Patto di Roma, vaccini in ogni angolo del mondo e produzione in tutti i territori sono stati gli esiti principali del G20 sulla Salute. Eliminare le disuguaglianze, sfruttare le potenzialità del digitale per rinsaldare collaborazioni internazionali, rilanciare una stagione di investimenti nel settore salute gli obiettivi prioritari
Il G20 Salute, che ha visto riuniti per due giorni, a Roma, nella cornice dei Musei Capitolini, i Ministri della Salute dei Paesi facenti parte del foro internazionale, si è concluso con il Patto di Roma, una dichiarazione in 33 punti approvata all’unanimità. I punti nodali sono quattro: sostegno alla campagna vaccinale in tutti gli angoli del globo; condivisione dell’approccio One Health; grande attenzione alla salute globale; avvio di una stagione di investimenti e rilancio dei sistemi sanitari volti a garantire un approccio universalistico.
Vaccino e disuguaglianze
«Per il contrasto al Covid – ha sostenuto il Ministro della Salute italiano Roberto Speranza – disponiamo di uno strumento fondamentale, i vaccini. Abbiamo condiviso che il livello di diseguaglianza è troppo alto e non sostenibile, sbagliato sul piano valoriale e sanitario perché se lasciamo una parte del mondo senza vaccini avremo nuove varianti. Quindi nessuno deve restare indietro e il messaggio del Patto di Roma è che i Paesi del G20 devono farsi carico di aiutare quelli più fragili nella campagna di vaccinazione, e che tutto questo va fatto subito».
In quest’ottica i Paesi economicamente più forti devono impegnarsi non soltanto a inviare dosi vaccinali a quei paesi considerati più fragili, ma fare in modo che altre aree del mondo possano avviare la produzione di sieri vaccinali. In linea con quanto stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’obiettivo entro fine anno è infatti quello di vaccinare il 40% della popolazione globale.
I tre filoni cardine del G20
Il G20 si è svolto seguendo tre filoni: la prima sessione è stata dedicata all’impatto del Covid-19 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, minacciata dalla pandemia. Alcuni obiettivi rischiano infatti, in conseguenza del Covid, uno slittamento finanche di decenni, specialmente in alcune aree del globo.
La seconda sessione è stata focalizzata sugli interventi da avviare per prevenire e affrontare meglio eventuali emergenze future, a partire da una maggiore e più efficace collaborazione a livello internazionale. «Nella consapevolezza che le ultime crisi sanitarie hanno avuto nella relazione uomo-animale-ambiente i principali fattori determinanti, una delle risposte risiede nel rafforzamento di un approccio One Health, che contempla un approccio olistico verso la salute umana, quella animale e quella ambientale, determinanti della nostra salute e del nostro benessere, per i quali sono essenziali tra gli altri lo sviluppo sostenibile, i sistemi alimentari, la lotta al cambiamento climatico» ha aggiunto Speranza. La crisi ha inoltre evidenziato la miopia dei tagli perpetrati alla sanità negli ultimi anni e l’importanza di sistemi sanitari solidi ed efficienti, anche grazie ad adeguati finanziamenti. Tra i punti salienti: le nuove opportunità offerte dal digitale anche in termini di condivisione delle informazioni e la formazione dei professionisti, in prima linea durante l’emergenza.
La terza sessione è stata focalizzata sui control tools, ovvero quegli strumenti cruciali per contrastare la pandemia. Al centro della riflessione, le migliori strategie possibili per assicurare uno sviluppo e un equo accesso ai vaccini, ai medicinali e alla diagnostica.
«Se il Covid-19 ha fatto emergere le carenze dei sistemi sanitari, esso ci ha al tempo stesso insegnato come ricerca scientifica, collaborazione internazionale e partnership pubblico-privato riescano a produrre risultati eccezionali, fra i quali la creazione di vaccini sicuri ed efficaci nel giro di pochi mesi. Occorrerà proseguire su questa strada, fornendo l’indispensabile sostegno a ricerca e sviluppo di prodotti innovativi, in grado di far fronte alle varianti, incoraggiandone la produzione a livello globale, regionale e locale, nonché rafforzando la resilienza delle filiere produttive e l’efficacia del trasferimento tecnologico» ha concluso il Ministro.