Farmacia di comunità, non solo impresa, ma presidio sociale

A Roma è stato presentato il secondo Bilancio Sociale delle Farmacie, condotto dall’Utifar (Unione tecnica italiana farmacisti) in collaborazione con il Centro Studi Sintesi della Cgia di Mestre e con il contributo di Teva Italia.

Secondo Bilancio Sociale delle Farmacie di Utifar

Cornice significativa della tradizione millenaria di cui vanta radici la professione in farmacia, il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico ha ospitato, in presenza del ministro della salute Beatrice Lorenzin, la presentazione del secondo Bilancio Sociale delle Farmacie, condotto dall’Utifar (Unione tecnica italiana farmacisti) in collaborazione con il Centro Studi Sintesi della Cgia di Mestre e con il contributo di Teva Italia.

Un’analisi composta non solo di dati economico finanziari, ma anche e soprattutto di una vasta gamma di risultati e iniziative portate avanti grazie al lavoro svolto quotidianamente, e per così dire “dietro le quinte” dal farmacista, ovvero il professionista sanitario di fiducia disponibile su strada H24 per ogni cittadino, e che penetra con il valore dei suoi consigli e dei suoi servizi di facile accessibilità, nelle trame più capillari del tessuto sociale. “L’idea di redigere un bilancio sociale delle farmacie italiane – ha spiegato Eugenio Leopardi, presidente di Utifar – nasce dall’esigenza di determinare con precisione l’entità di un insieme di attività svolte dalla farmacia; il bilancio sociale è uno strumento attraverso il quale la categoria dei farmacisti può rendere consapevoli le istituzioni e il legislatore del lavoro svolto e dei benefici che esso comporta per la collettività, sia in termini economici sia di salute pubblica”. Ma non basta. Ciò che può amplificarsi attraverso questo strumento, è la comunicazione dell’alto valore sociale della farmacia nei confronti dell’opinione pubblica. Proprio in un momento di grandi cambiamenti per il futuro della farmacia, alla nostra domanda su quali obiettivi puntare lungo la strada dell’evoluzione del ruolo della farmacia, il presidente Leopardi risponde che: “Il cambiamento è una necessità, sta a noi il compito di farne un fattore di crescita”. E così: “Solo disponendo di dati certi e di numeri precisi, la farmacia potrà passare da un gradimento diffuso, ma spesso solo percepito, ad un riconoscimento pieno e consapevole di molte funzioni che essa svolge”. Funzioni per le quali il ministro della salute Beatrice Lorenzin fa notare: “Ci sforziamo tanto per trovare risorse per le Case della Salute, ma con le farmacie un presidio sanitario per il territorio già lo abbiamo”. Ovviamente deve cambiare il paradigma di valutazione nei confronti della farmacia e deve cambiare la mentalità, ci deve essere una collaborazione e dei meccanismi di lavoro sempre più stretti. “È questo il motivo per cui ho voluto che i farmaci di fascia C con ricetta- non finissero nei supermercati”. Ed è per questo che il ministro indica nei servizi, la strada da percorrere nel processo di attualizzazione del ruolo della farmacia, all’interno del SSN: “Le farmacie rappresentano occhi e voce del sistema sanitario” ha proseguito Beatrice Lorenzin –dove è possibile fare educazione e prevenzione alla salute”. Nel cambiamento di valutazione auspicato dal ministro Lorenzin, senza dimenticare la sinergia dei farmacisti con i medici di medicina generale nella visione di una medicina d’iniziativa e prevenzione, restano ben saldi il valore della competenza e della capillarità, ma: “Occorre raccontare il valore sociale della farmacia e il valore della rete umana di cui si compone”. Un’ottica dunque, che va oltre la visione d’impresa, perché non si possono considerare i risultati economici delle farmacie senza tenere conto che essi comprendono anche fattori dal forte impatto sociale, come ad esempio la remunerazione del personale, nei confronti della pubblica amministrazione, e delle aziende partner. Sebbene l’impatto della crisi si sia fatto sentire con fatturati in diminuzione, Annarosa Racca, presidente di Federfarma ha ricordato che: “Le farmacie, primi presidi socio sanitari sul territorio, hanno sempre garantito assistenza, forza lavoro e hanno messo a disposizione sempre servizi altamente qualificati”. Nei dati di questo bilancio sociale dunque la farmacia, dimostra come anche in tempi di crisi, sia in grado di creare valore aggiunto per la società, investendo nella coesione sociale, nello sviluppo del sistema Italia, nella prevenzione delle malattie e nell’innovazione.

 

Sintesi dei dati:

I ricavi

Nel 2014, periodo di riferimento dello studio, il sistema delle farmacie italiane ha fatto registrare ricavi stimati in 18,7 miliardi di euro. Maggiori sono le dimensioni della farmacia, minori sono sia il peso del margine operativo lordo sui ricavi, sia il peso del reddito di impresa. Se per quest’ultimo parametro si calcola un’incidenza del 14,6% dei ricavi totali nel caso delle farmacie più piccole, si scende all’8,2% per le strutture con più di 4 addetti.

I punti vendita che nel 2014 hanno realizzato non più di 1 milione di euro possono contare mediamente su un reddito d’impresa che assorbe l’11,3% dei ricavi totali; mentre si scende ad una media del 7,8% nelle farmacie con fatturato oltre i 2 milioni di euro.

Il peso della crisi

Il sistema farmacie tiene dal punto di vista occupazionale con un numero di addetti ancora in crescita. Meno positivo, invece, l’andamento dei bilanci. Il complesso delle farmacie non ha ancora recuperato i livelli dei ricavi di vendita del 2008, anche se una lieve ripresa si può rilevare rispetto al 2012. Le piccole farmacie hanno subito il più forte taglio dei ricavi nei sei anni della crisi (-15,4%).

Le differenze territoriali

Le farmacie dell’area meridionale e insulare risultano le più piccole sia per numero di addetti e dipendenti, sia per superficie occupata. Le farmacie più redditizie, quelle localizzate nel nord-est del Paese con un reddito d’impresa che nel 2014 risulta pari al 10,2% dei ricavi.

Il numero dei dipendenti in farmacia è cresciuto in ogni area (+ 10.9% nord-ovest; + 8,6% nord-est; + 7,9% centro), mentre nell’area sud-isole si è registrato un lieve calo (-0,2%).

La prevenzione in farmacia

Almeno 2/3 degli utenti giornalieri si reca in farmacia per consulenze sulla salute. Si tratta di almeno 800 mila cittadini al giorno per una consulenza sanitaria gratuita che impiega 2 ore di lavoro al giorno per addetto, con un costo medio di 10 mila euro all’anno per addetto per farmacia.

Oltre 7 farmacie su 10 hanno organizzato giornate dedicate alla prevenzione: 7,8 giornate in media nel 2013 contro le 10,3 attuali.

La farmacia e il territorio

Il sistema delle farmacie ha fatto donazioni economiche per 12 milioni di euro e di farmaci per altri 2 milioni di euro nel 2015. Ha sponsorizzato eventi per 6 milioni di euro mentre l’8% delle farmacie ha effettuato acquisti di prodotti da soggetti di interesse sociale. Le spese sostenute dalle farmacie per adeguare gli strumenti informatici alle nuove esigenze possono essere stimate in circa 50 milioni di euro all’anno solo di struttura. La spesa media annua in software per la trasmissione dei dati delle ricette è intorno a 3.200 euro per farmacia. Gli addetti costano al sistema circa 300 milioni di euro all’anno: in media 3 ore uomo giornaliere impiegate per la burocrazia informatica. Gli investimenti nelle strutture informatiche hanno reso possibili passi in avanti nei servizi offerti ai cittadini come la ricetta elettronica.