Psoriasi, prevenire le recidive

Un possibile approccio terapeutico integrato in caso di dermatite cronica, sia per via orale sia per via topica, può essere mirato a ridurre la componente infiammatoria. Tra le sostanze vegetali indicate per il trattamento della psoriasi si segnala in particolare l’elicriso

A differenza di quanto suggerito dall’etimologia del termine – che deriva dal greco psorìasis ossia scabbia – la quale rimanda con immediatezza all’infestazione cutanea causata dall’acaro Sarcoptes scabei, la psoriasi è un’alterazione della pelle assolutamente non infettiva, a carattere cronico e recidivante. È dunque importante mettere in atto trattamenti naturali coadiuvanti che consentano di prolungare i periodi di remissione e ridurre l’esacerbazione dei sintomi degli inevitabili periodi di aggravamento.

Parola d’ordine: calmare l’infiammazione

La psoriasi, in quanto dermatite cronica, trova nell’infiammazione uno dei suoi elementi caratterizzanti. Una terapia naturale potrà quindi prendere in esame un approccio terapeutico integrato, sia per via orale sia per via topica, mirato a ridurre la componente infiammatoria. Per uso orale potrebbero rivelarsi utili sia la viola del pensiero (Viola tricolor) sia il ribes (Ribes nigrum). La Viola tricolor (infuso, estratto secco, tintura madre), oltre a contribuire al drenaggio in modo blando, dimostra proprietà antinfiammatorie, emollienti e antipruriginose utili nella gestione della sintomatologia. Il Ribes nigrum, in forma di gemmoderivato (macerato glicerico), per la sua azione cortisonosimile può affiancare efficacemente gli altri rimedi fitoterapici, contribuendo a ridurre la componente infiammatoria, il bruciore e il prurito. Sono numerosi i principi attivi per via topica interessanti per le loro proprietà antinfiammatorie, idratanti, dermoprotettive e rigeneranti. Tra questi ve ne sono alcuni più noti e di uso comune – quali la propoli, la calendula (Calendula officinalis L.) e l’aloe (Aloe barbadensis) – e altri meno diffusi nell’uso topico, ma altrettanto efficaci, quali la liquirizia (Glycyrrhiza glabra) e la camomilla (Matricaria recutita L.). Quest’ultima, per quanto ampiamente utilizzata in Italia principalmente a scopo rilassante e digestivo, può trovare proprio nella cura della pelle e delle mucose la sua funzione elitaria. Tra i maggiori responsabili dell’efficace attività lenitiva della pianta vi sono i flavonoidi derivati dall’apigenina e dalla luteolina, che in modelli sperimentali di dermatite hanno dimostrato un’efficacia antinfiammatoria significativa. Fondamentali, ai fini dell’azione decongestionante della pianta – oltre ai composti flavonici – anche i componenti dell’olio essenziale (alfa-bisabololo e camazulene). Analogamente alla calendula, la camomilla può favorire infine la riparazione dell’epidermide e del derma, stimolando il microcircolo cutaneo e l’attività dei fibroblasti con promozione della sintesi di collagene, fibre elastiche e acido ialuronico. Inoltre, può inibire l’enzima idluronidasi, rallentando la distruzione della sostanza fondamentale del derma.

Il ruolo dell’elicriso

Quando si parla di sostanze vegetali indicate per il trattamento della psoriasi, le sommità fiorite dell’elicriso (Helichrysum italicum) – pianta caratteristica della macchia mediterranea dall’aroma penetrante e dai fiori giallo oro – rivestono un ruolo centrale. Numerose le evidenze scientifiche per le sue proprietà antinfiammatorie, antiallergiche e depurative sull’intero organismo e soprattutto a livello della cute e del connettivo. L’efficacia è legata alla presenza, oltre che dell’olio essenziale, di una rilevante concentrazione di flavonoidi nel fitocomplesso della pianta. I meccanismi d’azione che ne supporterebbero l’attività antinfiammatoria sono molteplici: tra questi l’inibizione degli enzimi infiammatori, l’attività antiossidante e l’effetto simil-corticoide. Gli estratti di elicriso – sia per uso interno sia esterno – possono quindi trovare impiego in caso di dermopatie quali la psoriasi e l’eczema, allo scopo di consentire la regressione dell’eritema, accelerare i processi di riparazione, evitando l’eccessiva proliferazione tissutale e attenuare i sintomi (bruciore, prurito). L’infuso, utilizzabile sia per via interna sia in applicazione topica (lavaggi, spugnature, impacchi), può essere preparato a partire da 1,5 g di sommità fiorite essiccate (3 g per l’infuso ad uso topico), in infusione – per 15 minuti – in 150 ml di acqua bollente. Se ne consumano due-tre tazze al giorno. Va precisato che, per il suo gusto poco gradevole, è bene valutarne l’associazione con piante aromatizzanti come la liquirizia o la buccia d’arancio e limone. Prevalentemente sicuro, l’elicriso è comunque imitato, nell’uso orale, dalla controindicazione in caso di piccoli calcoli alle vie biliari, poiché potrebbe aggravare l’occlusione.