Alla luce di disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sempre più diffusi, soprattutto tra i più giovani, è stata aggiornata la piattaforma online dei centri dedicati. A fine febbraio risultavano 126 strutture, di cui 112 pubbliche e 14 del privato accreditato. Più numerosi i centri presenti nelle Regioni del Nord Italia. La maggior parte propone assistenza specialistica di carattere ambulatoriale

I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, quali anoressia, bulimia, binge eating, risultano in continua crescita, con una prevalenza crescente tra i giovani unitamente a un preoccupante abbassamento dell’età di insorgenza.

Se non adeguatamente trattati, questi disturbi possono essere causa di serie conseguenze per l’organismo e portare finanche alla morte. Proprio alla luce di questo scenario, è stata aggiornata la piattaforma online dei centri dedicati alla cura di questi disturbi che, a fine febbraio 2023, risultavano 126 in tutto lo Stivale. Si tratta di 112 strutture pubbliche e 14 del privato accreditato.

La distribuzione territoriale dei centri

La piattaforma offre numerose indicazioni, a partire dalla distribuzione geografica dei centri che mostra una prevalenza di strutture nelle Regioni del Nord, pari a 63 – con un picco di 20 in Emilia-Romagna e 15 in Lombardia – seguite da quelle del Centro, che ne annoverano 23, di cui 8 nel Lazio, e 40 tra Sud e Isole.

L’età di presa in carico e le modalità di accesso

Rispetto all’età di presa in carico dei pazienti, l’84% dei centri ha dichiarato di prendere in carico maggiorenni di età pari o superiore ai 18 anni; l’82% il target 15-17 anni e il 48% minori fino all’età di 14 anni. In oltre tre quarti dei casi l’accesso è diretto; la maggioranza delle strutture prevede l’accesso tramite pagamento di un ticket (68%), il 33% consente un accesso gratuito mentre l’11% in modalità intramoenia.

Professionisti e interventi

I professionisti che lavorano all’interno di queste strutture sono 1.491, in prevalenza psicologi (25%), seguiti da psichiatri e neuropsichiatri infantili (18%), quindi da infermieri (15%), dietisti (12%), educatori professionali (8%), medici specialisti in nutrizione clinica (7%), internisti o pediatri (5%) e altri specialisti. La maggioranza dei centri propone assistenza specialistica di carattere ambulatoriale mentre l’assistenza residenziale è offerta nel 23% dei casi.

Si perviene alla diagnosi nella quasi totalità dei casi – 87% – grazie al DMS5, manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Una volta diagnosticato il problema, si procede a interventi di carattere psicoterapeutico nella quasi totalità dei casi, abbinata al monitoraggio della condizione psichico-fisico-nutrizionale (99%), nutrizionale (98%), interventi di carattere farmacoterapico (98%), psicoeducativo (97%), di abilitazione o riabilitazione fisica e sociale (66%).

L’approccio psicoterapeutico può essere individuale (98%), familiare (77%) o di gruppo (68%), spesso co-presenti. Tra gli interventi nutrizionali si annoverano il counseling dietologico (92%), la prescrizione di integratori alimentari (90%), la riabilitazione nutrizionale (85%), la nutrizione artificiale (71%), i pasti assistiti (67%), la supplementazione orale (65%).

Meno della metà dei centri offre una valutazione della qualità del servizio, presente nel 44% dei casi, rilevando comunque una piena soddisfazione degli utenti (97%), minore dei familiari (63%) e parziale degli operatori (42%).