L’antimicrobico-resistenza resta una sfida che minaccia la salute pubblica: oltre 35 mila morti l’anno nei Paesi dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo (UE/SEE), ma il “quadro clinico” potrebbe non arrestarsi, anzi peggiorare.
Nonostante i piani, gli investimenti e gli alert istituzionali, l’UE non risulta in linea con diversi target per il 2030: è l’allarme dell’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie). Innovazione tecnologica e scientifica, sorveglianza potenziata, uso più responsabile degli antibiotici sono gli strumenti, ad oggi stimati più efficaci, per “disattivare” questa minaccia, quindi invertire il trend dei numeri dell’antimicrobico-resistenza, in costante crescita.
Il profilo dell’Italia
La situazione italiana è dicotomica: da un lato il nostro Paese ha i numeri fra i più elevati del fenomeno, circa 12 mila morti all’anno, 200 mila pazienti colpiti, circa 1,5 miliardi di euro di costo. Ciò in relazione a un uso di antibiotici superiore alla media europea, sebbene i consumi totali mostrino una lieve diminuzione rispetto al passato, e a delle resistenze strutturali. Dall’altro l’Italia, pur mantenendosi in media UE, mostra risultati fra i migliori nella riduzione delle infezioni da Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA), una delle maggiori minacce, e in alcuni altri trend di resistenza.
Il dettaglio del contesto, spiega il fenomeno:
- in negativo concorrono i consumi: nel 2024, infatti, l’Italia parte “in eccesso” rispetto a quadro europeo per gli indici totali che registrano un +3%, da 21,7 del 2019 agli attuali 22,3 DDD (Dose Giornaliera Definita), per 1.000 abitanti al giorno. Un andamento che le previsioni analitiche stimano in espansione, rendendo più critico il raggiungimento del target, fissato a target di −18% per il 2030. L’EU si assesta a +2%, pari all’incremento da 19,9 a 20,3 DDD.
- In positivo si pongono, invece, il rispetto dell’Italia all’uso degli antibiotici “Access”, che in relazione alla classificazione Aware (Access, Watch, Reserve) dell’OMS, corrispondono a quelli da preferire per ridurre l’insorgenza di resistenze e per i quali si osserva una lieve crescita: +2,4 punti percentuale (pp) segnati dal 48,9% del 2019 al 51,3% del 2024. Un dato che tuttavia è ancora molto distante dal traguardo del 65%, oltre 13 pp in meno, previsti al 2030. L’UE, invece, fa scelte ”Access” in calo: -1 pp, dimostrate dal 61,2% del 2019 al 60,3% del 2024.
Le infezioni più resistenti
Alcuni ceppi batterici hanno strutturato scudi di resistenza superiori rispetto ad altri e su questi si incentrano le maggiori azioni di contrasto. Fra queste:
- le infezioni del sangue da Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA). L’Italia è migliore nella UE: registra infatti una riduzione dell’infezione di −21,5%, con dati dal 13,42 a 10,54 casi, soddisfacendo al target del 2030 con largo anticipo, rispetto all’UE e alla media europea, che registra −20,4% grazie al decremento da 5,6 a 4,5 casi per 100 mila abitanti. In entrambi gli scenari è stato comunque già dribblato già l’obiettivo di riduzione del 15%.
- Le infezioni da Escherichia E coli resistente alle cefalosporine di terza generazione. La situazione è di maggiore controllo, facendo osservare un calo di -3,4%, da 22,96 a 22,19 casi per 100.000 abitanti, rispetto all’UE con dati in peggioramento da 10,4 a 11 casi (+5,9%), a fronte del target da raggiungere di −10%.
Le infezioni da Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi vanno in controtendenza, mostrando una crescita di +10,2%, pari all’incremento da 8,43 a 9,29, confermando l’andamento UE, ben più drammatico. Qui si registra un +61% corrispondente a 3,51 casi vs 2,18 a fronte dell’obiettivo-target che prevede una riduzione del 5%.
I fattori che impattano sul fenomeno e le possibili strategie di contrasto
Invecchiamento della popolazione, maggiore prevalenza di patologie croniche età correlate, importazione e diffusione transfrontaliera di microrganismi resistenti, uso elevato, inadeguato e inappropriato di antibiotici, carenze nelle pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni, mancanza/scarsità di pipeline a livello globale di nuovi antibiotici in particolare di ingresso di farmaci contro microrganismi ritenuti prioritari per la salute pubblica, come i Gram-negativi resistenti ai carbapenemi. Sono i principali fattori identificati dalle autorità, come ECDC e OMS che giustificano la presa del fenomeno.
A ciò si aggiunge la prospettiva di scarsi antibiotici in via di sviluppo con meccanismi d’azione innovativi, che spingono al maggiore utilizzo di farmaci “Reserve”, i più drammatici per l’esposizione al rischio di resistenze, e l’impiego ancora non ottimale degli antibiotici “Access”.
Stante le attuali criticità presenti e le future al momento poco confortanti, l’ECDC sollecita la messa in atto, prioritaria, di azioni sinergiche e coordinate per garantire una produzione sostenibile, l’accesso equo e uso responsabile degli antibiotici già disponibili e di quelli di prossimo (auspicato) arrivo.


