È di nuovo preoccupazione fra la comunità di pazienti epilettici, in trattamento con cannabinoidi, dopo l’ultima circolare dell’11 aprile 2025, diramata congiuntamente dal Ministero dell’Interno e dal Ministero della Salute, in cui vengono definite le direttive sulle procedure di accertamento tossicologico in caso di fermo a un posto di blocco stradale.
Di fatto, la circolare conferma la verifica sulla positività (o meno) alla sostanza tramite un primo screening con prelievo di campioni del fluido del cavo orale (saliva) da parte degli organi di polizia stradale e di eventuali ulteriori indagini, laddove la cannabis sia rilevata.
Ad aggrevare la questione il caso, recente, di una donna epilettica, in trattamento con cannabis terapeutica, coinvolta in un sinistro stradale riferito a una prima presunta crisi epilettica, in cui successivi accertamenti eseguiti in ospedale avrebbero rilevato tracce di Tetraidrocannabinolo (THC), con conseguente ritiro della Patente di guida. Sul tema, con specifico indirizzo ai pazienti epilettici, fa chiarezza LICE (Lega Italiana Contro l’Epilessia), principale società medico-scientifica nazionale del settore e sezione italiana della International League Against Epilepsy.
Il “caso” epilessia
Secondo prime considerazioni sull’incidente della paziente epilettica, si potrebbe ipotizzare trattarsi di un primo episodio di crisi, apparentemente isolato, non necessariamente riconducibile a una diagnosi di epilessia, sebbene l’evento potrebbe già richiedere una sospensione della patente di alcuni mesi.
Importante è invece fare luce sulla circolare e sull’uso dei farmaci: «Il testo della Circolare, pur con alcuni margini discrezionali di interpretazione – precisa Carlo Andrea Galimberti, Presidente LICE – fa ritenere che, i farmaci utilizzati per la terapia dell’epilessia, ovvero barbiturici, benzodiazepine e cannabidiolo, potrebbero essere individuati dalle procedure di screening previste e prospetta l’eventualità della dichiarazione e/o dell’esibizione di certificazione medica, da parte del conducente, attestanti una terapia farmacologica in atto. Pertanto, allo stato attuale, è consigliato ai conducenti di veicoli a motore in trattamento specifico per crisi epilettiche, in caso di accertamento, di attestare con certificazione medica (che non deve necessariamente contenere la diagnosi) la terapia farmacologica assunta e in corso».
L’indicazione terapeutica
I prodotti a base di cannabis, definiti come “cannabis medica” o “cannabis farmaceutica”, non sono autorizzati ed indicati per il trattamento dell’epilessia. «Attualmente esiste un unico farmaco a base di cannabinoidi, autorizzato in Italia da AIFA e in Europa da EMA per il trattamento di alcune forme gravi e rare di epilessia, specificatamente encefalopatie dello sviluppo ed epilettiche, che contiene cannabidiolo (CBD), principio attivo privo di effetti psicoattivi, e la cui assunzione deve rispettare schemi ben precisi di somministrazione continuativa – ha continuato Galimberti – L’autorizzazione fa seguito a dati scientifici che ne comprovano l’efficacia e la tollerabilità, stante anche rigorosi controlli medici, prescrittivi e distributivi previsti per i farmaci».
Ulteriori approvazioni per la cannabis terapeutica
Indicazioni d’uso e rimborsabilità della cannabis terapeutica variano a seconda della Regione e non sono estese a tutte le condizioni. Generalmente, ad oggi, è autorizzata, dietro prescrizione medica e laddove si riscontri resistenza alle terapie tradizionali, oltre all’Epilessia nel trattamento di:
- Dolore cronico, specificatamente neuropatico, e per alcune patologie fra cui vulvodinia, fibromialgia, HIV, glaucoma, sindrome di Tourette;
- Sclerosi Multipla per la gestione della spasticità e del dolore;
- Dolore oncologico, nausea, vomito, anoressia e cachessia da chemioterapia.
I danni dall’uso improprio
I danni dall’uso improprio o comunque non supervisionato di derivati della cannabis, in caso di epilessia come di qualunque altra patologia, può comportare rischi significativi per la salute, annullando tutti i benefici terapeutici di un utilizzo adeguato, nonché conseguenze legali, tra cui il ritiro della patente a seguito della positività al tetraidrocannabinolo (THC).
«È fondamentale affidarsi per il coretto uso alla medicina delle evidenze», conclude il Presidente LICE. Ricordando che l’assunzione di sostanze alla guida, a seconda della tipologia di molecola, meccanismo di azione del principio attivo, dosi e frequenza di assunzione, possono indurre sul Sistema Nervoso Centrale (SNC) un rallentamento o una accelerazione delle reazioni.
Fra quelle con effetto sedativo che rallentano i riflessi e riducono l’attenzione e la veglia rientrano l’alcool, che causa anche la perdita della coordinazione motoria, le benzodiazepine, sostanze usate come farmaci ansiolitici, sedativo-ipnotici che deprimono il SNC agendo sui recettori GABA A, gli oppioidi che agiscono, sui recettori degli oppioidi stessi generando uno stato di sedazione caratterizzato da sonnolenza, alterata percezione del rischio. Fra questi vi sono anche i cannabinoidi, compreso il THC.
entre fra i farmaci stimolanti, che comprendono sostanze proibite e molto pericolose, vi sono anfetamine e cocaina, che agiscono sulla capacità di guida dando euforia, impulsività, sovrastima delle proprie capacità, senso di onnipotenza.