Le malattie allergiche coinvolgono tutti gli organi a contatto con l’esterno e, per questo sono definite malattie ambientali. Le manifestazioni cliniche più comuni sono la rinite e l’asma, due malattie spesso associate. Entro la metà di questo secolo, gli esperti stimano che oltre il 50% della popolazione sarà allergica e non si profilano miglioramenti nello scenario futuro

Gli effetti del cambiamento climatico sulle allergie respiratorie

È ormai nota, infatti, l’esistenza di una correlazione sinergica tra inquinanti, pollini e allergeni, da rendere l’inquinamento estremamente dannoso per i soggetti allergici e i potenziali tali. Due fattori concorrono a rendere i soggetti più vulnerabili e aumentare la prevalenza di malattie allergiche:

  • il Global Warming e i cambiamenti climatici, che influiscono anticipando e/o prolungando le stagioni di fioritura delle piante; è interessante la cosiddetta “asma da temporale”, che si innesca durante gli episodi di forti piogge e raffiche di vento e provoca forme asmatiche gravi, anche tra pazienti che non sono allergici.
  • l’inquinamento contribuisce al danneggiamento della cosiddetta «‘barriera epiteliale’, scudo che filtra ciò che arriva dall’esterno, limitando il numero di sostanze che entrano in contatto col sistema immunitario. Il danneggiamento della barriera epiteliale provoca e alimenta l’infiammazione, fonte di malattie allergiche ma anche di altre malattie croniche»

lo ha spiegato Lorenzo Cecchi, presidente AAIITO (Associazione Allergologi e Immunologi Territoriali e Ospedalieri), nel suo intervento all’evento stampa organizzato da  Assosalute “Allergie respiratorie e clima: cosa sta cambiando e cosa sapere”.

L’importanza della prevenzione

Una corretta gestione delle allergie comincia dalla prevenzione. Dal punto di vista concettuale si parla di esposoma, per indicare la totalità delle esposizioni ambientali non genetiche a cui un individuo è sottoposto, compresi i cambiamenti climatici. «La cosiddetta ipotesi igienica, secondo cui le persone in contatto con gli agenti patogeni hanno meno probabilità di essere allergici, come ampiamente studiato nei bambini che nascono in contesti rurali rispetto ai loro coetanei che vivono in città», ha aggiunto il dottor Cecchi, spiega la maggiore incidenza di malattie allergiche nel mondo occidentale rispetto ad altri Paesi meno sviluppati.

Quali misure preventive consigliare?

  • adottare uno stile di vita sano, ricco di antiossidanti;
  • conoscere gli allergeni e le proprie allergie in modo da ottimizzare la terapia;
  • rimanere aggiornati sui sistemi di previsione e quelli di monitoraggio ambientale, sia per i pollini che per gli inquinanti;
  • porre attenzione agli allergeni indoor, acari della polvere e forfora degli animali da compagnia, adottando le giuste misure contenitivo;
  • utilizzare coscientemente le terapie, rispettando i tempi di cura.

Il ricorso ai farmaci di automedicazione

Infine, è utile sapere e riconoscere l’importanza dell’automedicazione responsabile nel contrastare efficacemente i sintomi dell’allergia, attraverso un uso responsabile dei farmaci da banco da utilizzare per periodi limitati; accanto ai farmaci di automedicazione, anche l’immunoterapia specifica con allergeni può diventare fondamentale nella cura delle allergie respiratorie.

Gli antistaminici, per uso topico o per via orale, rappresentano dei validi alleati «con un profilo di sicurezza molto elevato». Resta fondamentale la figura e il consiglio del farmacista ai fini di un corretto utilizzo dei farmaci di automedicazione. Alla persistenza della sintomatologia è invece raccomandato un consulto medico e/o specialistico, ai fini di una corretta diagnosi.

Laura Santarcangelo