Le abitudini degli italiani sono peggiorate a causa di maggiore sedentarietà, una dieta ricca di grassi e zuccheri e maggior consumo di alcol. Gli effetti sulla salute non stentano ad arrivare, come dimostra l’aumentata incidenza di patologie del fegato che, se trascurate, possono evolvere verso forme gravi e croniche. Dal Veneto un modello per rispondere ai bisogni di cura dei pazienti e giocare d’anticipo per prevenirne l’insorgenza: la rete Epatologica Veneta

Negli ultimi anni le abitudini degli italiani hanno subito, complice anche l’ultimo triennio segnato dalla pandemia Covid-19, un grave peggioramento: è aumentata la sedentarietà, l’alimentazione scorretta, più ricca di grassi e zuccheri, e il consumo di alcol, tutti elementi che si ripercuotono in modo grave sulla salute, in particolar modo su quella del fegato.

L’allarme dei medici

«È aumentato il consumo di psicofarmaci e di bevande alcoliche, dilaga la vita sedentaria e aumentano le persone obese e in sovrappeso, tutto questo a scapito del fegato che presenta il conto: cirrosi, che può portare a gravi complicanze come ascite, insufficienza renale, encefalopatia epatica, ipertensione portale, varici esofagee, peritonite batterica spontanea, fino ad arrivare all’epatocarcinoma. I casi vanno individuati precocemente perché possono evolvere verso una epatopatia cronica o addirittura in cirrosi.

C’è bisogno di una educazione al consumo consapevole di alcol e in generale di aumentare la consapevolezza delle persone rispetto alle malattie del fegato. È quanto i medici di famiglia cercano di promuovere nei loro frequenti contatti, con le difficoltà legate al progressivo incremento dei carichi di lavoro e degli adempimenti burocratici, in attesa di una riorganizzazione. Anche la formazione va ripresa, così come vanno facilitati i contatti tra medici di medicina generale e specialisti ad esempio introducendo la possibilità del teleconsulto» ha spiegato Maurizio Cancian, segretario della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, SIMG, della Regione Veneto.

Le cattive abitudini e le conseguenze sulla salute del fegato

Una dieta scorretta ha fatto sì che ad oggi obesità e sovrappeso siano dilaganti nel paese, con quote preoccupanti che interessano anche i più piccoli. Si riscontra inoltre un preoccupante aumento nel consumo di psicofarmaci (+14% tra il 2000 e il 2019 stando ai dati Ocse) e di bevande alcoliche (con oltre 8,6 milioni di persone a rischio dipendenza, 800mila minorenni e 2,5 milioni di over 65 a rischio per patologie e problematiche correlate). A questo si aggiunge una vita ormai troppo sedentaria, con importanti ricadute a scapito del fegato.

L’incidenza delle patologie epatiche

La cirrosi epatica nel nostro Paese colpisce circa 180 mila persone, con una prevalenza dello 0,3% sul totale della popolazione. Si tratta di una malattia sovente sottovalutata e trascurata ma che pesa in modo importante: basti pensare che annualmente i decessi per cirrosi in Europa sono 170mila, con 10-15mila solo nel nostro Paese. Nel 64% dei casi sono alcol correlati.

Se opportunamente intercettata e trattata, la cirrosi può essere gestita, ma sovente viene trascurata portando a complicanze molto serie, fino ad arrivare all’epatocarcinoma e al trapianto. A ciò si aggiunge il fatto che i pazienti con patologie epatiche non vengono indirizzati tempestivamente allo specialista così come avviene in presenza di altre patologie, con conseguenti dilazioni temporali e complicanze.

La rete epatologica veneta

Per colmare questo gap, la Regione Veneto ha istituito la Rete Epatologica Veneta con l’obiettivo di migliorare la presa in carico dei pazienti con malattie del fegato, per gestire in modo ottimale i percorsi di cura, migliorare la qualità di vita dei pazienti e ridurne la mortalità. Una rete che poggia le basi su tre pilastri: stratificazione della popolazione sulla base dello stato di salute, innovazione organizzativa e digitale e stretto legame tra centri hub e spoke e medicina territoriale.

Come spiega il professor Paolo Angeli, Direttore della Clinica Medica 5 dell’AOU di Padova e Coordinatore della Rete Epatologica Veneta «la Rete Epatologica Veneta nasce per rispondere a questi bisogni. Si tratta della prima Rete Epatologica in ambito nazionale ad essere deliberata da una regione ed è la prima creata sulle Linee Guida dell’AISF, (Associazione Italiana per lo Studio del Fegato). La rete si propone di garantire ai pazienti con malattia epatica della nostra regione equità, tempestività e continuità nel percorso di diagnosi e cura superando le difficoltà che attualmente esistono nella diagnostica precoce e nelle modalità operative di referral alle strutture specialistiche».

«L’attivazione della Rete Epatologica Veneta costituisce un passo sostanziale per garantire all’utente della sanità la migliore assistenza indipendentemente da dove abiti e da quali siano le sue capacità di muoversi all’interno della Regione – prosegue Fabio Farinati, Direttore Dipartimento di Scienze chirurgiche oncologiche e gastroenterologiche UNIPD. – La rete garantisce, infatti, lo scambio di informazioni e di capacità gestionali fondamentale per mettere a disposizione del paziente il miglior percorso diagnostico terapeutico senza che debba, salvo eccezioni, essere accentrato in strutture Hub. Questo è particolarmente rilevante per le patologie di cui noi ci occupiamo direttamente, quali i tumori del fegato, per i quali l’Azienda Ospedale Università di Padova è centro di riferimento, o il trapianto di fegato. Negli anni sono state messe in atto una serie di iniziative tese a creare collaborazioni tra i vari Centri che garantissero una valutazione concordata delle problematiche epatologiche complesse ma ora, con l’avvio della Rete, queste collaborazioni troveranno una strutturazione che garantisce ai pazienti e agli operatori di Hub, Spoke e sul territorio la certezza di partecipare ad un processo gestionale di alta qualità».

Già da alcuni anni il Veneto si distingueva per la presenza di alcune reti assistenziali: quella gastroenterologica per le urgenze endoscopiche di primo livello dal 2010 o le piattaforme “Ottimo” e “Navigatore” per il trattamento delle epatiti virali attive rispettivamente dal 2013 e 2015, nonché il progetto “Referral” per segnalare i pazienti con malattia epatica avanzata al Centro Trapianti di Padova.

«Seguendo le suddette caratteristiche, la Rete Epatologica Veneta prevede un insieme di strutture e di professionisti specializzati nella diagnosi, nella cura e nella gestione delle malattie del fegato, con l’obiettivo di fornire ai pazienti una cura completa e personalizzata attraverso l’utilizzo di approcci diagnostici avanzati e terapie innovative, oltre a supportare la prevenzione delle malattie epatiche attraverso la sensibilizzazione pubblica e la promozione di uno stile di vita sano» interviene il Professor Francesco Paolo Russo, UOC Gastroenterologia/UOSD Trapianto Multiviscerale, Azienda Ospedale-Università di Padova.