In occasione della Settimana Mondiale dell’Immunizzazione, celebrata dal 24 al 30 aprile, la International Pharmaceutical Federation – FIP, ha presentato un’analisi completa dei progressi raggiungi nella vaccinazione in farmacia basandosi sui dati di 116 Paesi. Il documento mostra le strategie di successo implementate dai diversi Paesi per rendere le vaccinazioni più accessibili, citando anche l’Italia come esempio di best practice. Obiettivo primario del rapporto è fornire una fotografia dei progressi compiuti e delle sfide ancora in campo per promuovere la vaccinazione in farmacia a livello globale.
Le vaccinazioni in farmacia: lo scenario globale
A livello globale, dei 116 Paesi ricompresi nell’analisi, 56 – tra cui l’Italia – hanno adottato normative per promuovere la vaccinazione in farmacia. L’Europa risulta in tal senso il Continente più avanzato con 25 Paesi che hanno implementato la normativa. In questi contesti si sta lavorando per ampliare l’offerta in termini di vaccinazioni somministrate e di una migliore messa a punto delle normative. Per quanto concerne gli altri contesti, una normativa è stata adottata in 11 Paesi dell’Africa, 8 dell’America e 7 dell’area mediterranea orientale.
Tuttavia, solo una parte di questi paesi garantisce ai farmacisti la possibilità di somministrare vaccini. La normativa risulta invece assai limitata nell’Area del Pacifico Occidentale in cui solo in due paesi consentono sia la somministrazione che la prescrizione di vaccini da parte dei farmacisti. Infine l’area del Sudest asiatico risulta quella con la minore implementazione.
Le principali sfide
Stando ai risultati di una survey FIP, le sfide principali per il pieno dispiegamento della vaccinazione in farmacia riguardano il supporto governativo e del sistema sanitario – che compare tra la principale barriera segnalata – e le barriere finanziarie: l’assenza di una equa remunerazione scoraggia i farmacisti dal dedicarsi a questa tipologia di servizio.
Un ulteriore elemento ostativo è rappresentato dalla resistenza di altri professionisti sanitari – medici e infermieri in primis – motivato da una preoccupazione relativa alla carenza di una adeguata formazione da parte dei farmacisti e da problematiche di concorrenza. Sul tema della formazione – segnalato ma meno rilevante rispetto alle barriere politiche e finanziarie – programmi standardizzati sarebbero auspicabili, mentre tuttavia si ravvisa una formazione che varia notevolmente da paese a paese.
In tal senso, il documento FIP sottolinea che la vaccinazione in farmacia rappresenta un importante progresso nell’assistenza sanitaria e una risposta in termini di accessibilità, fruibilità ed efficienza. Altresì, con tassi di vaccinazione in molti Paesi (compresa l’Italia) al di sotto degli standard ottimali, la vaccinazione in farmacia rappresenta un’opportunità per migliorare l’immunizzazione riducendo al contempo il carico delle strutture sanitarie tradizionali.
Alcuni esempi di best practice
Il rapporto illustra anche alcune best practice messe in campo in alcuni contesti. In Paesi come Australia e Germania, è stato fondamentale introdurre cambiamenti normativi graduali e su scala nazionale, garantendo un sostegno delle parti interessate e dimostrando al tempo stesso i vantaggi di un più ampio accesso all’immunizzazione.
Per quanto concerne invece la formazione, premianti le esperienze di Arabia Saudita e Belgio che attraverso programmi strutturati hanno garantito che i farmacisti fossero dotati delle competenze e delle certificazioni necessarie.
Altresì, l‘integrazione dei registri vaccinali nei sistemi sanitari elettronici nazionali – come in Belgio, Irlanda e Portogallo – ha semplificato i flussi di lavoro, riducendo la frammentazione esistente nella raccolta dei dati e migliorando il coordinamento degli operatori sanitari.
Importanti campagne di sensibilizzazione, come quelle messe in campo in Canada e Svezia, si sono dimostrate particolarmente utili per superare la disinformazione e rafforzare la fiducia nei servizi di vaccinazione in farmacia. Infine, la collaborazione interprofessionale, come avvenuto in Francia e Grecia, ha ridotto le resistenze di altri operatori sanitari promuovendo il lavoro di squadra.
Per quanto riguarda l’Italia infine, il documento evidenzia con positiva enfasi la scelta di implementare un programma di formazione vaccinale standardizzato di carattere nazionale necessario a superare le disparità regionali e le resistenze professionali. Il documento ricorda altresì che all’inizio del 2024, sono state introdotte proposte legislative per far sì che i farmacisti possano somministrare tutti i vaccini a soggetti di età superiore ai 12 anni.