Immunomodulare con le piante

Sono in aumento le richieste da parte dei pazienti di prodotti indicati per potenziare il sistema immunitario. Ecco le principali novità per soddisfare le richieste della popolazione

L’immunomodulazione attuata mediante fitoterapici è studiata ed è in uso sia in medicina umana che veterinaria. Le numerose piante impiegate sono in grado di stimolare l’intero sistema immunitario in modo generale, oppure di agire più specificamente sul comparto dei linfociti B, che presiede la produzione di anticorpi, o sul comparto dei linfociti T, responsabile della risposta cellulo-mediata. Quest’anno la richiesta di prodotti per proteggersi in modo naturale dalle patologie circolanti è particolarmente elevata a causa del persistere della pandemia da virus SARS-CoV-2, responsabile dei casi di Covid-19. Il farmacista deve essere pronto e avere una scelta di prodotti selezionati appositamente da proporre alla clientela per soddisfare al meglio questa particolare esigenza.

Occorre però sempre tenere a mente che esistono situazioni in cui immunostimolare potrebbe non essere opportuno. È il caso, per esempio, di soggetti atopici o affetti da patologie autoimmuni, pazienti trapiantati, donne in gravidanza. Molta cautela anche per i pazienti oncologici o positivi all’Hiv, che dovrebbero discutere con il centro che li segue qualsiasi integrazione alle terapie, anche se naturale. È noto infatti che naturale non vuol dire necessariamente innocuo o privo di effetti indesiderati o di interazioni con i farmaci o con altri fitoterapici.

La fitoterapia occidentale

In Italia e nei paesi occidentali le piante inserite nella formulazione di fitoterapici e integratori immunomodulanti alle quali siamo abituati di solito servono per il trattamento sintomatico delle affezioni virali delle alte vie respiratorie e sono dotate di attività inibenti la replicazione dei virus che ne sono responsabili.

Il Centro di riferimento regionale in fitoterapia (www.cerfit.org) dell’Ospedale di Careggi a Firenze cita a questo proposito il Pelargonium sidoides, o geranio africano, pianta medicinale registrata per le sue caratteristiche anti-tosse, antinfiammatorie e immunomodulanti. I polifenoli contenuti al suo interno hanno dimostrato sperimentalmente di avere interessanti proprietà antivirali verso numerosi virus respiratori, tra i quali anche il coronavirus. Confermata anche l’efficacia delle varie specie di Echinacea (angustifolia, pallida, purpurea), in commercio in numerosissime preparazioni con le più varie forme farmaceutiche, sia per adulti che per bambini.

Le proprietà immunoprotettive e antinfiammatorie sono avvalorate da revisioni recenti della letteratura. Altre piante utili che conosciamo, provenienti dalla tradizione latino-americana, sono Uncaria tomentosa e Sambucus nigra, entrambe dotate di un alto contenuto di polifenoli e antociani che conferiscono l’attività antinfiammatoria e di contrasto ai virus influenzali evidenziata anche da recenti studi clinici.

La medicina tradizionale cinese

L’Organizzazione mondiale della sanità ha approvato 80 studi clinici mirati specificamente al contrasto del coronavirus responsabile della pandemia in corso. Di questi ben 15 riguardano la medicina tradizionale cinese.

A garanzia dell’efficacia e della sicurezza di prodotti in uso da secoli sono previsti scientifico: a riferirlo è la rivista Nature. percorsi rigorosi che seguono il metodo

La ricerca parte da testi storici e da metanalisi di letteratura scientifica sull’impiego di piante tradizionali cinesi nella prevenzione e trattamento della SARS e dell’influenza H1N1 e di altre malattie respiratorie virali, nonché da recenti programmi di prevenzione dall’epidemia di Covid-19 sempre con erbe tradizionali cinesi, attivati quest’anno dalle autorità sanitarie cinesi in varie regioni.

Una delle piante tradizionali il cui uso è supportato da dati di letteratura interessanti è la liquirizia (Glycyrrhiza glabra), impiegata in pazienti con infezioni polmonari virali grazie alle sue doti antinfiammatorie, sedative della tosse, immunomodulanti e antivirali. Non per niente la radice di liquirizia è inserita nei succitati programmi di prevenzione dal febbraio 2020. Un’altra radice ben nota anche in Occidente è quella dell’astragalo (Astragalus membranaceus). I polisaccaridi che contiene sono in grado di inibire la replicazione di virus responsabili di infezioni bronchiali.