Negli ultimi anni, la ricerca sul coinvolgimento del microbiota nella patogenesi dell’endometriosi è aumentata esponenzialmente. Infatti, è stato dimostrato che il microbiota svolge un ruolo sia nell’immunità dell’ospite che nel metabolismo degli estrogeni. L’endometriosi è una patologia dipendente dagli estrogeni in cui coesiste una disregolazione del sistema immunitario.
Da qui, dunque, l’idea di indagare il ruolo del microbiota. In questa direzione si inserisce lo studio prospettico BIOME-ENDO condotto dall’unità Operativa Complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, in collaborazione con Wellmicro di Named Group. BIOME-ENDO si propone di analizzare tre tipi di microbiota femminile (vaginale, cervicale e rettale) nella patologia endometriosica.
Lo studio durerà due anni e il suo obiettivo primario è quello di confrontare il microbioma (ovvero il patrimonio genetico del microbiota: il DNA e RNA dei microrganismi) in pazienti con endometriosi in localizzazioni varie (endometriosi ovarica, peritoneale, profonda) e in pazienti senza endometriosi.
I risultati raccolti consentiranno di legare la valutazione del microbiota dei distretti vaginale, cervicale e intestinale alla severità della patologia endometriosica. Questo renderà il microbiota un elemento importante nella definizione prognostica e di aiuto nella definizione di quali pazienti potranno presentare maggiori o minori sintomi e complicanze postoperatorie.
«Il microbioma intestinale, con i suoi 3.300.000 geni è il potente regista della nostra salute, insieme all’intestino e al cervello viscerale – ha affermato Alessandra Graziottin, professore Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia Università degli Studi di Verona e direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia medica del San Raffaele Resnati di Milano e presidente Fondazione Graziottin per la cura del dolore nella donna Onlus – Esso dialoga costantemente con il microbioma degli altri distretti corporei, tra cui il microbioma vaginale, vescicale, endometriale. Il microbioma in equilibrio dinamico (eubiosi) protegge la nostra salute. Se alterato (disbiosi) diventa a sua volta co-fattore e acceleratore di diverse patologie, soprattutto in caso di disbiosi persistente. Dati preliminari suggeriscono che il microbioma disbiotico nei suoi diversi distretti possa accelerare anche la progressione dell’endometriosi e peggiorare il dolore».
Lo studio BIOME-ENDO
L’indagine coinvolgerà circa 2 mila donne dai 18 anni in su con sospetta patologia ginecologica benigna indirizzate al Negrar come candidate per un approccio chirurgico. Le pazienti verranno arruolate in due gruppi:
- gruppo endometriosi, con diagnosi ecografica o chirurgica di endometriosi candidate ad un approccio chirurgico;
- gruppo di controllo, con diagnosi ecografica o chirurgica di fibromi uterini, malformazioni uterine, prolasso uterino o polipi uterini, candidate ad un approccio chirurgico.
Un’analisi sarà condotta dopo il reclutamento di 300 pazienti,150 con endometriosi e 150 con altre sospette patologie ginecologiche benigne, per valutare i risultati preliminari.
Di entrambi i gruppi saranno raccolti dati anamnestici e preoperatori, inclusi dati fisici oggettivi, dati ecografici, risultati del questionario che indaga le funzioni degli organi pelvici, e i dati chirurgici. Nel caso venga eseguita una isteroscopia, come richiesto dalla normale pratica clinica, sarà raccolto un campione endometriale per la valutazione del microbioma. Durante la valutazione preoperatoria, verranno raccolti tamponi vaginali, cervicali e rettali. Il follow-up finale di BIOME-ENDO terminerà tre anni dopo l’arruolamento dell’ultimo paziente
Il DNA sarà, invece, estratto secondo il protocollo sviluppato da Wellmicro, che eseguirà la valutazione del microbioma con metodica Shotgun e l’analisi bioinformatica e statistica dei dati raccolti.
In merito allo studio, Andrea Castagnetti general manager di Wellmicro ha dichiarato: «Rappresenta una novità assoluta nella comprensione del coinvolgimento del microbiota nell’endometriosi: l’opportunità di analizzare diversi ecosistemi interconnessi tra loro come quello intestinale, vaginale e cervicale permetterà infatti un livello di comprensione delle dinamiche microbiota-ospite senza precedenti. I campioni – ha continuato Castagnetti – verranno analizzati con una pipeline proprietaria di analisi metagenomica, progettata per integrare le potenzialità del machine learning con un approccio tassonomico multi-regno ad alta risoluzione. La pipeline consente di ottenere una profilazione completa del microbiota che include batteri, archea, funghi, protozoi e virus. Questi dati verranno poi sottoposti a modelli Random Forest accuratamente addestrati, permettendo di identificare eventuali signature microbiche cross-regno associate all’endometriosi che potrebbero portare a futuri target di intervento o diagnosi».