I farmaci basati sugli analoghi recettoriali del GLP-1 (GLP-1 RA), noti per la loro efficacia nel trattamento del diabete di tipo 2 e, più recentemente, dell’obesità, sono saliti agli onori della cronaca non solo per i risultati sulla perdita di peso, ma anche per presunti effetti indesiderati sulla vista.

La rivelazione di problemi oculari lamentati da celebrità internazionali – come il cantante Robbie Williams – o da figure politiche di spicco, ha generato un allarme che merita di essere ricondotto nell’alveo della prudenza scientifica e del controllo medico.

La Società Italiana di Diabetologia – SID, attraverso la sua presidente, la Professoressa Raffaella Buzzetti, ha fornito un quadro chiaro, invitando alla calma ma ribadendo l’urgenza di non ricorrere mai all’autogestione terapeutica.

Nessuna prova di causalità: l’appello alla calma

La professoressa Buzzetti è categorica: «Non c’è alcun rapporto di causa-effetto scientificamente provato» tra l’uso dei farmaci GLP-1 RA e la comparsa di danni alla vista.

L’elemento davvero prioritario, sottolinea la Presidente SID, è che «ogni farmaco può avere degli effetti indesiderati, motivo per cui qualunque terapia va fatta sotto controllo medico che, al minimo segnale d’allarme, sa come gestire un eventuale effetto indesiderato, prima che faccia danno». Questo monito è particolarmente indirizzato a coloro che utilizzano questi potenti farmaci in autogestione, magari solo per ragioni estetiche o su consiglio non specialistico.

I rischi reali (e noti) per la vista nel diabete

È fondamentale distinguere tra la presunta correlazione causata dai nuovi farmaci e i rischi ben consolidati e noti derivanti dalla patologia stessa.

Il diabete è storicamente la principale causa di perdita della vista tra gli adulti e aumenta il rischio di complicanze gravi come la retinopatia (soprattutto proliferativa), l’edema maculare, la cataratta e la neuropatia ottica ischemica anteriore non arteritica – NAION.

Le persone maggiormente a rischio di queste complicanze sono quelle con diabete da molti anni, i fumatori e i soggetti con ipertensione non controllata. Buzzetti chiarisce che il miglior modo di proteggersi da queste patologie è, al contrario, ottenere un compenso ottimale del diabete – un risultato che i farmaci GLP-1 RA aiutano concretamente a raggiungere – ed eliminare i fattori di rischio noti.

I risultati di alcuni studi: correlazione vs causalità

Negli ultimi mesi, alcuni studi osservazionali hanno sollevato l’ipotesi di un’associazione tra l’uso di GLP-1 RA e complicanze oculari, ma gli esperti invitano alla massima cautela interpretativa.

Uno studio su JAMA Ophthalmology, condotto su circa 140 mila persone con diabete, ha rilevato una probabilità più che doppia di sviluppare una degenerazione maculare neovascolare in chi assumeva GLP-1 per oltre sei mesi. Una possibile spiegazione è che la rapida riduzione dei livelli di zucchero causata dal farmaco possa indurre uno stress per la retina, rendendola più vulnerabile all’ipossia.

Un altro studio basato su cartelle cliniche ha suggerito un rischio significativamente più alto (seppur per una forma rarissima di patologia) di sviluppare la NAION, che può compromettere seriamente la vista.

Tuttavia, la comunità scientifica ribadisce che si tratta solo di “associazione” e non di un “rapporto di causalità” scientificamente dimostrato.

Di contro, uno studio più ampio, pubblicato su Communications Medicine basato sull’analisi di oltre 2 milioni di cartelle cliniche di persone obese, ha evidenziato che le persone trattate con i nuovi farmaci GLP-1 RA presentavano un minor numero di problemi agli occhi, inclusi cataratta e occhio secco. In particolare, tra gli utilizzatori di tirzepatide, il rischio di cataratta appariva addirittura dimezzato rispetto a chi assumeva i vecchi farmaci.

Di fronte al panorama incerto, gli enti regolatori hanno agito con prudenza: nel giugno 2025, è stato segnalato che per le specialità contenenti semaglutide, la neuropatia ottica anteriore ischemica (NAION) deve essere considerata un effetto indesiderato rarissimo (1:10.000), con un lieve aumento del rischio riscontrato anche con la dulaglutide.

Il messaggio per i pazienti

Il take home message per i pazienti con diabete e per chiunque assuma questi farmaci è chiaro e rafforza le pratiche di prevenzione già esistenti: «Noi diabetologi abbiamo sempre raccomandato ai nostri pazienti di effettuare visite oculistiche periodiche per valutare lo stato dei vasi della retina e del nervo ottico, in primo luogo per gli effetti nocivi che l’iperglicemia determina, a prescindere dalla terapia che la persona con diabete sta seguendo. Questa raccomandazione è dunque più che mai valida e attuale, alla luce di questi segnali da attenzionare».

In sintesi, i pazienti devono stare tranquilli ma rimanere vigili, affidandosi al controllo combinato del diabetologo e dell’oculista per una corretta gestione del rischio.

 

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