Manifesto italiano per la cura delle tossicodipendenze

La disponibilità di strumenti farmacologici, in grado di favorire il percorso di recupero e la reintegrazione delle persone con dipendenza da eroina, e la volontà degli attori coinvolti nelle cure hanno condotto alla nascita del “Manifesto Italiano per la Cura delle Tossicodipendenze: il Modello di Cura Misto”, presentato a Milano il 22 maggio scorso. Si tratta di un progetto basato sull’integrazione fra interventi dei Centri Specialistici (SerT) e contributo dei medici di base e dei farmacisti. Uno dei maggiori sostenitori del documento è Icro Maremmani, docente di Farmatossicodipendenza all’Università di Pisa e uno dei massimi esperti di dipendenza a livello internazionale, che ha costruito e collaudato il nuovo modello nel Centro diurno di Pietrasanta, già studiato come esperimento d’eccellenza nell’Addiction Medicine Expert Forum 2013 (Amef).
“Un Manifesto sulle Tossicodipendenze, e per le Tossicodipendenze”, ha detto il professor Icro Maremmani presentando il documento durante la conferenza stampa tenutasi a Milano, “è il modo migliore, scientificamente equilibrato, per poter veicolare non tanto un pensiero personale, ma il nostro comune pensiero, la voce congiunta e articolata, precisa e unanime, tipica di un Manifesto, ovvero un documento programmatico di un gruppo, come quello nato a Pietrasanta durante l’Addiction Medicine Expert Forum del marzo 2013, che ha profondo desiderio di cambiare lo status quo dell’assistenza sanitaria a soggetti tossicodipendenti da oppiacei”. Il Manifesto è infatti scritto a più mani e incarna la comunione d’intenti fra gli specialisti, come il professor Maremmani, i medici di famiglia, rappresentati da Alessandro Rossi, responsabile nazionale area Dipendenza della Società Italiana di Medicina Generale, i farmacologi, rappresentati da Gaetano Di Chiara dell’Università di Cagliari, i farmacoeconomisti, nella persona di Lorenzo Mantovani, e ancora degli psichiatri e degli operatori dei SerT, rappresentati da Lorenzo Somaini.
Il Manifesto prende le mosse anzitutto dal nuovo identikit dei tossicodipendenti, disegnato da uno studio di GFK Eurisko condotto da Isabella Cecchini e Stefania Fregosi: “Isolamento, emarginazione o degrado sociale e culturale”, ha detto quest’ultima nel corso della conferenza stampa, “non sembrano più essere le caratteristiche distintive del paziente tossicodipendente. Oggi il paziente si cura con terapie agoniste, lavora, vive una vita sociale e relazionale normale. L’indagine condotta da Gfk Eurisko nella primavera del 2011 mette infatti in luce il profilo di un paziente che, nonostante l’esperienza della tossicodipendenza, mostra un buon inserimento nel contesto professionale”.
“Il problema della tossicodipendenza è da sempre caratterizzato da rapidi mutamenti di scenario e, negli ultimi anni, dalla comparsa di nuove droghe e nuove tipologie di consumatori”, ha confermato Ovidio Brignoli, vicepresidente della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG).
“Il trattamento delle tossicodipendenze è uno degli aspetti più problematici in tutto l’Occidente industrializzato, soprattutto quando, come oggi, ci si scontra con la riduzione delle risorse disponibili per gli interventi sociosanitari. In questo senso, sperimentare nuove forme di coinvolgimento della farmacia di comunità è un fatto molto positivo”, ha affermato il senatore Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini Farmacisti Italiani (Fofi), “la bassa soglia di accesso della farmacia, infatti, non può che favorire la continuità del trattamento sostitutivo e, quindi, aumentare le sue probabilità di successo. È un tipo di intervento in sintonia con la professionalità del farmacista e con lo spirito della farmacia come snodo del servizio sanitario”.
Il percorso di cura misto, delineato nel Manifesto, sarà inoltre in grado di generare risparmi e rendere gli investimenti destinati al recupero dei tossicodipendenti più efficaci. “In Italia i costi legati al consumo di droghe, sono pari al 2% del PIL nazionale, calcolati in 31 miliardi di Euro nel 2011”, ha detto Lorenzo Mantovani dell’Università di Napoli Federico II, “i costi sanitari specifici per la cura delle tossicodipendenze rappresentano poco più del 5% dei costi totali. Le strutture di assistenza sono 1.630, di cui 563 rappresentate dai SerT, e 1.067 da Comunità Terapeutiche di vario tipo. I soggetti con dipendenza da sostanze che hanno necessità di trattamento sono oltre mezzo milione. I soggetti effettivamente trattati sono circa un terzo, vale a dire circa 170mila. Un euro investito nella cura delle tossicodipendenze genera un beneficio di 6 euro. Quanto alle eroino-dipendenze, i trattamenti appropriati, attuati anche mediante modelli di cure miste/condivise (shared care model, hub-spoke), hanno ripetutamente dimostrato di essere alternative costo-efficaci per la gestione dei pazienti. Essi sono raccomandati da diverse  Agenzie di Health Technology Assessment in Scozia, Galles, Inghilterra, Canada e Australia. Questi shared care model possono contribuire a ridurre il gap tra soggetti che necessitano di cure e quelli che effettivamente le ricevono, in modo altamente costo efficace o, addirittura, riducendo i costi complessivi delle eroino-dipendenze”.