Nel 1994 l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Alzheimer’s Disease International hanno deciso di istituire una giornata da dedicare alla sensibilizzazione sull’Alzheimer, la più comune forma di demenza, ne costituisce infatti oltre il 60% dei casi.

La prevalenza globale di demenza aumenta con l’età, stimata fino al 30% nella popolazione di età superiore ai 65 anni, più frequente nelle donne. In una piccola percentuale, meno del 5% dei pazienti, la malattia presenta un esordio presenile, prima cioè dei 65 anni definito early onset o young-onset; il 34% delle forme di demenza ad esordio giovanile sono rappresentate da Alzheimer.

Dal 2012 si è deciso di dedicare tutto il mese di settembre alla sensibilizzazione verso questa patologia che rappresenta una delle sfide sanitarie e sociali più rilevanti del nostro tempo. Secondo le stime disponibili la demenza oggi colpisce oltre 55 milioni di persone nel mondo, con una previsione di quasi 139 milioni di pazienti entro il 2050, a causa dell’invecchiamento della popolazione. Il claim che accompagna quest’anno il mese di sensibilizzazione è “Alzheimer: viverlo insieme”, con l’intento di informare la comunità globale e renderla  più accogliente verso i malati e le loro famiglie.

Eventi informativi

Sono tantissimi gli eventi informativi che si stanno svolgendo in questo mese di settembre: fra i tanti la Fondazione OIC Onlus il 17 settembre a Padova ha promosso il convegno Disturbi neurocognitivi: uno sguardo tra scienza, prassi ed emozioni  per riflettere sulla crescente incidenza dei disturbi neurocognitivi e sulla necessità di politiche pubbliche e prassi condivise. L’obiettivo è quello di costruire una rete più preparata, consapevole e più umana, capace di accompagnare con dignità e rispetto chi vive con la demenza e le persone che se ne prendono cura.

«Per essere proattivi per quanto riguarda l’invecchiamento cerebrale bisogna prestare attenzione ai cambiamenti dell’efficienza cognitiva e alla comparsa di nuovi disturbi psicologici, in particolare se sono persistenti, in evoluzione e vengono fatti notare anche da chi ci conosce bene. Senza allarmismo, si chiede consiglio al medico di medicina generale e se serve allo specialista della memoria. Verrà così inquadrata la situazione, stilato un piano individuale di prevenzione specifica per il declino cognitivo e valutato se servono degli esami più approfonditi» ha tenuto a precisare Annachiara Cagnin, Professore Associato di Neurologia presso l’Università di Padova e Presidente eletto della SINdem (Società Autonoma affiliata alla SIN per le demenze).

«La salute del nostro cervello e la prevenzione delle malattie neurologiche vanno tenute in considerazione così come si fa per il cuore o le malattie neoplastiche. Essere proattivi in questo senso vuol dire ridurre l’ansia dell’incertezza e non lasciarsi sfuggire nuove terapie che saranno a disposizione a breve e con innovative potenzialità di trattamento per la Malattia di Alzheimer» ha ancora spiegato la docente che durante il convegno è intervenuta relazionando proprio su questo tema “Dottore perdo la memoria ma sto bene… cosa faccio?”

Spesso, infatti, la demenza insorge in persone che fisicamente si sentono bene e i primi sintomi sono davvero subdoli.  Come accorgersi che c’è un inizio di demenza e che non si tratta del solo trascorrere del tempo?

Esistono dei segnali di demenza che dovrebbero indurre la persona e i suoi familiari a richiedere un supporto specialistico al fine di avere una diagnosi precoce?

Sintomi da non sottovalutare

L’alzheimer’s association ha stilato un decalogo per aiutare tutti a saperne di più:

  • è fisiologico con l’invecchiamento dimenticare qualche nome o qualche ricorrenza. Di solito però, queste informazioni si recuperano nel giro di poco tempo. In caso di demenza invece, si comincia con il dimenticare informazioni recenti come date o avvenimenti e si sente la necessità di scrivere tutto su carta o tramite i dispositivi elettronici per non dimenticare. Oppure si pongono insistentemente sempre le stesse domande al fine di cercare di non dimenticare oppure ancora ci si affida ai familiari per ricordare cose che altrimenti, in passato, si ricordava da soli
  • è fisiologico commettere degli errori nel pagare o tralasciare una bolletta. Può succedere. Si scivola nel patologico se non si è più in grado di seguire una ricetta di cucina che richieda di calcolare le dosi o se non si è più in grado di tenere conto delle bollette che si succedono.
  • è fisiologico con il trascorrere del tempo poter aver bisogno di aiuto per capire le istruzioni della nuova lavatrice o per capire come trasferire le foto dallo smartphone a altro device. Si scende nel patologico se invece non si ricorda più come giocare a un gioco di carte che si è sempre fatto, se mettendosi alla guida non si riesce a capire come giungere a una destinazione che si è sempre raggiunta
  • alle persone anziane può succedere di pensare che sia lunedì mentre magari è mercoledì, salvo poi accorgersene nell’arco della giornata. Diventa patologico il non capire in quale stagione dell’anno ci si trovi e non riuscire a capire quando avverrà un avvenimento pianificato più in là, come può essere un compleanno di un nipotino per esempio che cade fra qualche mese o la partenza per l’università di un nipote: diventano accadimenti che non si riescono a collocare nella linea temporale
  • è fisiologico vedere offuscato a causa della cataratta, per esempio non lo è se non si riescono più a valutare correttamente le distanze o a distinguere i colori, con ripercussioni importanti soprattutto quando si guida
  • è fisiologico a volte non trovare la parola che più si addice a una certa frase, mentre si scende nel patologico quando si nominano gli oggetti con un nome sbagliato o quando si interrompe un discorso a metà perchè non ci si ricorda di cosa si sta dicendo.
  • è normale perdere le cose, ma quando non c’è demenza vi è anche la capacità di cercarle. Spesso quando insorge la demenza si nascondono gli oggetti nei posti più insoliti o si accusano le persone vicine di averle rubate.
  • è fisiologico a ogni età non ponderare sempre correttamente alcune decisioni: si può sottovalutare, per esempio, la necessità di cambiare l’olio alla macchina. Se soppraviene demenza, però spesso viene meno l’interesse per la cura e l’igiene personale
  • è normale isolarsi da alcuni impegni familiari, non lo è non riuscire più a seguire le gesta della propria squadra del cuore se si è sempre stati tifosi sfegatati o diventare incapaci di curare il basilico quando si è sempre coltivato un orto
  • è fisiologico con l’avanzare dell’età diventare irritabili quando qualcuno sovverte la normale routine quotidiana, si scivola nella patologia quando la persona va in ansia, ha paura, diventa irritabile non appena esce dalla sua confort zone manifestando soprattutto una grande confusione.