Paolo Betti, Federfarma Trento: il nostro è un ruolo sanitario e sociale

Dott. Paolo Betti Federfarma TrentoAbbiamo intervistato Paolo Betti, presidente Federfarma della provincia autonoma di Trento sull’importanza del ruolo sociosanitario delle farmacie sul territorio.

Qual è la situazione delle farmacie trentine? Costa sta facendo Federfarma?

La Provincia Autonoma di Trento, che conta circa 530.000 abitanti, grazie all’ampia autonomia di cui è dotata, ha potuto garantire ai propri cittadini molti benefici e un alto grado di soddisfazione riguardo ai servizi di pubblica utilità. In particolare, il Servizio Sanitario ha sempre saputo rispondere in maniera efficace alle esigenze della popolazione. L’onda lunga della crisi che ha colpito l’occidente, però non ha risparmiato nemmeno questo territorio quasi interamente montuoso, con una percentuale di over sessantacinquenni che supera il 20%, ovvero 110.000 persone. In questo contesto le farmacie trentine sono sempre state in sintonia con l’operato dell’Assessorato alla Sanità e dell’Azienda Sanitaria per la salvaguardia della salute pubblica. Secondo i dati Aifa e Federfarma, nei primi nove mesi dell’anno in corso la spesa sanitaria netta è diminuita dello 0,8%, un po’ più della media nazionale che è dello 0,6%. L’onere a carico dei cittadini per la compartecipazione alla spesa sanitaria segna un +35,5%, a causa dell’introduzione, dal 1 maggio 2015, del ticket di un euro per ogni ricetta, fatte salve le categorie esentate. Il numero delle ricette è praticamente stabile e la distribuzione diretta, comprensiva della distribuzione per conto effettuata tramite le farmacie, è aumentata del 36%. In totale, considerando il dato aggregato (territoriale e ospedaliero), la spesa corrente per il farmaco è del 9,7% sul totale della spesa sanitaria, quindi sotto il tetto di spesa stabilito all’11,35% del fondo sanitario nazionale. Il Trentino ha quindi la spesa più bassa d’Italia. Anche in Trentino ci si sta confrontando riguardo l’imminente ingresso del capitale nel mondo della farmacia. Attualmente le farmacie sono 149, di cui 25 comunali, a cui vanno aggiunti alcuni dispensari: una realtà piccola, ma coesa, dove la conoscenza è personale e dove è facile dialogare. La quasi totalità del servizio di distribuzione intermedia è svolta da Unifarm, società di proprietà degli stessi farmacisti che cura anche gli aspetti logistici, contabili, finanziari e gestionali delle farmacie. Penso che Federfarma, nazionale e locale, debba stimolare l’aggregazione tra le farmacie rispettandone l’indipendenza. Aggregazione e indipendenza sembrano due concetti opposti, ma credo si possa trovare una modalità per fare rete senza trasformarsi in una catena. Questo nuovo assetto potrebbe essere il mezzo più opportuno per garantire la sostenibilità economica delle farmacie, in particolare di quelle rurali e più periferiche. La farmacia non è solo un luogo dove vengono dispensati i farmaci, ma svolge anche un importante ruolo sociosanitario, in particolare nelle valli dove l’accesso agli altri servizi sanitari è più difficoltoso. Per questo motivo necessita di un supporto che le garantisca la sostenibilità economica e contribuisca in tal modo a evitare la desertificazione delle periferie. È la farmacia che intercetta sul territorio i bisogni di salute e, in molti casi, anche quelli sociali: per esempio, in collaborazione con l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, si sta elaborando un progetto che prevede il coinvolgimento delle farmacie in una rete atta a intercettare i disagi sociali, partendo dalla violenza sulle donne. Con le istituzioni si collabora pienamente. Con l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, l’Ordine dei medici e quello dei farmacisti è stato attivato un progetto di farmacovigilanza denominato «farmaci più sicuri»; si tratta di un monitoraggio intensivo degli effetti avversi legati all’assunzione dei farmaci più innovativi, come i nuovi ipoglicemizzanti e anticoagulanti che devono essere ancora verificati sui grandi numeri. Sistematicamente si collabora alle iniziative di educazione sanitaria, di sensibilizzazione della popolazione e di screening promosse dall’Azienda Sanitaria, da Federfarma Nazionale e da istituzioni e associazioni private interessate ai temi della salute. Recentemente l’Azienda Provinciale ha approvato un documento d’indirizzo denominato «farmacia dei servizi» che norma le prestazioni che la farmacia può effettuare, e cioè analisi di prima istanza, prestazioni di secondo livello, varie prestazioni professionali come l’erogazione di un servizio infermieristico e di fisioterapia. Il documento è stato redatto tenendo conto delle osservazioni formulate sia da Federfarma che dagli Ordini dei farmacisti e dei medici.
Progetti per il futuro?
Per le farmacie auspico un ruolo sanitario e sociale che, evitando una deriva commerciale, attui e sviluppi l’obiettivo della cosiddetta «farmacia dei servizi» mettendo al centro del proprio agire il paziente. Questa prospettiva si adatta molto bene alla realtà trentina che conserva molte aree rurali dove il farmacista spesso è chiamato a ricoprire ambedue i ruoli. Inoltre, come già ho detto, ritengo che la farmacia debba ricercare nuove sinergie con gli altri soggetti della filiera, in primo luogo con il distributore di riferimento, Unifarm, per individuare e attuare progetti sempre più adeguati alle crescenti esigenze di salute e benessere della popolazione.

Marco Colombini