I batteri intestinali possono diventare resistenti all’acarbosio

Un recente studio condotto dalla Princeton University e pubblicato sulla rivista Nature ha evidenziato che batteri e microrganismi di intestino e bocca possono diventare resistenti neutralizzando gli effetti dell’antidiabetico acarbosio

L’acarbosio è un antidiabetico, inibitore delle α-glucosidasi che, se assunto prima dei pasti, è in grado di ridurre il metabolismo dei carboidrati complessi i quali, venendo assorbiti più lentamente, evitano ai pazienti diabetici di andare incontro a picchi glicemici. La sua assunzione può avere tuttavia profondi effetti collaterali sul microbioma intestinale. È quanto hanno evidenziato i ricercatori della Princeton University, negli Stati Uniti, che hanno condotto uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Nature.

Lo studio“The human microbiome encodes resistance to the antidiabetic drug acarbose”si è occupato di verificare la reazione dei batteri di fronte all’azione dell’acarbosio. Utilizzando diverse tecniche di biologia molecolare, gli studiosi hanno osservato che i germi della flora batterica di bocca e intestino attivano una produzione enzimatica in grado di indurre modifiche nella struttura chimica del farmaco, attraverso la cosiddetta fosforilazione. Questo processo fa perdere alla molecola la sua capacità terapeutica, neutralizzando di fatto i suoi effetti. Alla base di tutto ci sono alcuni geni della resistenza che, stando a quanto emerso dallo studio, sono particolarmente diffusi, al punto che, in alcuni contesti, come nella placca gengivale, ne erano dotati il 99% dei batteri.

La resistenza a un farmaco non antibiotico

Questi risultati forniscono un esempio di diffusa resistenza del microbioma a un farmaco non antibiotico e suggeriscono che la resistenza all’acarbosio si è diffusa nel microbioma umano come strategia difensiva contro un potenziale produttore endogeno di una molecola strettamente correlata. L’acarbosio tuttavia, hanno evidenziato i ricercatori americani, rappresenta un farmaco particolare. È stato scoperto e quindi sviluppato a partire da un batterio della famiglia degli Actinoplanes; l’organismo umano, viene enfatizzato nello studio, potrebbe produrre spontaneamente molecole simili contro cui i batteri hanno nel tempo sviluppato resistenza. Non è dunque da escludere il verificarsi di simili fenomeni anche rispetto ad altri medicinali.

Fonte:

  • Balaich, J., Estrella, M., Wu, G. et al. “The human microbiome encodes resistance to the antidiabetic drug acarbose”. Nature 600, 110–115 (2021). https://doi.org/10.1038/s41586-021-04091-0