Disturbi alimentari: la pandemia ne ha aumentato l’incidenza, soprattutto tra i giovanissimi

In crescita nell’ultimo anno il numero di diagnosi di circa il 30%, con un abbassamento della fascia d’età e un aumento di fenomeni di anoressia nervosa

Un’emergenza nell’emergenza: a poco più di un anno dall’inizio del Covid-19, l’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione clinica (ADI) ha riacceso l’attenzione su un fenomeno che desta grande preoccupazione soprattutto nei giovani, aggravatosi con l’avvento della pandemia. Stando agli ultimi dati diffusi dall’Associazione, tra febbraio 2020 e febbraio 2021, unitamente a un incremento di circa il 30% rispetto ai 12 mesi precedenti delle diagnosi di disturbo del comportamento alimentare, si è assistito a un netto abbassamento della fascia d’età (13-16 anni) e una prevalenza di casi di anoressia nervosa.

Le cause sono riconducibili alle restrizioni imposte dal Covid-19: isolamento sociale, distanziamento, didattica a distanza, assenza di certezze sul futuro, paura del contagio e tempi crescenti da dedicare all’immagine di sé. Tutto questo ha da una parte contribuito ad acuire disturbi alimentari già presenti, dall’altra a stimolare fenomeni di ricaduta causati da stati d’animo negativi stimolati dalla quarantena, unitamente alle ridotte possibilità di accesso alle cure. Nel fronteggiare questa situazione «bisogna fare attenzione a evidenziare solo la scarsità dell’offerta di trattamenti psicologici e psichiatrici nel corso dell’emergenza Covid-19, come se il trattamento di questi disturbi potesse essere esclusivamente di tipo clinico» ha messo in guardia Raffaele Bracalenti, presidente dell’Istituto di Psicoanalisi per le Ricerche sociali (Iprs).

«I disturbi alimentari se non riconosciuti in tempo e non curati in modo appropriato possono diventare cronici e nel peggiore dei casi portare alla morte – ha sottolineato Massimo Vincenzi, componente per ADI del Tavolo Tecnico del Ministero della Salute per la riabilitazione nutrizionale dei disturbi alimentari – Sia le persone obese che le persone sottopeso con un disturbo alimentare hanno normalmente un rischio maggiore di sviluppare complicanze mediche associate alla malnutrizione; tali rischi potrebbero aggravarsi in presenza di Covid-19. Rischi che inducono a ripensare e rivedere le strategie terapeutiche nell’ambito dei disturbi alimentari in questo lungo e difficile periodo e a intensificare i trattamenti psicologici online, cercando, per quanto possibile, di dare il massimo spazio a terapie virtuali intensive».

Dati del Ministero della Salute mostrano che in Italia a soffrire di disturbi alimentari sono circa 3 milioni di persone, di cui 2,3 milioni di adolescenti, con un’incidenza quasi totale sulle donne (96%, a fronte del 4% di uomini). A preoccupare particolarmente è l’abbassamento dell’età di insorgenza dell’anoressia nervosa, che in circa il 20% delle nuove diagnosi interessa il target 8-14 anni.

La risposta a questo tipo di disturbi tuttavia, per essere efficace e duratura, deve passare attraverso un percorso integrato e un approccio olistico volto a promuovere, insieme alla terapia psicologica, un corretto stile di vita e sane abitudini alimentari, coadiuvate anche dall’intervento di un nutrizionista.