Nonostante i passi avanti compiuti nel corso degli ultimi anni, per il riconoscimento dell’obesità come malattia, sia per combattere lo stigma sociale che accompagna questa patologia sia per favorire l’accesso a trattamenti mirati ed efficaci, la crescita esponenziale cui si assiste desta non poche preoccupazioni. Oggi il sovrappeso e l’obesità interessano 23,3 milioni di persone, in pratica oltre 1 italiano su 3.

Se questo incremento può essere attribuito in parte all’invecchiamento della popolazione, a destare allarme è la crescente diffusione del problema tra le giovani generazioni, in particolare tra le donne.

Stando ai dati dell’analisi condotta dall’Istat, che propone un confronto intergenerazionale, l’eccesso di peso nel target 20-24 anni è cresciuto di oltre una volta e mezzo tra i nati degli anni ’60 (13,4%) e quelli dei primi anni 2000 (21,6%).

Considerando solo le donne dello stesso target, la differenza risulta ancora più marcata: 9% contro 17,4%.

Il 7° Italian Barometer Obesity Forum

Sono questi alcuni dei dati Istat 2023 sull’epidemiologia dell’obesità, in Italia, presentati in occasione del 7° Italian Barometer Obesity Forum “Obesità in Italia 2025: Dati, Impatti e Prospettive politico, sanitarie e legislative di intervento”; un appuntamento annuale che, anche quest’anno, ha trovato spazio nella cornice della Sala Zuccari del Senato a Roma lo scorso 8 luglio, nel corso del quale istituzioni, esperti, società scientifiche e associazioni di pazienti si sono confrontati per definire le migliori strategie da mettere in campo per contrastare quella che può essere considerata, ormai, una vera e propria  pandemia.

L’evento è stato realizzato su iniziativa della Senatrice Daniela Sbrollini, in collaborazione con gli intergruppi parlamentari: Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili; Qualità di vita nelle città; Sanità digitale e terapie digitali; Prevenzione delle emergenze e l’assistenza sanitaria nelle aree interne, con l’Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation, Istat, Coresearch, Crea Sanità, Bhave, Università di Roma Tor Vergata – Dipartimento di medicina dei servizi, le società scientifiche di area1, Italian Obesity Network, Open Italy, Amici Obesi e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk nell’ambito del progetto internazionale Driving Change in Obesity.

Una malattia multifattoriale influenzata da abitudini scorrette

Nel corso dell’evento è stata ribadita l’origine multifattoriale della patologia nella quale gioca un ruolo determinante la genetica. Da non sottovalutare però le abitudini alimentari scorrette e la sedentarietà che, in particolare nelle ultime decadi, hanno preso il sopravvento, concorrendo ad un aumento della prevalenza della malattia.

Nell’ultimo ventennio si è registrato un incremento del 4% di persone in eccesso di peso, passate dal 42,6% del 2003 al 46,9% del 2024. Al netto della componente legata all’invecchiamento, l’incremento è stato dell’1%.

Discorso diverso va fatto per l’obesità che nel medesimo periodo ha registrato un’impennata del 30% (dal 9 all’11,8%). Anche riducendo la componente dell’invecchiamento si registra comunque un +21,5% «con un minore impatto dell’invecchiamento della popolazione sulla componente dell’obesità che, nel tempo, è aumentata in misura maggiore nelle età giovanili e adulte, sebbene le prevalenze restino più elevate nell’età anziana» ha sottolineato Roberta Crialesi, responsabile del Servizio Sistema integrato salute, assistenza e previdenza dell’Istat.

Quanto alle abitudini alimentari, un’analisi dell’Istat ha messo in evidenza un peggioramento intervenuto nel corso degli ultimi 30 anni: se nel 1994 il 94% della popolazione di oltre 10 anni di età consumava regolarmente frutta e verdura su base quotidiana, la percentuale nel 2024 risultava del 78,2%.  E un trend analogo ha interessato l’attività fisica.

Ripartire dalla prevenzione

Il presidente di IBDO Foundation,  Paolo Sbraccia, ha evidenziato che: «una delle caratteristiche più allarmanti dell’obesità è la sua associazione con complicanze che colpiscono quasi tutti gli organi e apparati, come diabete tipo 2, ipertensione, dislipidemia, apnea ostruttiva del sonno, osteoartrite, sindrome dell’ovaio policistico e malattie cardiovascolari, le quali rappresentano la principale causa di morte tra le persone con obesità, con un chiaro legame tra l’indice di massa corporea (BMI) e rischio di infarto del miocardio, ictus e scompenso cardiaco».

Per quanto si tratti di una malattia multifattoriale che richiede una presa in carico multidisciplinare e integrata e non di una responsabilità individuale, per la quale servono professionisti adeguatamente formati per riconoscerla e trattarla, un importante supporto può arrivare anche dalla prevenzione e quindi da una attività di sensibilizzazione su corretti stili di vita e rischi correlati all’obesità che chiama in prima linea medici di famiglia e farmacisti.