Il nuovo rapporto del Ministero sulle tossicodipendenze

Pubblicato dal Ministero della Salute il rapporto sulle tossicodipendenze che fornisce i dati relativi all’anno 2019. 130.168 i soggetti dipendenti da sostanze assistiti in Italia nel 2019 dai Servizi pubblici per le Dipendenze, l’86% dei quali di genere maschile. L’eroina rimane la sostanza più usata dagli utenti in trattamento, anche se il suo consumo ha registrato negli ultimi anni una progressiva decrescita

È stato pubblicato dal Ministero della Salute il Rapporto SIND sulle Tossicodipendenze relativo all’anno 2019, un report che illustra in dettaglio i dati relativi all’utenza e ai servizi pubblici per le dipendenze patologiche nel nostro Paese. Il Rapporto rappresenta l’analisi a livello nazionale dei dati rilevati attraverso il Sistema Informativo Nazionale per le Dipendenze, SIND, nell’anno 2019.

Nell’anno in esame sono stati assistiti dai 562 servizi pubblici per le dipendenze (Ser.D) 130.168 soggetti. L’eroina è ancora la sostanza più utilizzata dagli utenti in trattamento. L’attività principale dei Ser.D, si legge nel rapporto, “riguarda la cura, la prevenzione e la riabilitazione delle persone che hanno problemi di dipendenza. D’altra parte molta altra utenza accede ai servizi per controlli amministrativi previsti dalla legge e non necessariamente per scopi di cura: ad esempio le persone che chiedono un’attestazione di assenza di uso di sostanze a scopo di adozioni”.

Il personale dipendente all’interno dei Ser.D è risultato, al 31.12.2018 pari a 6.221 unità. Gli infermieri rappresentano circa un terzo del totale (30,2%), seguiti dai medici (22,3%) dagli assistenti sociali (13,6%), dagli psicologi (15%), dagli educatori professionali (9,4%) e dagli OTA/OSS (1,3%). A livello nazionale, il rapporto tra infermieri e medici risulta pari a 1,4, mentre il rapporto tra medici e psicologi è pari a 1,5.

Le caratteristiche dell’utenza

Nel 2019, i servizi pubblici per le dipendenze hanno assistito complessivamente 130.168 soggetti dipendenti da sostanze su un totale di quasi 225mila contatti. Di questi, 17.889 sono stati i nuovi utenti, pari al 13,7%, e 112.279 soggetti (86,3%) erano già in carico o rientrati dagli anni precedenti. La quota maggioritaria dei pazienti è di genere maschile, l’86%, con una quota di 1 femmina ogni 6 maschi. I pazienti in trattamento sono prevalentemente di nazionalità italiana, pari al 92,1%. Questo è ancor più vero per le donne, di nazionalità italiana nel 96,6% dei casi.

Classi d’età e occupazione

Per gli utenti totali le classi di età più frequenti sono quelle comprese tra i 35 e i 54 anni. Nei nuovi utenti, tuttavia, le classi di età più rappresentate sono quelle comprese tra 20 e 39 anni. La maggior parte degli utenti ha una fissa dimora. La maggioranza degli utenti maschi vive con la famiglia di origine (31,6%), mentre nelle femmine è più frequente la convivenza con partner e figli (28,2%). Minoritaria la quota di quanti vivono da soli, che si attesta di poco superiore al 10% (10,9%) e appare sovrapponibile tra i due sessi.

Più di 7 utenti su 10 presentano un livello di istruzione secondario. Questo è vero in particolare per i nuovi utenti; di contro, i vecchi utenti possiedono più spesso titoli di studio elementare o diploma di scuola media. Il 34% delle persone già in carico e il 26,9% dei nuovi utenti dichiara di avere una occupazione stabile e, rispettivamente il 9,3% ed l’8,2% una occupazione saltuaria. Disoccupati il 28,9% degli utenti già in carico e il 24% nei nuovi utenti.

Le sostanze più utilizzate

Il 65% dell’utenza in trattamento per uso di droga è in carico ai servizi per consumo di oppiacei, percentuale questa che scende al 31,3% per i nuovi utenti raggiungendo invece il 70,4% tra quelli già in carico. L’eroina rimane la principale sostanza utilizzata dagli utenti in trattamento, anche se la proporzione di soggetti sul totale dei trattati come sostanza di elezione è diminuita nel corso degli anni.

Tra gli utenti di nuovo arrivo primeggia la cocaina, utilizzata dal 37,4% dei nuovi utenti, mentre tra gli utenti già in cura questa sostanza si assesta a poco meno del 20% (19,2%). Negli anni è stato riscontrato un aumento tra quanti chiedono un trattamento per uso di cocaina, sostanza che, in particolare per la nuova utenza rappresenta il problema principale. L’accesso ai servizi per uso di cannabis appare decrescente per i nuovi utenti (27,8%) e crescente per i vecchi (9,2%).

Le modalità di accesso

Per quanto infine riguarda le modalità di accesso ai Ser.D, questo avviene per lo più in modo autonomo da parte di quei pazienti già in carico dagli anni precedenti. Per quanto concerne invece la nuova utenza, il 46,5% arriva al Ser.D in accesso diretto o su richiesta dei familiari o amici, l’11,3% per invio dell’autorità giudiziaria, il 10,8% per invio da altri servizi per le dipendenze e il 5,5% per invio da altri servizi sanitari.

Patologie concomitanti e comportamenti a rischio

Nell’anno in esame, il 6,5% degli assistiti, pari a circa 8.500 pazienti in trattamento presso i Ser.D, presentava una patologia psichiatrica. Il 59,8% risultava affetto da disturbi della personalità e del comportamento, il 15,1% da sindromi nevrotiche, l’11,4% da schizofrenia e altre psicosi funzionali, il 2,8% da depressione e il 2% da mania e disturbi affettivi bipolari.

Nel 2019 gli assistiti testati per Hiv sono stati 39.503, pari al 30,3% del totale di quelli in trattamento: positivi 1.633 soggetti, corrispondenti all’1,3% del totale dei trattati. I consumatori di stupefacenti per via iniettiva sono tra coloro che presentano un rischio molto elevato di contrarre malattie infettive come HIV ed epatiti.
Si legge nel rapporto: “Se si considerano coloro che hanno usato la sostanza per via iniettiva almeno una volta nella vita, risulta che oltre il 50% non è stato mai testato per l’HIV (52,1%); la stessa percentuale nei non iniettivi è pari al 67,2%. Solo il 28,2% degli utenti totali che hanno assunto la sostanza per via iniettiva almeno una volta nella vita è stato testato per l’HCV (10,3% negli ultimi 12 mesi); se si considerano solo i nuovi utenti tale percentuale si riduce al 18,7%. L’informazione sulla condivisione di aghi e siringhe viene rilevata solo per il 12,4% degli utenti che hanno fatto almeno una volta nella vita uso iniettivo. Limitando l’analisi a questi soggetti (n=5.764) risulta che il 48,4,7% ha condiviso aghi e siringhe almeno una volta nella vita”.