Con il recente parere del Consiglio di Stato che ne ha sancito la legittimità, il deblistering – il riconfezionamento personalizzato dei farmaci – si afferma come servizio cruciale per l’aderenza terapeutica dei pazienti cronici.

L’Umbria è stata la prima Regione a strutturare una sperimentazione sul campo, coinvolgendo 125 farmacie e centinaia di pazienti, delineando un modello di successo per l’integrazione ospedale-territorio.

Un punto di svolta per la farmacia dei servizi

Il parere 00992/2025 del Consiglio di Stato, emesso lo scorso 2 settembre, ha segnato un punto di svolta definitivo per la farmacia dei servizi in Italia. I giudici di Palazzo Spada hanno messo nero su bianco che il deblistering – l’attività di allestimento personalizzato delle terapie in dosi giornaliere – non richiede autorizzazioni preventive e rientra pienamente nelle prerogative professionali del farmacista, a patto di rispettare le norme di sicurezza della Farmacopea Ufficiale.

La sperimentazione dell’Umbria

In assenza di una normativa nazionale specifica, il settore può guardare alle esperienze regionali.

Mentre Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno già fornito linee guida, l’Umbria si è distinta come pioniera, avviando una sperimentazione strutturata e gratuita che ha coinvolto in soli cinque mesi oltre 300 pazienti e 125 farmacie.

Il target: pazienti cronici over55

La sperimentazione umbra si è concentrata su pazienti dai 55 anni in su affetti da patologie croniche come ipertensione, BPCO o diabete, che assumono almeno tre farmaci al giorno. L’obiettivo era chiaro: testare l’efficacia del servizio nell’aumentare l’aderenza alle terapie.

Stefano Monicchi, presidente di Federfarma Umbria, ha sintetizzato il valore del deblistering non solo per il paziente, ma per l’intera categoria professionale.

«È un servizio professionale specifico della categoria, precipuo del farmacista. Ci permette di riutilizzare il laboratorio che viene spesso usato poco ed è un’attività fortemente qualificante per noi ed estremamente utile per pazienti e per tutto il sistema sanitario».

Monicchi ha confermato come il parere del Consiglio di Stato abbia fornito la “consacrazione finale” a un percorso in cui l’Umbria ha sempre creduto: «È sicuramente uno dei sistemi che dà un aiuto concreto agli anziani o ai caregiver per controllare che le compresse vengano prese tutte e all’orario giusto».

Il successo nei piccoli centri e la criticità culturale

La sperimentazione umbra sta procedendo positivamente, con risultati particolarmente incoraggianti nelle realtà locali e nei piccoli centri.

«Nei piccoli centri è andato particolarmente bene perché, in una regione come l’Umbria, con tanti paesi disseminati sul territorio, c’è un rapporto più stretto tra farmacista e cittadino, si conoscono le esigenze dei pazienti e si sa chi ne ha più bisogno».

Tuttavia, il presidente Monicchi ha evidenziato che il servizio deve ancora superare una criticità culturale tra gli stessi utenti.

La resistenza è spesso legata al pregiudizio: «La risposta qualche volta è del tipo “pensa che io non sia capace di prendere le pillole da solo…” poi in realtà in tanti sbagliano la sequenza o non prendono i farmaci in modo aderente a quanto prescritto dal medico».

Il passaparola sta tuttavia superando l’incertezza iniziale, ma un tassello fondamentale da rafforzare è il coinvolgimento dei medici di famiglia al fine di evitare ricoveri, sprechi e complicanze.

Sicurezza, Tecnologia e Prospettive

Alla luce dell’esperienza acquisita, Monicchi ha individuato due aspetti critici da migliorare.

  • Il primo è la necessità di maggiore informazione per migliorare la conoscenza da parte dei cittadini, essendo il deblistering ancora una novità per molti.
  • Il secondo riguarda l’infrastruttura tecnologica, dal momento che sono necessarie soluzioni adattabili ai diversi contesti.

«Molti dei sistemi attuali, ad esempio, sono poco utilizzabili in strutture come le RSA dove c’è meno presenza di caregiver, ma c’è il personale specializzato».

Il ricorso al protocollo SIFO-SIFAP

Sul fronte della sicurezza e della conformità, l’Umbria ha agito con la massima cautela, affidandosi al protocollo SIFO-SIFAP dei farmacisti ospedalieri e conducendo formazione specifica per i farmacisti coinvolti. Monicchi ha ricordato che l’attività si lega storicamente alle competenze professionali.

«Va sottolineato come nelle prerogative dei farmacisti ci sia già l’attività di preparazione galenica, un aspetto richiamato anche dal Consiglio di Stato».

Infine, un elemento essenziale per Federfarma Umbria è che il servizio viene svolto direttamente dalla singola farmacia, garantendo la centralità del professionista all’interno della rete di assistenza territoriale.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here