Tra gli italiani e uno stile di vita c’è di mezzo (anche) il farmacista. Non solo: benessere fisico e mentale e aspettative future per il Servizio Sanitario Nazionale. Sono alcuni dei temi al centro dello STADA Health Report 2025, un’ampia ricerca online sullo stato di salute della popolazione europea: 22 Paesi coinvolti, tra cui l’Italia, per un totale di oltre 27 mila intervistati, condotta da Human8 per conto del Gruppo STADA.

L’analisi ha messo in luce aspetti di “consapevolezza” da parte degli italiani sull’importanza e le misure necessarie alla conduzione di uno stile di vita sano ma che, di fatto, non sempre provano una azione concreta nella quotidianità. Complici diversi fattori: eccesivi impegni che non danno il giusto tempo per attuare i buoni propositi, la difficoltà di accesso ai servizi, i costi elevati di alcune prestazioni.

Fondamentale agire in “prevenzione”, tramite una corretta educazione al paziente da parte delle figure accreditate: medici di medicina generale (MMG), farmacisti con una proficua alleanza e continuità della relazione con il territorio. 

La ricerca di una vita sana

Il 98% degli italiani riconosce l’importanza di vivere in modo sano, tuttavia solo il 60% della popolazione adotta uno stile di vita salutare, comunque al di sopra della media europea del 51%, con un gap importante fra la teoria e la pratica che non può esser ignorato. Lo stile di vita influenza, infatti, le aspettative, che incidono sulla sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale (SSN).

salute anziani

Alcuni ostacoli sembrano opporsi alla conduzione di uno stile di vita sano: assenza di una reale motivazione a farlo (39%), soprattutto per le donne (44%) con punte del 54% fra i più giovani di età compresa fra 18 e 34 anni, poco tempo a disposizione nell’arco della giornata (36%), difficoltà a sostenere e mantenere uno stile di vita sano (29%) e altri fattori ancora.

Sebbene, ad esempio, il 91% degli italiani ritenga che l’alimentazione possa prevenire svariate patologie, solo il 64% dichiara di mangiare sano, prevalentemente le donne e gli ultra 55enni. La consapevolezza del “patrimonio” della dieta mediterranea porta gli italiani (58%) ad assumere meno integratori, vitamine e sali minerali, rispetto al resto dell’Europa (65%), scelti soprattutto per rafforzare il sistema immunitario, aumentare energia e vitalità, colmare i vuoti alimentari, a supporto della bellezza di pelle e capelli.

«In regime di prevenzione, gli integratori – spiega Paolo Levantino, segretario nazionale Federazione Nazionale Associazioni Giovani Farmacisti (Fenagifar) – possono essere assunti a supporto, non in sostituzione, di uno stile di vita sano. Ricordando che la prevenzione si basa su 5 pilastri: alimentazione sana e equilibrata, regolare attività fisica, gestione dello stress, riduzione dei fattori di rischio, come fumo, sovrappeso e obesità, ipertensione, e una buona igiene del sonno. Anche la legislazione europea è chiara in proposito, sottolineando che gli integratori non sono farmaci, pertanto non hanno finalità terapeutica/curativa né preventiva, ma servono a colmare carenze o fabbisogni nutrizionali specifici. Ad esempio carenze di Vitamina D, dovute a una scarsa esposizione solare e a stili di vita sregolati, dove una integrazione, da studi di letteratura, può esser utile per evitare problemi ossei e per ridurre del 15% le infezioni respiratorie acute, o la vitamina C. Una revisione Cochrane evidenzia che questa non riduce il contagio ma può incidere sulla durata del raffreddore, da 5 a 3 giorni. I farmacisti hanno un ruolo di primo piano nell’educare all’uso corretto degli integratori e a una scelta consapevole».

Sebbene il 91% degli italiani ritenga che l’alimentazione possa prevenire svariate patologie, solo il 64% dichiara di mangiare sano, soprattutto donne e ultra 55enni

Le farmacie hanno un avamposto importante, dunque, anche in prevenzione: «Uno studio che abbiamo condotto con l’Università di Brescia e di Harvard – dichiara Clara Mottinelli, Presidente Federfarma Brescia – in tema di alimentazione per testare tramite app la consapevolezza degli italiani sulla qualità e quantità di cibo consumato, di impostazione di dieta sana e di fattori di rischio, ha portato un valore importante alle comunità scientifiche, confermando che l’integrazione, a corollario di una vita sana, se appropriata e seguita da un sanitario, fra cui il farmacista, può supportare e guidare efficacemente il paziente».

Check-up e affini

Anche sul fronte della prevenzione cresce l’attenzione per esami e visite di controllo, passata dal 57% del 2023 al 68%, soprattutto fra le donne (74%). Ad esempio il 77% di coloro con età superiore ai 35 anni partecipa ad alcuni o tutti i check-up disponibili, mentre una minoranza della popolazione – 1 Italiano su 3 – non si sottopone ad alcun check-up sanitario, con un dato superiore fra gli uomini.

Fra le motivazioni:

  • costi troppo elevati (28%), dichiarato soprattutto dalle donne con un dato ben superiore alla media europea (16%),
  • mancanza/difficoltà di accesso (20%) alle prestazioni,
  • disinformazione su quali test eseguire (28%), paura di ricevere una diagnosi negativa (16%).

Non ultimo incidono le difficoltà economiche a sostenere costi di esami non inclusi nei LEA (su cui impatta invece la limitazione di accesso alla prestazione), riferite dal 40% di italiani, soprattutto fra le donne che dichiarano di avere anche poco tempo da dedicare a loro stesse, ricoprendo un ruolo di caregiver innanzitutto, e fra le persone oltre 55 anni. «Laddove ci sono meno organizzazione, meno servizi territoriali, meno relazione di cura con il MMG o meno possibilità di riferirsi al farmacista, o anche una minore fiducia nel SSN – aggiunge Annalisa Mandorino, Segretario Nazionale Cittadinanzattiva – si rilevano maggiori difficoltà di accesso a cure e servizi, con evidente disparità tra le aree del Paese, da cui l’importanza di rapportare la relazione con il territorio, di supportare e favorire i servizi di prossimità, cui le farmacie giocano un ruolo chiave».

Anche la popolazione più giovane ha difficoltà ad avvicinarsi al “concetto” di prevenzione, invece età in cui si costruisce questo valore.

Tra i cittadini italiani e uno stile di vita sano c’è in mezzo (anche) il farmacista

Tra gli italiani e uno stile di vita c’è di mezzo (anche) il farmacista 

Quest’ultima può essere intesa come una forma di prevenzione. «L’aderenza contiene anche il concetto di persistenza, che significa continuare a fare e mantenere a lungo comportamenti e abitudini corrette – sottolinea Claudio Cricelli, Presidente Emerito Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) – di cui l’assunzione del farmaco fa parte ma che subentra in stato di malattia. L’aderenza è un gioco di squadra fra medico-farmacista e paziente, in quanto l’aderenza è vissuta da quest’ultimo come un obbligo, non come un aspetto naturale alla prevenzione e cura. Pertanto una “rete” di professionisti-persone che rafforzano la comprensione dell’importanza di assumere un farmaco, soprattutto nell’anziano e nei contesti di cronicità, dive il beneficio della terapia non viene percepito favorendo l’autoriduzione».

L’aderenza contiene anche il concetto di persistenza, che significa continuare a fare e mantenere a lungo comportamenti e abitudini corretteClaudio Cricelli

Il farmacista ha un potenziale enorme nel verificare l’aderenza terapeutica: «Aderenza alla terapie significa stare meglio, andare meno in acuto, quindi minor ricorso a cure specifiche che aiutano a mantenere in equilibrio il SSN – precisa Andrea Mandelli, Presidente Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI) -. Il farmacista, insieme con i medici, può fare un lavoro importante e l’emendamento appena approvato in Commissione, il decreto semplificazioni che apre all’accordo medici-farmacisti rispetto alla prescrizione dei cronici di 12 mesi, ovvero l’erogazione mensile dei farmaci ripetitivamente somministrati dal medico, potrebbe aiutare a tenere meglio sotto controllo il paziente. Il ritardo o il non ritiro della scatola può costituire un campanello di allarme e nel rapporto sano paziente-farmacista studiare una strategia per favorire l’aderenza».

Si capisce insomma perché tra la popolazione italiana e il raggiungimento di uno stile di vita ci sia di mezzo (anche) il farmacista.

Il valore dell’assistenza sanitaria ricevuta

La fiducia riposta nel sistema sanitario rimane stabile (48%) rispetto a quanto emerso dall’edizione del Rapporto dello scorso anno, anche se al di sotto della media europea (56% nel 2024 e 58% nel 2025). Inoltre, si evidenzia che poco più di 4 cittadini su 10 ritengono che l’accesso alle cure mediche sia garantito in modo equo a tutta la popolazione (vs una media europea del 51%).

Rimane solida la fiducia nei confronti del MMG e del farmacista, professionisti a cui si affidano con regolarità il 58% della popolazione. «La “reperibilità” costante del farmacista è la possibilità del paziente di poterlo contattare – prosegue Mandelli – “on demand” e in tempo reale, aumenta l’attaccamento degli italiani alla nostra figura professionale, spesso scegliendo il farmacista con cui ha un rapporto di lunga data con cui confrontarsi su tematiche di salute. Nelle ultime ricerche emerge, inoltre, la maggiore capacità dei giovani di approcciare il farmacista, con cui sembrano avere un rapporto privilegiato, rispetto ad altri sanitari: un dato molto incoraggiante».

La fiducia nel sistema sanitario rimane stabile (48%) rispetto allo scorso anno, anche se al di sotto della media europea: 56% nel 2024 e 58% nel 2025

Apprezzato dalla cittadinanza anche lo sforzo dei farmacisti nell’ampliare l’orario di servizio e la capillarità, in città grandi come in piccoli centri rurali: popolazioni differenti ma con necessità uguali, dove il valore umano è dominante. Infatti, sebbene cresca l’apertura verso l’impiego della tecnologia in sanità – il 43% degli italiani si dichiara favorevole all’idea di rivolgersi all’Intelligenza Artificiale per un consulto medico, attratto soprattutto dalla disponibilità 24/7 (46%) e dalla convenienza in termini di risparmio di tempo (42%) – il 48% del campione intervistato ritiene l’empatia un valore da preservare. «Le tecnologie digitali possono ridurre gli errori, aiutare e personalizzare le terapie, migliorare l’aderenza, alleggerire l’attività del farmacista – aggiunge Levantino – quindi rappresentare degli alleati che liberano tempo da dedicare al counselling del paziente, al contrasto delle fake news, all’educazione sanitaria, potenziando il rapporto umano con il paziente».

Tra gli italiani e uno stile di vita, insomma, c’è di mezzo (anche) il farmacista.

Salute mentale e farmacia

Un altro elemento che limita uno stile di vita salutare è rappresentato da una condizione mentale fragile, influenzata da preoccupazioni economiche, sentimenti di solitudine (23%) e stress legato al lavoro (22%). «Gli Italiani che soffrono un disagio psicologico – conclude Giancarlo Marenco, Presidente Federazione Italiana Psicologi (FIP) – tendono, infatti, a essere meno propensi a sottoporsi a check up, a praticare attività fisica, ad adottare misure preventive e a seguire una dieta equilibrata rispetto a chi gode di un benessere mentale stabile».

Il 30% della popolazione affronta apertamente le problematiche psichiche, ma soltanto una piccola percentuale (8%) accede a un supporto terapeutico adeguato; motivi economici (58%), dubbi sull’efficacia delle cure (19%) o il peso emotivo che comporta il ricorso a un sostegno psicologico (16%) sono le cause che fanno desistere le persone dal cercare un aiuto per migliorare la propria salute mentale.


Qui, in ogni caso, ci interessa un dato emerso forte dal report: tra gli italiani e uno stile di vita c’è di mezzo (anche) il farmacista.