Negli ultimi anni, diverse esperienze internazionali hanno dimostrato che l’IA può integrarsi stabilmente nei processi farmaceutici. Non più sperimentazioni isolate, ma soluzioni operative che alleggeriscono il peso burocratico, migliorano la gestione delle prescrizioni e rendono più efficienti i servizi rivolti ai cittadini.

Come spiega Alessandro Ceccarelli, in Francia oltre ottomila farmacie utilizzano sistemi di intelligenza artificiale per leggere ricette, controllare interazioni e suggerire alternative in caso di carenze, contribuendo ad una notevole riduzione delle ore dedicate alla burocrazia e una maggiore sicurezza per il paziente.

Alessandro Ceccarelli, CEO & Founder di Pharmadvice e professore alla Luiss

In Germania, un esempio significativo è rappresentato dagli assistenti digitali che supportano i farmacisti nella gestione di ordini, aggiornamenti di listini e comunicazioni ricorrenti, consentendo loro di dedicare più tempo alle attività cliniche e di consulenza. In parallelo, esistono anche chatbot multilingua pensati per le zone rurali o con elevata presenza di popolazione straniera, in grado di rispondere in diverse lingue e permettere ai pazienti di prenotare o preordinare prodotti direttamente via chat, ampliando così l’accessibilità dei servizi.

E l’Italia?

Anche nel nostro Paese si iniziano a vedere i primi risultati. Ceccarelli ricorda che, già prima dell’avvento dei modelli linguistici, l’intelligenza artificiale ha permesso a circa due farmacie su tre di ottimizzare gli ordini, riducendo i costi logistici e generando risparmi significativi. Con l’avvento di ChatGPT (c.d. modelli LLMs), il paradigma cambia. Il sistema è in grado di replicare processi cognitivi e, dunque, di gestire in autonomia attività verticali in farmacia.

«Il vero salto di qualità arriva quando l’IA smette di essere percepita come un progetto sperimentale, l’ennesimo software, e diventa un alleato, che lavora senza richiedere sforzi aggiuntivi al farmacista – ha affermato Ceccarelli – Il segreto è l’integrazione: non qualcosa che grava sulle attività della farmacia ma un supporto che si innesta nei flussi già esistenti, fornendo alert e suggerimenti, esattamente quando servono. È questo che rende l’IA concreta, semplice e utile nella quotidianità di una farmacia privata: riduce il carico di attività amministrative e lascia più spazio alla relazione con i pazienti».

La vera sfida, aggiunge, non è tanto tecnica quanto strategica, in quanto le farmacie devono scegliere se guidare questo cambiamento o subirlo. In un mercato che evolve alla velocità del digitale, non muoversi equivale a perdere competitività e rischiare di restare indietro.

Le nuove competenze del farmacista

La tecnologia può alleggerire molti compiti, ma non sostituirà mai la figura del farmacista, che resta il punto di riferimento per la salute e la fiducia dei pazienti. Come sottolinea Gianluca Cammarata, sarà necessario acquisire nuove competenze per governare questi strumenti con consapevolezza. Non si tratta di diventare informatici, ma di sviluppare un’alfabetizzazione digitale di base: comprendere come funzionano i modelli probabilistici, interpretare i dati che generano e distinguere tra semplici automatismi e sistemi realmente intelligenti.

Gianluca Cammarata, farmacista ed esperto di innovazione digitale

A ciò si aggiunge la conoscenza del quadro normativo e la capacità di valutare con senso critico i suggerimenti degli algoritmi.  Il farmacista deve sviluppare capacità di riconoscere bias algoritmici, mantenere il controllo decisionale finale e applicare il principio di precauzione quando l’IA suggerisce azioni che potrebbero impattare la sicurezza del paziente. Questo include la capacità di spiegare le proprie decisioni quando si discostano dai suggerimenti dell’IA e di documentare adeguatamente i processi decisionali per eventuali verifiche posteriori.

La formazione continua attraverso ECM specifici su IA sanitaria e aggiornamenti normativi diventa obbligatoria per trasformare il farmacista da semplice utilizzatore a supervisore critico e responsabile della tecnologia.

Il futuro

Le prospettive delineate da Ceccarelli e Cammarata sono complementari. Da un lato, l’intelligenza artificiale come leva per rendere le farmacie più efficienti, moderne e competitive; dall’altro, il farmacista come garante della sicurezza, della trasparenza e della fiducia. La farmacia del futuro non sarà sostituita dalla tecnologia, ma potenziata da essa: più veloce nei processi, più accessibile nei servizi, ma sempre radicata nella relazione personale con i pazienti, che rimane il cuore insostituibile della professione.

L’adozione passa da cultura e alleanze

Secondo Ceccarelli, la diffusione dell’innovazione richiede un approccio collettivo. Università, ASL ed enti pubblici possono svolgere un ruolo decisivo garantendo validazione scientifica, favorendo la condivisione dei dati e sostenendo piattaforme comuni. È stata proprio questa strategia a consentire alla Germania di accelerare l’adozione, evitando che le soluzioni restassero confinate a progetti pilota.

Perché lo stesso accada in Italia occorre muoversi su più fronti:

  • Culturale: superare la percezione dell’intelligenza artificiale come un vezzo tecnologico e riconoscerla come un supporto operativo concreto.
  • Tecnico: far dialogare tra loro sistemi diversi così da generare previsioni affidabili e alimentare i modelli predittivi.
  • Organizzativo: proporre soluzioni con interfacce semplici e pochi alert mirati, favorendo un’adozione graduale che inizi da funzioni essenziali, come il monitoraggio gestionale e un chatbot per i clienti, per poi crescere passo dopo passo.

Solo in questo modo l’IA potrà diventare uno strumento realmente utile e diffuso nella quotidianità delle farmacie, non un esperimento confinato alla teoria.

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