La stipsi: sintomi e trattamenti

Alcune persone soffrono di stipsi solo per un breve periodo, mentre per altri può essere una condizione permanente. Convivere con la stitichezza può creare uno stato di disagio e di difficoltà tale da condizionare la vita sociale

Con il termine di stitichezza o stipsi si intende sia la difficoltà nell’espletare la funzione intestinale sia una evacuazione poco frequente. La “regolarità intestinale” è un parametro molto soggettivo. L’evacuazione non deve necessariamente essere quotidiana ma si considera entro la norma una frequenza di evacuazione di almeno tre volte alla settimana. Si tratta di un disturbo piuttosto comune che riguarda circa il 20% degli italiani adulti, soprattutto anziani e donne, colpite dal disturbo quasi quattro volte più degli uomini. È più frequente in chi è sottoposto a stress psicologici o in chi soffre di depressione. Aumenta con l’età ma interessa anche il 10% dei bambini.

Stipsi acuta e cronica: quali le cause?

La stipsi non è una malattia ma è un sintomo che può insorgere a causa di diverse alterazioni organiche o funzionali dell’intestino. Si distinguono due tipi di stipsi:

  • acuto;
  • cronico.

La stipsi acuta è transitoria ed è comune in gravidanza, in persone sedentarie o che non si idratano a sufficienza. Può manifestarsi nel periodo che segue un intervento chirurgico, dopo un viaggio o per un cambio di abitudini alimentari. La stitichezza è definita cronica quando i disturbi sono presenti per 12 settimane, anche non consecutive, nel corso di un anno. La stipsi cronica può essere causata da disfunzioni motorie intestinali o ano-rettali (il transito rallentato è la causa più frequente, responsabile del 75% dei casi) o essere conseguenza di diverse patologie come la diverticolosi, malattie infiammatorie croniche intestinali, tumori del colon-retto, malattie neurologiche. Patologie ano-rettali come emorroidi e ragadi, diabete e morbo di Parkinson spesso hanno come conseguenza la stipsi cronica. Farmaci, come per esempio anestetici, antiacidi, analgesici-oppioidi e antidepressivi, possono rallentare il transito delle feci nell’intestino e determinare stitichezza.

Quali i sintomi e le complicanze?

I sintomi più comuni che vengono riferiti dai pazienti sono:

  • ridotta frequenza delle evacuazioni;

difficoltà o dolore al passaggio delle feci;

eliminazione di feci dure, secche e nodose;

senso di ostruzione o di blocco anale che richiede il ricorso a manovre manuali o a clisteri e supposte;

sensazione di una evacuazione incompleta, mancanza di stimolo e sforzo eccessivo e prolungato per ottenere l’evacuazione.

Di rado si possono presentare alcune complicanze, però, se si soffre di stitichezza per un periodo molto lungo, potrebbero comparire dolore, prurito, sanguinamento e gonfiore del retto, perdita di sensibilità dentro e intorno all’ano, perdita involontaria di feci, prolasso rettale a seguito di ripetuti sforzi, emorroidi e ragadi anali. La stipsi può avere anche una complicanza molto seria, il “fecaloma”, un accumulo di feci che si può fermare in qualsiasi tratto del colon e che può portare, anche se raramente, a ischemia rettale.

Come modificare la dieta?

Qualunque sia l’origine della stipsi e indipendentemente dalla difficoltà di individuare con precisione la causa, il primo intervento per un miglior controllo del disturbo deve riguardare la dieta. È indispensabile aumentare il consumo giornaliero di fibre, in grado di accrescere il peso e il volume delle feci e di velocizzarne il passaggio attraverso l’intestino, consumando frutta fresca, verdura e cereali integrali. L’aumento di fibre deve avvenire in modo graduale nell’arco di alcune settimane, per evitare la formazione di gas intestinali con conseguente gonfiore addominale. È indicato anche includere nella dieta giornaliera una porzione di yogurt o latte fermentato. L’apporto di liquidi deve essere di almeno 1,5 – due litri al giorno, costituito da acqua naturale, tisane o brodo. Limitare, invece, il consumo di alcol, tè e caffè, anche se un caffè al mattino aumenta i movimenti intestinali. Evitare formaggi fermentati, fritti e grassi di origine animale.

Quando ricorrere ai lassativi?

Quando una dieta appropriata, una idratazione adeguata e un’attività fisica regolare non sono sufficienti ad alleviare i sintomi della stipsi e a regolarizzare la funzionalità intestinale, si rende necessario ricorrere ai lassativi.

È necessario sottolineare che quando i lassativi sono utilizzati troppo di frequente si instaura una assuefazione con progressiva diminuzione della loro efficacia. Inoltre, l’abuso di lassativi può causare crampi e coliche addominali, atonia del colon e disidratazione e il loro uso eccessivo può interferire con l’assorbimento di vitamine e sali minerali nell’intestino. I lassativi non devono essere usati in caso di malattie del tratto gastrointestinale a carattere infiammatorio quali morbo di Crohn e colite ulcerosa.

Quali caratteristiche hanno i lassativi di volume?

Si tratta di fibre vegetali (psyllum, crusca, ispaghula, sterculia) o derivati della cellulosa che, trattenendo acqua nel lume intestinale, aumentano il volume delle feci e favoriscono la peristalsi. Sono indicati per chi non assume fibre a sufficienza con l’alimentazione e devono essere associati ad abbondante assunzione di liquidi. Il loro effetto non è immediato ma si produce dopo alcuni giorni di trattamento. Possono causare meteorismo e gonfiore addominale, soprattutto nel primo periodo di terapia. Da ricordare che alcuni prodotti possono contenere glutine e sono da evitare in caso di intolleranza.

Quale meccanismo d’azione per emollienti e lubrificanti?

Il più utilizzato è l’olio di vaselina, una miscela di paraffine che agisce lubrificando e ammorbidendo la massa fecale. Può determinare malassorbimento di vitamine liposolubili e irritazione perianale per cui l’uso non dovrebbe superare le due settimane. Il sodio docusato è una sostanza surfattante che abbassa la tensione superficiale fecale favorendo il mescolamento con le sostanze lipidiche, con l’effetto di ammorbidire le feci. Ha una azione lassativa blanda, è poco tossico in quanto è assorbito in modesta quantità, ma può influenzare la permeabilità intestinale di altre sostanze. Effetto emolliente e lubrificante, ma anche di tipo osmotico, per la glicerina che, somministrata per via rettale, facilita il passaggio delle feci ispessite anche stimolando la contrazione del retto.

Come agiscono i lassativi osmotici?

Lattulosio, sorbitolo, macrogol e lassativi salini, attraverso un meccanismo osmotico sono in grado di trattenere i liquidi nell’intestino o di agire modificando la distribuzione dei liquidi nella massa fecale, rendendo le feci più morbide. Il lattulosio è un lassativo blando, a lenta efficacia, generalmente ben tollerato anche se può provocare meteorismo. Le soluzioni elettrolitiche di polietilenglicole (Peg o Macrogol) sono in grado di aumentare la morbidezza delle feci e la frequenza delle evacuazioni, con buona efficacia e minori effetti collaterali rispetto al lattulosio. I purganti salini (sali di magnesio e di sodio) vengono assorbiti in quantità modesta nell’intestino, trattengono un elevato volume di fluidi che, favorendo la distensione dell’intestino, portano a un rapido effetto purgante, spesso però accompagnato da crampi addominali. Tutti gli osmotici possono causare disidratazione.

Quali le proprietà dei lassativi stimolanti?

In questa categoria rientrano gli antrachinoni (senna, frangula, aloe, cascara e rabarbaro) e il bisacodile.

Aumentano la motilità intestinale in quanto impediscono il naturale riassorbimento dell’acqua e degli elettroliti da parte della mucosa del colon, provocando dei dolori crampiformi e il passaggio di feci semisolide entro sei-otto ore.

L’uso prolungato può causare un deterioramento della funzionalità intestinale fino a causare il cosiddetto “colon atonico”, provocare la sindrome dell’intestino pigro e gravi alterazioni idro-elettrolitiche. Sono i lassativi più usati ma sono anche “abusati” da chi soffre di anoressia o bulimia.

Quali ulteriori consigli per chi soffre di stipsi cronica?

Si raccomanda di ricorrere ai lassativi in modo appropriato cioè utilizzandoli, se necessario, a giorni alterni e per un periodo di tempo limitato.

Per stimolare la funzionalità intestinale svolgere un’attività fisica, anche moderata, ma costante e magiare a orari regolari senza saltare i pasti. Importante è cercare di avere una routine nell’utilizzo della toilette, possibilmente subito dopo uno dei pasti principali poiché l’ingestione del cibo stimola la motilità del colon, e rispondere agli stimoli naturali dell’intestino, evitando di ritardare l’evacuazione.

L’evacuazione dovrebbe essere un atto spontaneo, realizzato con la minima spinta necessaria, per evitare la comparsa di patologie anorettali come emorroidi, ragadi anali e prolasso rettale.