L’avvento della tecnologia sta rivoluzionando il nostro modo di vivere, semplificando sotto molti aspetti la nostra quotidianità. Tuttavia, ogni medaglia ha il suo rovescio e un uso sconsiderato delle nuove tecnologie può esporre a rischi e scenari inimmaginabili.

Uno su tutti, il caso del quindicenne di Orbassano, giunto nelle scorse settimane in pronto soccorso a causa di una crisi di astinenza da smartphone piuttosto che quello di una bambina romana che si è lanciata dalla finestra quando la madre l’ha privata del cellulare. Episodi questi che riaccendono i riflettori e fanno riflettere su quanto l’uso precoce e incontrollato della tecnologia possa determinare conseguenze drammatiche e ripercussioni sulla salute mentale dei più giovani.

Alcuni dati allarmanti

Per affrontare il fenomeno occorre partire da alcuni dati di scenario: il 95% degli adolescenti possiede uno smartphone che utilizza fino a 8 ore su base quotidiana; il 40% lo utilizza addirittura anche durante le ore notturne. Modalità queste che favoriscono:

  • scarsa attenzione
  • ansia
  • stanchezza
  • bassi voti scolastici
  • isolamento sociale
  • rabbia
  • crisi di astinenza

Perché la tecnologia sia una risorsa e non un’arma impropria

Alla luce di tutto questo, l’Intergruppo Parlamentare Prevenzione e Riduzione del Rischio – presieduto dall’onorevole Gian Antonio Girelli – ha organizzato il 18 giugno a Roma una conferenza stampa sul tema per accendere un faro sull’emergenza e proporre un patto tra istituzioni, esperti scuola e famiglie, a partire da un decalogo rivolto ai genitori per preservare la salute digitale dei propri figli.

«Si deve prendere atto – ha dichiarato l’onorevole Girelliche è necessario normare ed educare all’uso degli strumenti che la scienza ci consegna. Non farlo significa diventarne più o meno consapevolmente “dipendenti”. Solo anticipando gli scenari, senza timori ma anche senza superficiali ottimismi, si vince la scommessa, si evita che la tecnologia diventi un’arma impropria e sia, invece, una grande risorsa».

Alla base di tutto un problema nelle relazioni umane

Il professor Giuseppe Ducci, Direttore del Dipartimento Salute Mentale Roma 1, ha sottolineato che la “dipendenza da smartphone” «è solo la punta dell’iceberg di un problema molto più profondo, che riguarda la qualità delle relazioni umane, in particolare quelle affettive ed educative, e si manifesta già nelle prime fasi della vita. L’uso del telefonino inizia ormai prestissimo, anche durante l’allattamento: sempre più spesso vediamo madri che allattano guardando lo schermo del cellulare invece del volto del proprio bambino. Questo mina le fondamenta della sintonizzazione affettiva, che si costruisce proprio attraverso lo sguardo e la condivisione delle emozioni».

In adolescenza il fenomeno si aggrava. «La sintonizzazione emotiva – che è alla base della regolazione affettiva – è stata progressivamente sostituita dalla connessione. Ma sintonizzazione e connessione sono due concetti profondamente diversi, quasi opposti. I social, e TikTok in particolare, hanno generato un boom della connessione, ma a scapito della relazione emotiva autentica».

C’è un dato chiave, sottolineato dal professor Ducci: i picchi di ricovero in Pronto Soccorso per problemi di salute mentale tra i più piccoli sono stati sperimentati nel 2013 – in concomitanza con il crollo del prezzo degli smartphone, diffusi ad una popolazione sempre più giovane – e nel 2021, come conseguenza della pandemia Covid-19.

L’uso sempre più precoce di questi strumenti ha alterato drasticamente al corretto sviluppo della regolazione emotiva, favorendo l’aumento di disturbi come:

  • cutting
  • autolesionismo
  • uso di sostanze
  • disturbi del comportamento alimentare
  • comportamenti violenti
  • ansia, depressione e isolamento sociale.

«Nella nostra unità operativa dedicata alla fascia 14-25 anni – l’unica in Italia – i pazienti in carico sono passati da 800 a 1.800 negli ultimi quattro anni. Non possiamo dire che questo aumento sia solo colpa degli smartphone, ma è evidente che questi dispositivi abbiano giocato un ruolo centrale. I disturbi che osserviamo sono quasi tutti legati a una disregolazione emotiva-affettiva. Alcuni dati nazionali ci indicano che, nella fascia adolescenziale, i casi di disturbi alimentari sono triplicati e i comportamenti autolesivi o i tentativi di suicidio sono raddoppiati nel periodo post-Covid, senza però un aumento del tasso di suicidi. È un segnale chiaro di disagio profondo. Il punto fondamentale è che lo smartphone non è solo causa, ma anche sintomo: è parte di un circolo vizioso in cui la tecnologia entra nelle pieghe di un sistema affettivo e sociale già fragile».

L’allarme della pediatria: attivato progetti mirati sull’uso consapevole delle tecnologie

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del dottor Antonio D’Avino, Presidente nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri – FIMP, che ogni giorno di più si scontrano con questi fenomeni e i loro risvolti sulla salute dei ragazzi: fisica, psicologica e relazionale. «Come FIMP, abbiamo attivato in diverse regioni italiane progetti mirati a informare e sensibilizzare famiglie e ragazzi sull’uso consapevole della tecnologia e sui rischi legati a un’esposizione incontrollata» ha spiegato il Dottor D’Avino.

In tre regioni – Sardegna, Emilia Romagna e Liguria sono stati attivati progetti volti a fotografare la situazione di bambini e adolescenti rispetto all’uso delle tecnologie. Tuttavia è importante attivare la prevenzione sin dai primi 1000 giorni di vita, attraverso una massiccia informazione ai genitori sui pericoli di esposizione precoce agli schermi. Nelle tre regioni sono stati coinvolti circa 5mila bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 16 anni, con dati che confermano un quadro preoccupante.

«Il nostro messaggio è chiaro: dalla connessione alla dipendenza il passo è breve, e servono strumenti di prevenzione efficaci.Il pediatra di libera scelta, oggi più che mai, ha un ruolo chiave anche nella tutela della salute digitale, aiutando le famiglie a riconoscere i segnali di rischio e proponendo alternative salutari come l’attività fisica, la lettura, il rispetto dello screen time e una fruizione più sicura e protetta dei contenuti online» ha concluso.

Il decalogo

Il decalogo rivolto ai genitori pone innanzitutto l’attenzione su:

  1. essere un modello positivo di comportamento digitale per i propri figli
  2. stabilire regole chiare sull’uso della tecnologia
  3. proporre valide alternative offline
  4. vietare l’uso della tecnologia come strumento di distrazione o consolazione
  5. proteggere i momenti relazionali
  6. adeguare l’uso dei dispositivi all’età
  7. non anticipare l’ingresso dei ragazzi nei social media
  8. supervisionare attivamente il loro traffico
  9. riconoscere i segnali di allarme
  10. agire insieme alla comunità educante, grazie ad una partnership tra scuola, famiglie, sanità e istituzioni.

Alla conferenza sono intervenuti anche Alessio Butti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Innovazione, e Maria Rosaria Campitiello, Capo Dipartimento della Prevenzione, della Ricerca e delle emergenze sanitarie del Ministero della Salute.

 

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