Fondazione Gimbe: la situazione frammentata dei ticket sanitari

La compartecipazione totale alla spesa sanitaria da parte dei cittadini – attraverso il pagamento dei ticket sanitari per i farmaci e di quelli per le prestazioni specialistiche e di pronto soccorso – è ammontata nel 2017 a 2,9 miliardi di euro, secondo i dati da poco pubblicati dall’Osservatorio Gimbe (clicca qui). Anche quest’ambito, come tutta la sanità italiana, non sfugge alla regola della frammentazione a livello regionale, con applicazione di criteri diversi per la compartecipazione alla spesa da parte delle regioni. Variabili sono anche gli importi dovuti per le varie voci, nonché le regole per accedere alle esenzioni.

Secondo il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, da moderatore dei consumi la compartecipazione alla spesa dei cittadini si è progressivamente trasformata in un consistente capitolo di entrate per le Regioni, a fronte del parallelo definanziamento pubblico del Servizio sanitario nazionale.

I numeri di un fenomeno frammentato a livello regionale

Nel 2017 il valore pro-capite complessivo dei ticket pagati dai cittadini italiani è ammontato a € 47,6, di cui € 25,5 relativi ai farmaci (per un totale di € 1.549 milioni) e € 22,1 relativi alle prestazioni di specialistica ambulatoriale, incluse quelle di pronto soccorso (€ 1.336,6 milioni totali). Negli ultimi quattro anni, inoltre, la compartecipazione alla spesa si è progressivamente sempre più spostata sul fronte dei farmaci (+7,9%), accompagnata da un parallelo calo di quella per le prestazioni (-7,7%).


L’analisi condotta dalla Fondazione Gimbe ha mostrato notevoli differenze regionali, ad esempio con la Val d’Aosta leader per quanto riguarda la quota pro-capite totale per i ticket (€ 97,7), a fronte dei € 30,4 della Sardegna. La spesa in ticket farmaceutici più elevata spetta alla Campania (€ 34,3), quella più bassa al Friuli Venezia Giulia (€ 15,6); per quanto riguarda le prestazioni specialistiche, la forbice per i cittadini varia tra i due estremi della Valle d’Aosta (€ 66,2) e della Sicilia (€ 8,6).

Aumenta la quota differenziale per ricetta

Un dato estremamente interessante – ha precisato Cartabellotta nel commentare i dati del rapporto – emerge dallo ‘spacchettamento’ dei ticket sui farmaci, che include la quota fissa per ricetta e la quota differenziale sul prezzo di riferimento pagata dai cittadini che preferiscono il farmaco di marca rispetto all’equivalente”. La quota fissa si è ridotta dell’11% nel periodo 2013-2017 (da € 558 mln a € 498 mln), mentre la quota differenziale da pagare in più per il farmaco di marca è aumentata del 20% (da € 878 mln a € 1.050 mln).
La quota fissa per ricetta non è neanche prevista da alcune regioni (Marche, Sardegna e Friuli Venezia Giulia) e varia nelle altre da un massimo di € 18,3 pro-capite (Valle d’Aosta) a € 0,5 (Piemonte). La quota differenziale oscilla invece dai € 22,9 pro-capite del Lazio ai € 10,5 della Provincia di Bolzano. Le Regioni del centro-sud Italia si collocano, da questo punto di vista, sopra la media nazionale.


I dati confermano la ancora scarsa diffusione in Italia dei farmaci equivalenti, con il paese che secondo i dati Ocse è penultimo nella classifica EU-27 sia per quanto riguarda il valore che i volumi di generici consumati dai cittadini.

La situazione della specialistica ambulatoriale

Nino Cartabellotta ha ricordato anche come, nella la scorsa legislatura, non sia stata effettuata la revisione dei criteri di compartecipazione alla spesa prevista dall’art. 8 del Patto per la Salute necessaria per evitare uno spostamento dell’utenza verso strutture private a causa di ticket troppo elevati per la specialistica. La Legge di Bilancio 2018 ha stanziato € 60 milioni per iniziare ad avviare la parziale riduzione del superticket per la specialistica ambulatoriale. Lo schema del decreto per il riparto di tali fondi è, tuttavia, ancora in attesa dell’approvazione della Conferenza Stato-Regioni; alcune regioni (Emilia Romagna, Lombardia e Abruzzo) si sono nel frattempo già attivate in modo autonomo per ridurre il superticket.
Secondo il presidente della Fondazione Gimbe, l’analisi dei dati dimostrerebbe che le eterogeneità regionali e quelle relative alla tipologia di ticket (farmaci vs prestazioni) richiedono azioni differenti. “Innanzitutto, è indispensabile uniformare a livello nazionale i criteri per la compartecipazione alla spesa e le regole per definire le esenzioni; in secondo luogo, anche al fine di ridurre le ‘fughe’ verso il privato per le prestazioni specialistiche, occorre pervenire ad un definitivo superamento del superticket; infine, sono indispensabili azioni concrete per aumentare l’utilizzo dei farmaci equivalenti, visto che la preferenza per i farmaci brand oggi ‘pesa’ per oltre un terzo della cifra totale sborsata dai cittadini per i ticket e per più di due terzi della compartecipazione per i farmaci”, sono i suggerimenti di Cartabellotta per il nuovo governo.