Vaccino antinfluenzale: inadeguata la quota destinata alla popolazione attiva

FOFI, Federfarma e Assofarm si esprimono sulle decisioni della Conferenza Stato Regioni relative alla quota di vaccini antinfluenzali da destinare alle farmacie

Mai come quest’anno la vaccinazione antinfluenzale assume – come sostenuto da tutta la comunità medico-scientifica – un valore fondamentale per tutta la popolazione, sia per i soggetti identificati come a rischio sia per i soggetti attivi.

Per questo motivo, fin dal mese di luglio FOFI, Federfarma e Assofarm avevano segnalato la necessità di trovare una soluzione alla possibile carenza di vaccini antinfluenzali nelle farmacie. Declinano, quindi, qualsiasi responsabilità in ordine a eventuali difficoltà che potrebbero avere i cittadini nel rifornirsi dei vaccini, qualora non venisse incrementata la quota al momento destinata alle farmacie, ferma restando la copertura vaccinale per i soggetti fragili e a rischio.

La decisione di destinare alla distribuzione alle farmacie solo l’1,5% dei vaccini antinfluenzali acquisiti dalle Regioni non garantisce una risposta adeguata ai bisogni della popolazione attiva: appare del tutto insufficiente rendere disponibili solo 250.000 dosi a fronte di un fabbisogno stimato tra 1,2 e 1,5 milioni di dosi. A questo proposito, come scrive il Ministero della Salute nel documento proposto alla Conferenza Stato-Regioni e da questa approvato,  “è da tener conto, anche, che l’indisponibilità di vaccini in vendita nelle farmacie per le persone che desiderano evitare la malattia influenzale e che non appartengono a categorie a rischio, potrebbe indurre allarme sociale e vanificare gli sforzi di sensibilizzare la popolazione sull’importanza della vaccinazione quale strumento efficace di prevenzione, lanciando un messaggio contraddittorio”.

A fronte di questa affermazione, stupisce che la Conferenza Stato-Regioni abbia deciso di destinare alle farmacie una quota minima pari solo all’1,5% delle dosi totali, ben lontana da quella auspicata nello stesso documento.

FOFI, Federfarma e Assofarm si aspettano quindi che, in occasione del prossimo incontro presso il Ministero della salute, previsto per il 16 settembre, si trovino fin da subito soluzioni per permettere di rimodulare questa quota minima e di avvicinarsi al fabbisogno reale dei cittadini non inclusi nelle fasce a rischio, che anche il Ministero della salute, nello stesso documento, afferma aggirarsi tra il 3 e il 10% delle dosi acquisite dalle Regioni.