descritte poi nel ricettario medievale di Santa Ildegarda.

Già nella preistoria l’uomo aveva scoperto l’attività benefica di alcune piante e minerali e su queste si approfondiscono le conoscenze. La prima dicotomia, dall’empirismo verso la scienza, è segnata dalla comparsa nella Bibbia del termine “farmakia” con cui si definivano tutte le arti e pratiche ammalianti (dai filtri amorosi e afrodisiaci a riti e rituali) con cui Babilonia sedusse il mondo, lato più blasfemo cui si contrappone la figura di Salomone che viene citato nelle Sacra Scrittura come colui che preparava balsami e a cui è attribuito un libro sull’arte di preparare i medicamenti.

Un’altra importante testimonianza data 2700 a.C. cui sembra risalire una tavoletta in caratteri cuneiformi della città di Ur, in Mesopotamia, rinvenuta nei primi decenni del XX secolo e decifrata solo nel 1953, che raccoglie una dozzina di ricette del medico-farmacista Lulu, con preziose indicazioni circa i componenti e le procedure per la preparazione di pomate, decotti e lozioni: è il più antico testo di farmacologia conosciuto nella storia.

La nascita della botanica

L’uso di erbe, spezie, fiori, bacche, piante ed essenze segna gli albori della botanica. La nascita di questa scienza si deve a Teofrasto (345 a.c.), allievo di Aristotele, natio di Lesbo che nel suo testo Historia Plantarum (Ricerche sulle piante) classifica le piante secondo le specie: alberi, frutici, suffrutici, erbe, con ulteriori sotto-raggruppamenti per genere. Di particolare interesse, per la (storia) della farmacia, è il libro IX, in cui è contenuto un elenco di droghe e medicinali e del loro valore terapeutico: è l’antenato delle materie mediche nell’antichità classica.

Teofrasto si dedicò a studiare oltre alla morfologia anche la riproduzione e la fisiologia delle piante in alcuni casi anticipando di secoli alcune conoscenze di botanica. Egli ha lasciato in eredità alcuni termini, ad esempio la distinzione tra il frutto, carpos, e l’involucro dei semi, pericarpon o il nome di molte piante ancora oggi usate tra cui Althaea, Anemone, Aristolochia, Arum. Distinse le piante dicotiledoni e monocotiledoni, le piante da fiore (angiosperme) e le gimnosperme, le piante sempreverdi e quelle decidue, ma colse anche distinzioni più minute, ad esempio esaminando la struttura dei fiori distinse petali liberi e petali fusi, ovario supero e ovario infero. Comprese così anche il funzionamento della fecondazione delle piante e colse la relazione tra la struttura di alcuni fiori e quella dei frutti che ne derivano.

Cina, India e Egitto

Sono queste le tre grandi civiltà in cui si ritiene che, circa 5.000 anni fa, si sia impiantata la farmaceutica. Secondo il farmacologo Alberico Benedicenti (1866-1961), la farmacologia nacque in India, nelle rigogliose foreste delle rive del Gange, come parte integrante della medicina ayurvedica. L’Ayurveda viene fatta risalire al dio creatore Brahma che, secondo la mitologia indiana, ha trasmesso «il segreto di liberarsi dalle malattie che causano tanti danni agli esseri viventi». L’Ayurveda si occupa, come avviene nella medicina cinese, del rapporto tra l’uomo e la natura: spirito, corpo e ambiente sono un unicum e come tale per ritrovare il benessere e la salute occorre curarli nell’insieme. A queste civiltà si deve la classificazione di vari prodotti vegetali, premessa per lo sviluppo di un’importante cultura erboristica. Sebbene non siano noti i componenti alla base di molti rimedi egizi, cinesi, babilonesi e di altre antiche civiltà, né esista un legame tra queste popolazioni, molte essenze e piante differenti, ma con analoghe proprietà farmacologiche, sono state impiegate per trattare gli stessi malanni. Si ipotizza, dunque, che la loro individuazione e identificazione delle proprietà, si siano fondate su un medesimo procedimento empirico di acquisizione di conoscenze. Inoltre, altro aspetto comune, tutte le antiche civiltà, oltre all’impiego delle erbe per offrire salute e ritrovare pieno benessere, facevano ricorso anche alla componente spirituale-religiosa. È il cammino verso la moderna concezione della salute definita dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”.

A ogni civiltà la sua storia

Ogni popolo ha le sue tradizioni. Tra gli assiro-babilonesi, secondo il Codice di Hammurabi, il medico-farmacista era passibile di importanti conseguenze, nel bene e nel male: se azzeccava la diagnosi o la cura di un nobile riceveva un ingente compenso in denaro, mentre se ne causava la morte o menomazioni gli si mozzava la mano; se a morire era uno schiavo, invece, il medico era condannato a rendere “schiavo per schiavo”.

In Egitto i farmaci si basavano su precise conoscenze di botanica e di erboristeria; erano costituiti essenzialmente da estratti di erbe e semi che venivano dosati con speciali pesi e misure, inoltre essi conoscevano l’arte di polverizzare le droghe e setacciarle e di preparare infusi e decotti. Fra gli egizi al medico-farmacista si rivolgevano anche le donne per ricette di cosmesi, e molti diventavano estetisti presso le corti dei faraoni o dei nobili ricavandone considerevoli privilegi e prestigio.

Gli antichi Cinesi, infine, conoscevano già parecchi millenni prima di Cristo, migliaia di rimedi terapeutici, usati ancora oggi nella medicina occidentale e orientale, quali per esempio l’efedra (o Ma Huang). L’origine della ‘scienza medica’ in Cina sarebbe dovuta all’imperatore Shen-nung: secondo la leggenda era un grande esperto di erbe, tanto da scrivere il primo grande erbario contenente la descrizione di numerose piante e di alcune centinaia di preparazioni erboristiche.

Il viaggio continua! Prossima puntata: Età Antica, le basi della moderna farmacologia.

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