Dall’Emilia-Romagna le linee d’indirizzo per la fibromialgia

Sono state pubblicate sul sito della Regione Emilia-Romagna lo scorso 6 febbraio le nuove “Linee d’indirizzo per la diagnosi e il trattamento della fibromialgia” (scaricale qui): un documento che fa d’apripista in Italia nei confronti di una malattia spesso poco considerata, ma che può avere un impatto importante sulla vita dei pazienti che ne sono affetti.

Le Linee d’indirizzo sono il frutto del confronto, basato anche sui dati delle rispettive esperienze quotidiane con la malattia, tra professionisti di diverse discipline e malati di fibromialgia; il gruppo di lavoro che ha redatto il documento, infatti, ha visto la partecipazione dei professionisti di varie Aziende sanitarie della Regione Emilia-Romagna, dei medici di Medicina generale, dell’Agenzia sanitaria e sociale regionale e dell’Associazione malati reumatici Emilia-Romagna (Amrer). Le Linee d’indirizzo, rende noto la Regione dal suo sito, sono anche attualmente oggetto di confronto presso il Ministero della Salute e il Consiglio Superiore di Sanità.

L’approccio diagnostico-terapeutico alla fibromialgia

I sintomi della malattia sono molto generici e spesso, di conseguenza, rendono difficile la diagnosi di fibromialgia (che non è una condizione infiammatoria): il dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso si accompagna spesso ad astenia, disturbi del sonno, problemi cognitivi (es. di attenzione, di memoria), problemi psichici (es. ansia, depressione) e ad un ampio insieme di sintomi somatici e neurovegetativi.
La diagnosi si basa su sintomi caratteristici, specifici criteri e sull’esclusione di altre ipotesi diagnostiche, e può essere supportata da esami di laboratorio che – per una valutazione iniziale – vengono individuati dalle Linee d’indirizzo  in emocromo con formula e proteina C reattiva-PCR. Il documento della Regione Emilia-Romagna non raccomanda, invece, il ricorso ad esami strumentali. I tre criteri base per la diagnosi della malattia, che devono essere contemporaneamente soddisfatti, comprendono:
1. dolore diffuso in specifiche aree e regioni del corpo;
2. presenza di sintomi caratteristici che compromettono la vita quotidiana;
3. durata della sintomatologia pari ad almeno 3 mesi.

Le nuove linee d’indirizzo suggeriscono un approccio terapeutico multidisciplinare e individualizzato, che includa sia interventi educativi, che farmacologici e non farmacologici.
La diagnosi dovrebbe venire effettuata dal medico di medicina generale, specifica il documento, che imposta il trattamento sulla base di criteri specifici ed indirizza il paziente allo specialista reumatologo nei casi più complessi. Quest’ultimo può a sua volta giovarsi all’occorrenza del contributo di diverse altre professionalità, dal fisiatra, al terapista antalgico, dal neurologo allo psichiatra.
Le linee d’indirizzo, infine, raccomandano un approccio non farmacologico basato sull’attività fisica a secco e in acqua e riporta una tabella di dettaglio che riassume le terapie farmacologiche suggerite dalle principali linee guida internazionali (Lg Eular 2017, LG Cra 2012 e LG Sign 2013).