Le nanotecnologie trovano crescente applicazione nei più diversi ambiti, compresa la nutrizione umana. Tuttavia, per farle progredire al meglio possono essere utilizzati metodi alternativi alla sperimentazione animale. A tale riguardo Efsa ha stanziato 5,3 milioni di euro per un progetto che vede capofila l’Iss

Le nanotecnologie sono sempre più diffuse nei diversi ambiti, ma per utilizzarle in modo sicuro si stanno cercando metodi alternativi alla sperimentazione animale. Per promuovere questi metodi e il loro utilizzo nella valutazione del rischio, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha assegnato un finanziamento di 5,3 milioni di euro al consorzio costituito per iniziativa dell’Istituto superiore di sanità in risposta alla call NAMS4NANO che comprende prestigiose istituzioni internazionali.

Le NAM – New Approach Methodologies

Le New approach methodologies (Nam), racchiudono l’insieme di approcci metodologici alternativi alla sperimentazione animale comprendenti organismi diversi da mammiferi, come ad esempio embrioni di pesce, colture cellulari, modelli in silico basati sulle tecnologie informatiche, tecnologie omiche. L’uso integrato delle diverse NAM, se adeguatamente sviluppato, può consentire di ottenere informazioni scientificamente valide in modo più rapido ed efficiente rispetto agli studi su animali.

Il progetto

Il progetto si articola in 3 lotti, di cui 1 vede capofila l’Istituto superiore di sanità che riceverà 1,2 milioni di euro. L’obiettivo è quello di progredire nell’uso delle Nam per comprendere gli effetti dei nanomateriali e i meccanismi associati quale problema emergente della valutazione del rischio tossicologico in sicurezza alimentare.

«Abbiamo proposto un sistema di qualifica per facilitare l’uso delle Nam in ambito regolatorio – ha sostenuto Francesco Cubadda, del Dipartimento di Sicurezza alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica veterinaria, capofila dell’Iss e coordinatore del lotto 3 – e 10 casi studio. I primi cinque ambiscono a dimostrare come le NAM siano in grado di gettare luce su aspetti specifici dei materiali sulla nanoscala e come dall’integrazione dei dati così prodotti con le evidenze esistenti (studi animali o sull’essere umano) si possa condurre una valutazione del rischio completa. Gli altri cinque casi studio hanno un contenuto più metodologico: ambiscono a sviluppare strumenti e metodi per affrontare gli aspetti ‘nanospecifici’ nelle diverse fasi della valutazione del rischio».

I casi di studio

Come richiesto da Efsa, i casi studio saranno incentrati sia su nanomateriali sia su materiali convenzionali con una frazione sulla nanoscala, tutti con stretta attinenza all’impiego nella filiera agroalimentare. Gli ambiti considerati sono: le fonti di nutrienti presenti, ad esempio, negli integratori, i novel foods, gli additivi alimentari, gli additivi per l’alimentazione animale, i materiali a contatto con gli alimenti e i pesticidi.

I casi studio verranno utilizzati dall’Efsa per aggiornare le linee guida dell’Autorità sulla valutazione del rischio di materiali integralmente o parzialmente sulla nanoscala impiegati nella produzione di alimenti.