Alterazioni del senso dell’appetito, gonfiore, meteorismo, dolori addominali, difficoltà digestive hanno fatto compagnia a una larga porzione di italiani nel periodo pandemico, complici le modifiche dei comportamenti alimentari, sedentarietà, ansia da lockdown, alterazioni del microbiota. Lo attesta l’indagine on line “Gli Italiani e i disturbi gastrointestinali”, condotta da Human Highway per Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica nella popolazione fra 18 e over 55 anni, all’incirca 50% di uomini e 48% donne.
I risultati dell’indagine
È un dato di fatto: gli Italiani – almeno tre su quattro – soffrono di un disturbo gastrointestinale. Ma la coorte è in sensibile aumento, passata da quasi il 48% nel periodo pre-pandemico (2019) al 56% nel 2021, a danno soprattutto dei giovani fra 25 e 34 anni. Primo capo di accusa le modifiche alimentari imposte e conseguenziali al lockdown che hanno indotto riduzione dell’appetito (17%) o all’opposto un aumento del senso di fame e del desiderio di cibo (34%) e un incremento ponderale (48%). Ricorrenti, dunque, anche i sintomi tipici: difficoltà digestive, dispepsia, alterazioni delle funzioni intestinali, aumentata stipsi, gonfiore addominale, sensazioni di dolore e fastidio, associati o separati rispetto alla difficoltà digestiva. Unica diversità le cause che, nelle diverse fasce di età, hanno determinato le alterazioni del comportamento alimentare: l’insofferenza nei giovani, costretti all’isolamento casalingo, senza accesso alle abituali attività; l’accesso continuo a snack e cibo, nel periodo di smart-working per gli adulti; la difficoltà a procurarsi gli alimenti e a comunicare con gli altri negli anziani. Fattore comune, invece, a tutte le età: l’aumento di stati di stress e ansia che sommati ai cambiamenti alimentari, hanno impattato sulla funzione digestiva con l’attivazione di squilibri nella interconnessione dell’asse intestino-cervello. Da cui la comparsa o l’accentuazione dei sintomi delle “sindrome da colon irritabile”.
La relazione con Covid
Diversi studi hanno evidenziato l’influenza del virus sul microbiota, responsabile dello squilibrio della flora intestinale di colon e intestino tenue, e trigger dell’insorgenza di SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth), l’aumento di batteri nel piccolo intestino, con sintomi tipici: gonfiore, tensione addominale, irregolarità delle funzioni intestinali, nervosismo, accentuazione della percezione negativa del proprio corpo. «Le conseguenze di questa fenomenologia nel lungo termine non sono ancora chiare – dichiara il Professor Attilio Giacosa, gastroenterologo e docente presso l’Università di Pavia – tanto più che la convivenza con Sars-CoV-2, le limitazioni imposte dalla pandemia e di stati ansiosi continuano a permanere, a discapito anche del microbiota. Infatti, l’impatto dalle emozioni transita attraverso il cibo e si interfaccia con stati infiammatori e patologie, traducendosi in effetti negativi per gli equilibri della flora intestinale e del microbiota stesso».
La popolazione vulnerabile
Sono i soggetti fragili con patologie quali cardiopatie, pneumopatie, disturbi digestivi e metabolici con interessamento del fegato o legati a malattie da reflusso, ernia iatale e disturbi delle funzioni intestinali, ad essere i più esposti allo sviluppo di disturbi gastrointestinali con annesse implicazioni. «Le difficoltà – aggiunge Giacosa – derivano anche dai farmaci che soggetti fragili come i cardiopatici o coloro che soffrono di malattie autoimmuni assumono quotidianamente e che incidono sulle capacità digestive e l’abbassamento delle difese contro l’attacco di virus e batteri». A fronte delle diverse sintomatologie gli italiani, secondo l’indagine, tendono ad autocurarsi con farmaci da banco, qualora già sperimentati, o facendo riferimento a consigli professionali del medico di base, nel 44% dei casi, o del farmacista per il 24% circa.
Il farmacista
È dunque una dei ‘consiglieri’ cui gli italiani riconoscono l’expertise per guidare nella scelta del farmaco più appropriato per attenuare i sintomi più disagevoli. Quali antiacidi in caso di bruciore, acidità, dolore alla bocca dello stomaco, sensazione di pienezza, nausea e vomito e diarrea o stitichezza per la parte intestinale; adsorbenti intestinali contro il gonfiore e procinetici per favorire lo svuotamento gastrico con l’indicazione tuttavia a monitorare i sintomi. In caso di dolore persistente o ingravescente; vomito continuo che non si arresta nonostante la terapia; perdita di sangue per bocca e via rettale; diarrea, specie se associata a febbre alta e che non si placa con probiotici o farmaci antidiarroici, possono essere indicati esami per escludere la presenza di batteri o parassiti da trattare con terapie mirate.