Dagli oppiacei, ai sedativi e narcotici, come il GBL e il GHB, dagli stimolanti ai cannabinoidi, fino agli allucinogeni: sono 79 le sostanze psicoattive (NPS) che circolano in Italia e che purtroppo vengono spesso impiegate nei casi di violenza sessuale, sciolte in un drink all’insaputa della vittima per stordirla e favorire l’aggressione.
Ad informare sul tema è stato il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in occasione del 57° Congresso Nazionale della Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica – Medicina di Laboratorio (SIBioC), tenutosi a Firenze.
Per contrastare il fenomeno, a novembre, mese in cui cade la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, nelle farmacie di Roma e provincia è stata lanciata l’iniziativa “Il consenso non si scioglie in un drink”, con l’obiettivo di distribuire 1.500 kit rapidi per rilevare eventuali sostanze stupefacenti versate nelle bevande.
Uno strumento per informare e sensibilizzare
Il progetto è nato grazie alla collaborazione tra Federfarma Roma, Farmaciste insieme, Associazione Telefono Rosa, Associazione Differenza Donna, Associazione PonteDonna, Casa delle Donne Lucha y Siesta, Centro Donna Lisa, Cooperativa Be Free e GenerAct.
A Filodiretto, Andrea Cicconetti, presidente di Federfarma Roma, ha dichiarato che il fenomeno del drink spiking, ovvero la pratica di aggiungere droghe alla bevanda della vittima, «è sempre più diffuso, sia per perpetrare violenza sessuale, che per rapinare le vittime. Per questo, abbiamo ritenuto importante andare sul territorio con le farmacie associate e promuovere, in collaborazione con i centri antiviolenza, la distribuzione gratuita dei kit per dotare le ragazze di questo semplice strumento».
L’iniziativa è stata particolarmente apprezzata, «tanto che siamo stati contattati anche da altre province e altre regioni – ha concluso Cicconetti -, nonché da alcune scuole».
«Il valore dell’iniziativa è informativo – ha spiegato Valeria Bertoni, volontaria di Donne in Genere del Centro antiviolenza Donna Lisa – è un nuovo metodo per approcciarci alle persone e combattere le droghe dello stupro. Cerchiamo di fare formazione, di sensibilizzare e di coinvolgere le fasce d’età più basse. Si deve riflettere sul tema del consenso che – ha concluso – deve essere libero, informato e sempre esplicito. In questo modo si possono prevenire le violenze dirette dovute all’uso delle sostanze stupefacenti».
Un aiuto, non una soluzione
Il kit CYD-Check Your Drink contiene otto stick monouso che rilevano la presenza di un’ampia gamma di sostanze, con un’accuratezza fino al 98% per chetamina, GHB, cocaina e scopolamina, la cosiddetta “droga dello stupro”.
Un farmacista titolare di una farmacia di Roma, intervistato da Adnkronos, ha spiegato come utilizzarlo: «All’interno ci sono delle strisce con due colorazioni, una gialla e una rosa. La persona a cui è stato offerto un drink, o che ha un sospetto rispetto ad una bevanda, potrà con un dito toccare il drink e poi le strisce. Se si colorano significa che c’è una sostanza psicoattiva. Sostanze colorate di rosso possono però dare dei falsi positivi, mentre se nel drink ci sono lime o limone dei falsi negativi. L’iniziativa vuole essere di sensibilizzazione soprattutto ai giovani: state attenti a ciò che accade nei locali e in alcune situazioni a rischio. Il kit è un aiuto, ma non è una soluzione».


